Articolo pubblicato il 6 Gennaio 2022 da wp_13928789
“L’Apparenza delle Cose” è un thriller/horror scritto e diretto da Shari Springer Berman e Robert Pulcini tratto dalla novella “All Things Cease to Appear” (2016) della scrittrice Elizabeth Brundage: Catherine e George sono una giovane coppia sposata di Manhattan che, per via dell’offerta di una cattedra presso un college fuori città ricevuta dal marito, decide di trasferirsi in un paesino della Hudson Valley. In questa nuova casa i due coniugi, assieme alla loro bambina, scoprono col passare del tempo la presenza di un segreto inquietante che alleggia tra le mura dell’abitazione e che rivela anche tutti i problemi alla base del loro matrimonio. Catherine, interpretata da un’ottima Amanda Seyfried, fresca di nomination all’Oscar per la sua prova nel tanto acclamato “Mank” di David Fincher, è la vera e propria protagonista, il personaggio attorno al quale si costruisce l’intero film. Infatti è proprio lei che fin dal primo momento nota diversi particolari che la portano a porsi delle domande sulla storia della sua nuova abitazione. Suo marito George, interpretato da James Norton, sembra inizialmente essere il tipico marito modello, ma più il film va avanti più la compagna scopre diversi segreti inquietanti. Nonostante la coppia appaia felicemente sposata, è ben visibile l’infelicità di Catherine, soprattutto all’occhio del pubblico. Difatti, come già detto, la vita di entrambi dal trasferimento in poi muta in maniera netta. Da qui in avanti possiamo notare l’evoluzione della protagonista, la quale affronta e realizza un percorso completo all’interno del film, forse l’unico personaggio con un background ben definito e che appare essere anche ben scritto. L’interpretazione aiuta parecchio, ma il lavoro sul personaggio in generale è ottimo, cosa che però non vale per gli altri protagonisti della pellicola. Catherine è una donna forte quanto fragile che trova questa sua forza e questa sua fragilità nella sua profonda fede cristiana. Il punto di svolta arriva quando la donna comincia ad ottenere le prime risposte dopo aver trovato una serie di indizi e prove che si collegano all’inquietante storia della casa. La tipica casa protagonista di una moltitudine di film di questo genere che devo ammettere, in questo caso, non riesce ad ottenere quella forza e quella centralità che avrebbe dovuto avere. Questo vale anche per le scene più inquietanti che spesso si limitano a semplici jump scare che non risultano nemmeno troppo spaventosi visto la loro prevedibilità. Sicuramente il film non punta la sua attenzione unicamente sul cercare di terrorizzare il pubblico, ma cerca di mantenere quelle caratteristiche del tipico dramma familiare per provare a dare vita a qualcosa che si avvicina più ad un horror atipico: dalle atmosfere inquietanti agli elementi che spesso risultano protagonisti tipici del genere, passando però per situazioni e sequenze che ricordano anche una sorta di thriller psicologico.

“Questo è chiaro… le cose che sono in paradiso sono più reali delle cose che sono nel mondo”
cit. Emanuel Swedenborg
Oltre ai già citati Amanda Seyfried e James Norton, fanno parte del cast anche Natalie Dyer che interpreta la giovane Willis, Rhea Seehorn nei panni dell’amica di Catherine Justine, i fratelli Eddy e Cole interpretati rispettivamente da Alex Neustaedter e Jack Gore ed, infine, il grande F. Murray Abraham nei panni del professor Floyd DeBeers. Un gruppo di attori non indifferente, che ci regalano prove più che discrete, per un film però poco sponsorizzato e pubblicizzato, in uscita direttamente sulla piattaforma streaming Netflix oggi 29 Aprile. Il colosso dello streaming ha deciso di puntare su una storia all’apparenza abbastanza originale che si rivela però parecchio scontata, ricca di elementi come fantasmi, gruppi religiosi, case maledette, ecc. che non riescono però in questo caso ad immergere in maniera completa il pubblico tra le pieghe della storia, mantenendo sempre un certo distacco dagli eventi narrati. Non aiuta sicuramente una messa in scena che si discosta molto dalle caratteristiche tipiche dell’horror. L’obiettivo non è quindi quello di spaventare ma bensì quello di riuscire a legare ed empatizzare con la protagonista focalizzando l’attenzione dello spettatore sui problemi che girano intorno alla famiglia, lasciando però troppi quesiti senza risposta. Insomma “L’Apparenza delle Cose” è un thriller con una struttura semplice, un film che gira attorno ai suoi protagonisti cercando non solo di spaventare, ma anche di far riflettere lo spettatore, senza però riuscirci appieno. La fonte d’ispirazione principale rappresenta una forte base da cui però si poteva trarre sicuramente qualcosa di più interessante. L’elemento del soprannaturale e della parte decisamente horror in generale non sono gestite al meglio e proprio per questo il ritmo spesso cala vistosamente, soprattuto sul finale.
– Andrea Boggione