Sound Of Metal: la luce nel silenzio

Articolo pubblicato il 6 Gennaio 2022 da wp_13928789

Gli oscar 2021, pur essendo figli del periodo di pandemia, non fanno a meno di regalarci dei titoli molto belli e tra quelli di impatto più profondo (cresciuto da quando è stato distribuito da Prime Video) abbiamo “Sound Of Metal”, opera prima diretta da Darius Marder.

Il film parla di Rubert Stone, un batterista metal che si esibisce con la cantante Lou, la quale è anche la sua fidanzata. All’improvviso Rubert perde gran parte dell’udito. Non potendo più suonare, le cose si fanno molto più difficili per la coppia, ma alla fine si giunge ad una soluzione: Rubert deve frequentare una comunità di sordi. Nel frattempo Rubert cercherà in tutti i modi di fare un’operazione che possa aiutarlo a riacquistare l’udito, nonostante il costo molto elevato.

Dal punto di vista registico, il film presenta un ottimo esordio: non solo i visi degli attori sono catturati dalla macchina da presa in modo perfetto, ma spesso le inquadrature evidenziano l’ambiente sia per stabilire un forte contatto con esso (rifacendosi un po’ allo stile di Malick in certi punti) e sia per realizzare dei campi lunghi calcando enormemente sull’immensità della bellezza o sull’immensità del vuoto che prova il protagonista.

Ma ciò che cattura sul lato tecnico lo spettatore è l’utilizzo del montaggio sonoro, il quale spesso si alza e si abbassa a seconda di quanto Rubert riesca a sentire. L’obiettivo del film è infatti far avvertire il più possibile quello che prova un sordo, giocando spesso su rumori che lentamente sono sempre più deboli. La sensazione è fortemente angosciante grazie a quello che forse è uno dei montaggi sonori più belli che siano mai stati realizzati nel cinema.

Gli attori sono profondamente reali, specialmente il protagonista Riz Ahmed che rende perfettamente l’idea di qualcuno che cerca continuamente di sentirsi a proprio agio ma che in realtà ha stampato negli occhi il fatto che sia una persona che si sente il mondo crollarsi addosso. Tutto questo senza togliere nulla a Paul Raci, il quale esprime da Dio un senso forte di paternità, mentre Olivia Cooke riesce a dare quel forte senso di ricerca di un sostegno e di disperazione.

L’impostazione narrativa segue i tratti della personalità del protagonista, puntando sulla sua continua crescita personale e facendoci provare ogni singolo respiro, ogni sua singola insicurezza. Non si tratta semplicemente di una salita atta a risollevarsi dopo una caduta, per quanto sia uno degli argomenti principali di tutta l’opera, ma si tratta di un percorso più ampio legato all’accettazione.

Il film infatti ci tiene a precisare quanto il protagonista abbia perso tanto e ti fa avvertire ogni singolo mattone che il peso sta vivendo sulla sua anima. Allo stesso tempo però viene evidenziata la particolarità della bellezza collaterale, mostrando come la lenta accettazione di una parte di te che se ne è ormai andata possa farti aprire gli occhi su delle cose che forse non avevi mai notato.

L’opera verte su un realismo impressionante nella rappresentazione dei sordi, facendoci avvertire le loro sensazioni e mettendo in evidenza tutta la loro umanità, evidenziando come possano vivere come delle persone “normali” pur mantenendo una loro unicità. Si vedono bambini che giocano, imparano, persone che chiaccherano, ridono e insegnano. La quotidianità è un punto centrale del film, che evidenzia la bellezza della vita pur non dimenticandosi mai delle caratteristiche fisiche dei soggetti sullo schermo.

La spensieratezza della positività tuttavia non rende meno dure le scene in cui i problemi si fanno sentire: il film infatti è un ritratto dell’anima frastagliata di un uomo per cui tu hai paura che faccia la scelta sbagliata e non solo per sé stesso, ma nei confronti degli altri. I dialoghi infatti sono ben gestiti per come sembrano capovolgersi da un momento all’altro senza mai una mancanza di coerenza, ma andando in evoluzioni che arrivano anche in maniera repentina per gli schiaffi in faccia ricevuti, senza però che qualcosa sembri troppo improvviso.

“Sound Of Metal” è un’emozionante viaggio nell’anima di chi è entrato in una discesa per poi cercare di arrivare ad una lenta risalita, senza però mai evitare di essere colpito da delle spine che fanno male. Un film per cui il pubblico si potrebbe immedesimare tantissimo e per cui potrebbe comprendere ancora di più cosa provano determinate persone in difficoltà, con una lezione di vita che può far capire che cosa significhi l’umanità nel suo modo più semplice ma anche più profondo.

Andrea Barone