Cerca
Close this search box.

I migliori film slasher: il cinema horror affilato e tagliente

Leatherface, Michael Myers, Ghostface sono solo alcuni dei grandi protagonisti di un sottogenere cinematografico particolarmente “affilato”.
Migliori film horror slasher

Uno dei sottogeneri più importanti del cinema horror, lo slasher ha visto nascere non solo saghe cinematografiche di grande successo, ma anche e soprattutto ottimi film che hanno saputo rappresentare la poetica dei rispettivi autori.

I migliori film slasher di sempre

<<Vuoi sapere perché uso il coltello? Le pistole sono troppo rapide. Non puoi assaporare tutte le… piccole… emozioni. Vedi, nei loro ultimi attimi, le persone mostrano chi sono veramente.>>

Basterebbe questa memorabile dichiarazione, del Joker protagonista de Il cavaliere oscuro, per rappresentare di fatto il cuore del cinema slasher. Un tipo di narrazione ben definita che, soprattutto dagli anni ’70, ha acquisito e fortificato le proprie regole cinematografiche. Da non confondere infatti con altri sottogeneri dell’horror, come ad esempio lo splatter o il cinema che segue le tracce del serial killer (in un certo senso comunque categorie fraterne), oppure altre contaminazioni di genere come ad esempio nel caratteristico giallo all’italiana di Bava e Argento che, comunque, conferiscono e prendono di riflesso molto da questo tipo di narrazione.

Mettendo da parte una necessaria e profonda analisi accademica sul tema, le regole del genere slasher sarebbero infatti iconiche, riconducibili sostanzialmente ad un assassino (il più preferibilmente mascherato) che si pone al centro della storia anche come protagonista in soggettiva soprattutto psicologica, che va per la sua strada – spesso mosso da ideali di vendetta – mietendo vittime, specialmente se un gruppo di giovani/adolescenti, armato di strumenti di morte affilatissimi.

Migliori film horror slasher Black Christmas

Black Christmas, di Bob Clark – 1974

Quello che viene considerato tra i precursori dello slasher, Black Christmas – Un Natale rosso sangue è ispirato a reali fatti di cronaca nera avvenuti in Canada, con uno sconosciuto che, durante le vacanze natalizie, porta il terrore in un convitto di donne prima con angosciose telefonate anonime e poi arrivando ad uccidere. L’uso della soggettiva, la tipologia degli omicidi, la costante tensione palpabile ed il sottotesto socio-politico del capolavoro di Bob Clarke spianano di fatto la strada a questo sottogenere horror.

Non aprite quella porta, di Tobe Hooper – 1974

Quasi in contemporanea al film di Clarke, viene distribuito negli U.S.A. un film che, tra le altre cose, stravolgerà il genere tanto per quanto riguarda l’aspetto produttivo, quanto artistico ed estetico. Si tratta del celebre The Texas Chain Saw Massacre, secondo film prodotto, scritto, musicato e diretto da Tobe Hooper, per una visione violenta che lacera la concezione dell’american dream (quando stava per concludersi la guerra del Vietnam), ingabbia la condizione della donna e mette sul bancone lo sfruttamento delle “bestie da macello”, indipendentemente che siano animali o esseri umani. Una profondità tematica che non si lega solo ad un maestro livello di regia di Hooper, ma si accompagna alla presentazione di una delle prime vere “maschere” del cinema horror, ovvero quel Leatherface ispirato alla figura del serial killer ed Gein.

La città che aveva paura, di Charles B. Pierce – 1976

Trovando sempre ispirazione per macabri fatti realmente accaduti, il 5° film diretto da Charles B. Pierce ha il suo spunto su una storia che spaventò molto il regista quando fu bambino, ovvero quella del Fantasma di Texarkana. Questo fu un celebre serial killer che nel 1946, durante notti di luna piena, portò in atto specialmente contro giovani coppie efferati omicidi e crimini di violenza sessuale per la città texana, non venendo mai identificato.

Il regista, con La città che aveva paura, cerca di ricostruire alquanto fedelmente quei fatali momenti in modo decisamente efficace dal punto di vista della violenza e della tensione, con la minimalista maschera del killer che si rivela molto inquietante. Dal 2003 a Texarkana è diventata tradizione proiettare il film con l’avvicinarsi della festa di Halloween, in occasione di eventi sponsorizzati e resi gratuiti dal Dipartimento dei parchi e delle attività ricreative.

Halloween – La notte delle streghe, di John Carpenter – 1978

Alla fine degli anni ’70, John Carpenter fa suoi elementi presi qua e là dai suoi predecessori e realizza quello che viene tranquillamente definito l’emblema dello slasher-movie, ovvero il leggendario Halloween con Jamie Lee Curtis. Con questo film prende vita l’iconico mito di Michael Myers, codificando praticamente tutte le regole di questo speciale sottogenere attraverso anche un formidabile livello registico del suo autore. Un capolavoro, un cult, un must, per un film sempre da riscoprire non solo per gli amanti dell’horror, contando anche sulle ottime operazioni di “restyling” di Rob Zombie.

Venerdì 13, di Sean S. Cunningham – 1980

Le maschere di Michael Myers e di Leatherface spianano la strada alla prolificazione di iconiche figure del moderno cinema horror, trovando negli anni ’80 un periodo d’oro soprattutto da questo punto di vista. Ad iniziare il decennio è infatti un altro celeberrimo personaggio dell’orrore, ovvero il Jason Voorhees di Venerdì 13, scritto e diretto dal regista newyorkese Sean S. Cunningham. Una storia di vendetta dai suoi colpi di scena, un gruppo di adolescenti da eliminare nei modi più disparati, ottima creazione della tensione ed un finale esplosivo danno il via ad una nuova saga horror di successo.

Migliori film horror slasher Venerdì 13

The Burning, di Tony Maylam – 1981

Uno degli elementi che accomuna questi slasher, da Tobe Hooper a quello di Cunningham, potrebbe essere riconducibile a quello della loro natura indipendente, per quanto riguarda soprattutto l’aspetto produttivo. Dagli anni ’80, tuttavia, la scia di questa tipologia di horror ha iniziato ad attirare anche grandi produzioni, come nel caso del film di Tony Maylam.

Nonostante fosse nata solo da qualche anno, la Miramax dei fratelli Weinstein iniziò fin da subito a riscuotere un discreto successo, anche passando attraverso questo titolo che, tuttavia, incontrò non poche difficoltà tanto per la concorrenza del periodo quanto per la pesante censura. Ricalcando molto del film dell’anno precedente, The Burning si lascia particolarmente riconoscere proprio per la violenza nell’esecuzione degli omicidi delle varie vittime, per una storia che si ispira sulla leggenda del Cropsey (“uomo nero dei boschi”) diffusasi a partire dagli anni ’60.

Rosso sangue, di Joe D’Amato – 1981

Sebbene trovi negli U.S.A. la sua terra natia per diversi motivi artistici e soprattutto socio-politici, lo slasher arriva anche in Europa (dove in qualche modo vi nasce, pensando soprattutto ai lavori di Mario Bava) con Rosso sangue, uno degli imprescindibili cult di Joe D’Amato. Uno dei registi più importanti del panorama italiano, non solo per l’aver partecipato ad oltre 400 lungometraggi, ma soprattutto per la capacità di saper spaziare nei diversi generi, passando dal porno al thriller, dalla commedia agli spaghetti-western.

L’animo che forse è uscito vincitore dall’autore è quello del cinema horror, su tutti Buio Omega ed Antropophagus. A quest’ultimo proposito, Rosso sangue del 1981 è stato ritenuto da molti un sequel del cannibal-movie dell’anno precedente, specialmente per avere come protagonista il villain interpretato da George Eastman. L’attore è infatti anche sceneggiatore di questo film, il quale volle però allontanarsi dalle atmosfere del cinema di cannibali, avvicinandosi invece proprio all’Halloween di Carpenter e contribuendo a realizzare quello che forse resta il miglior slasher italiano.

Pumpkinhead, di Stan Winston – 1988

Dopo aver lavorato agli effetti speciali di Terminator e ad aver vinto l’Oscar per Aliens – Scontro finale di James Cameron, il grande effettista e truccatore Stan Winston decide di intraprendere anche la strada della regia, debuttando nel 1988 con questo horror davvero speciale. Pumpkinhead riunisce infatti il revange-movie, il folk-horror ed il cinema di mostri (una delle principali reference sarà non a caso la figura xenomorfa) per narrare un oscuro racconto che prenderà sempre più i connotati dello slasher.

Una creatura terrificante costruita in modo eccezionale ed analogico, in piena “puppet-policy” del cinema fantastico anni ’80, si erge a protagonista di una visione non solo violenta ma anche particolarmente tetra. Accattivanti infatti anche tutte le scene con la strega – in termini recitativi ed estetici – e bellissimo il semplice e quadrato finale. Non trovando più forse la stessa grande ispirazione registica, Winston vincerà ancora l’Oscar per i Migliori Effetti Speciali per Terminator 2 (anche quello per il Miglior Trucco) e Jurassic Park, oltre a collezionare altri lavori come Small Soldiers di Joe Dante, Un topolino sotto sfratto di Gore Verbinksi e A.I. – Intelligenza artificiale di Steven Spielberg.

Scream, di Wes Craven – 1996

In una lista di questo tipo risulterebbe davvero difficile lasciare fuori un titolo importante ed imprescindibile per il cinema horror, come quello che vede protagonista l’iconica maschera di Freddy Krueger. Tuttavia, onde ripetere più volte lo stesso autore, il film di Wes Craven scelto non poteva che essere l’epocale Scream del 1996, tanto forse per una maggiore aderenza con le regole dello slasher rispetto a Nightmare, quanto per il riconoscimento di un film che ha fatto scuola per la speciale satira e il metacinema presente nelle visione. Senza nulla togliere infatti alla caratura tecnica del film e all’importanza evocativa della maschera del Ghostface, Scream ha forse un’importanza storica più pesante nell’aver svecchiato non poco un genere che si stava via via perdendo per strada, spalancando le porte ad una moltitudine di pellicole horror che sfruttano l’ironia e la satira come altra arma affilata.

Hatchet, di Adam Green – 2006

Proprio sulla scia di Scream, nel 2006 esce un altro horror slasher molto divertente e pieno di sangue: Hatchet. Il film scritto e diretto da Adam Green è quasi un mostro di Frankenstein dei grandi slasher di successo, mettendo insieme diversi elementi: lo slasher violento corpo a corpo che si tramuta spesso e volentieri in splatter, un mostro vittima e carnefice di una storia di vendetta, la tensione che esplode nei momenti più efferati e tanta ironia che qui diventa proprio comicità. Hatchet riesce infatti a strappare risate grazie alle improbabili situazioni che si presentano ai bizzarri protagonisti in scena, oltre ad incutere timore tanto per il character design della creatura di Victor Crowley quanto per la violenza dei suoi omicidi. Inoltre, presenti nel cast del film anche alcune “vecchie glorie” come Robert Englund (Freddy Krueger), Tony Todd (Candyman) e Kane Hodder (Jason Voorhees).