Recensione “Bianca Nanni Moretti”

Articolo pubblicato il 13 Aprile 2022 da wp_13928789

Vi presentiamo la rubrica “IConsigliati”, sezione in cui analizziamo dei film cinematografici davvero validi che vi consigliamo.
Il film in questione è “Bianca” di Nanni Moretti del 1984. La trama della quarta opera di Nanni Moretti si basa su sul personaggio chiave: Michele Apicella, che lo accompagnerà per 5 delle sue opere, rispettivamente: “Io sono un autarchico” 1976, “Ecce bombo” 1978, “Sogni d’oro” 1981, “Bianca” 1984 e “Palombella rossa” 1989.
Il protagonista, Michele, non solo è un celibe, ma è anche veramente un uomo “solo”. Pieno di manie, di fobie e di ossessioni, osserva la vita quotidiana dei suoi vicini di casa e dei pochi amici, invadendone perfino l’intimità con una raccolta delle sue osservazioni. Delle coppie che ha conosciuto (perché è soprattutto il rapporto di coppia che sembra interessarlo ed affascinarlo) Michele tiene un aggiornato schedario, ricco di numerosi ed indiscreti dettagli. Apicella insegna matematica in una scuola privata ed elitaria, dal nome “Marylin Monroe” ed è lì che incontrerà proprio Bianca (interpretata da Laura Morante) ed affronterà il rapporto di coppia, ma questa volta da protagonista e non da spettatore.
Mentre, Michele, è preso dal tentativo di riportare il “mondo intero” partendo dalla surreale scuola in cui insegna. Avvengono strani omicidi nei quali sono coinvolti alcuni suoi amici e la sua vicina di casa, di cui Michele, avendo scrutato a fondo conosceva tutti i dettagli della sua vita sentimentale.
Il commissario quindi inizia a tenere d’occhio il professore Apicella, il quale accentua i suoi comportamenti nevrotici e ossessivi.
Sono celebri le sequenze della “Sacher torte” (da cui proviene il nome della casa di produzione di proprietà di Moretti), o del gigante barattolo di nutella o della lezione di storia su Gino Paoli.
Tant’è vero che la colonna sonora sottolinea con precisione l’Italia descritta: “Scalo a Grado” di Battiato, “Il cielo in una stanza” di Paoli, “Dieci ragazze” di Battisti, “Insieme a te non ci sto più” cantata da Caterina Caselli (“…Chi se ne va che male fa…”)
Non mancano di certo anche riferimenti cinematografici da parte di Moretti come: l’osservazione, dal balcone di casa, dei vicini de che si rifà a “La finestra sul cortile” di Hitchcock, la psicanalisi del paranoide protagonista dei film di Woody Allen, scene riprese dai film di François Truffaut (i riferimenti alle scarpe e il tentativo di convincere una coppia a lasciarsi). Alcuni azzardano che la sequenza in cui Apicella legge Proust su una barchetta a Villa Borghese riconduca a “Barry Lindon” di Kubrick.
In questa pellicola, insomma, Moretti quasi profetizza sulla “società della superficie” intenta ad osservare solo cosa c’è di visibile senza scavarsi dentro e trovare un equilibrio così proprio come la torta “Montblanc”.

– Michele Canfora

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