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Holy Motors: il significato della limousine nel film di Leos Carax

Si tratta di uno dei film più importanti ed amati degli ultimi decenni, ma sono ancora molti gli spettatori che si interrogano riguardo l’opera scritta e diretta da Leos Carax. Qual è dunque il significato della limousine all’interno di Holy Motors?
Il significato di Holy Motors, film diretto da Leos Carax e presentato in anteprima a Cannes65

Presentato in anteprima alla 65esima edizione del Festival di Cannes, Holy Motors è il quinto lungometraggio del regista francese Leos Carax, da lui scritto e diretto nel 2012 e con protagonista assoluto Denis Lavant. Un’opera tanto apprezzata da pubblico e critica quanto complessa. Dunque, qual è il significato di Holy Motors?

Di cosa parla Holy Motors, presentato a Cannes65

Holy Motors segue le vicende di Monsieur Oscar, un uomo eclettico che di mestiere cambia costantemente personalità: da uomo d’affari a mendicante, da musicista a serial killer, egli non fa che passare da un’identità all’altra. Il suo personaggio è volutamente celato nell’ombra ed allo spettatore non è dato sapere praticamente nulla della sua vita personale. Come discusso anche nella spiegazione del finale di Holy Motors, l’opera di Carax lascia tanti interrogativi sia sulla natura dei personaggi che sul senso della pellicola stessa. Ma qual è allora il significato del film e che ruolo ricopre la limousine all’interno dello stesso?

Il significato della limousine all’interno del film di Leos Carax

Come detto, alcuni interrogativi sono destinati a restare tali, aperti ad ogni lettura possibile ma che di certo, per stesso volere del regista, all’interno della pellicola non vengono in alcun modo svelati. Non sappiamo praticamente nulla della vita di Monsieur Oscar (Denis Lavant), delle figure di Kay M. (Eva Mendes) e Céline (Édith Scob) e della città stessa. Inoltre, ogni spettatore sarà rimasto colpito dalla scena finale del film, in cui le limousine vengono riportate in un deposito – dal nome Holy motors – e parlano tra di loro, come se avessero una vera e propria coscienza. Nel tentativo di interpretare l’opera è dunque inevitabile collegare tutti i pezzi tra di loro, visto che vi è un piano più grande che sta al di sopra di tutto.

Considerando la scena d’apertura del film – in cui recita lo stesso Leos Carax – ed il lavoro di Monsieur Oscar, è chiaro come il regista abbia tentato di realizzare una riflessione sullo stato attuale dell’arte, sul ruolo del regista e della sala cinematografica al giorno d’oggi e sulla natura stessa dell’uomo. Carax si sente un impostore e Denis Lavant non è altro che la sua maschera, come anche lo specchio attraverso cui egli osserva la condizione umana che, suo malgrado, sembra stia andando alla deriva.

In questo senso, la limousine assume un ruolo di fondamentale importanza. Essa rappresenta il tempo, l’unico elemento che resta sempre uguale a se stesso mentre tutto intorno a sé cambia e si trasforma, come lo stesso Monsieur Oscar che passa costantemente da una personalità all’altra. La limousine lo prende per mano e lo accompagna ad adempiere i suoi compiti, senza però mai interferire. Il tempo resta sempre lo stesso, l’uomo invece passa attraverso diverse fasi della sua vita, cambia e si trasforma fino ad arrivare all’inevitabile fine. Carax ci dona un nuovo punto di vista sulla crescita degli uomini e su come, nel passaggio da una fase all’altra, essi possano finire addirittura per perdersi, finendo quasi in un limbo che, a suo modo, viene rappresentato dalle luci e dalle strade di Parigi. Un viaggio onirico, un’opera surreale che non vuole dare risposte ma porre interrogativi col fine ultimo di chiamare in causa e far riflettere lo spettatore sulla propria natura e sul suo ruolo all’interno di una società che, non va dimenticato, sembra stia perdendo interesse per l’arte, il cinema e la creatività che invece, nella vita di Leos Carax – come di tanti altri – giocano un ruolo cruciale.