RECENSIONE IN ANTEPRIMA: RIFKIN’S FESTIVAL DI WOODY ALLEN

Articolo pubblicato il 13 Aprile 2022 da wp_13928789

Wallace Shawn, Gina Gershon, Louis Garrel

Woody Allen è tornato. La sua ultima opera “Rifkin’s Festival” presentata proprio al Festival di San Sebastian il 18 settembre. La data di uscita è fissata nei cinema il 6 maggio 2021. In questi giorni è stato presentato in anteprima a Roma.
Noi l’abbiamo visto e non vediamo l’ora che anche voi riusciate a vederlo!
La trama è un classico della filmografia di Allen. Una coppia statunitense si reca in Spagna per partecipare al Festival internazionale del cinema di San Sebastián. I due si innamorano però di altre persone: lui di una dottoressa spagnola più giovane e lei di un affascinante regista francese. Anche se sono presenti i soliti intrighi alleniani, il film è decisamente piacevole. Il regista newyorkese più che della filosofia, questa volta, si serve delle citazioni a vari registi europei classici come: Bergaman, Fellini, Godard, Truffaut, Buñuel. Non mancano citazioni a film come Citizen Kane (Quarto Potere) unico film non europeo citato e infatti Allen lo considera l’unico a poter rivaleggiare con quelli dei maestri europei. I toni esilaranti di Persona e Il Settimo Sigillo (con un cameo di Christoph Waltz) chiudono le citazioni cinematografiche di Woody. Infatti il nostro protagonista Mort servendosi di questi vari “sogni” non si capacita di come siano così scontati i temi da trattare per un film apprezzabile dalla critica e come si possa considerare profondo un film ed un regista solo focalizzandosi sul tema trattato e non sul reale valore dell’opera. Un protagonista ipocondriaco ostaggio di manie e fobie senili. Insomma un personaggio cucito ad hoc per essere interpretato da Woody stesso ma che, data l’età, si limita a rimanere dietro la macchina da presa. Ancorato al passato di quando era docente di storia del cinema, sembra non trovare uno sbocco nella società, dettato anche dalla mania di precisione nel voler scrivere un romanzo perfetto “Se non è come Dostoevskij, che senso avrebbe” passando così giornate a scrivere e strappare pagine, rimanendo così in quel limbo di inadeguatezza.
Notevolmente più accurata è la regia di Allen che in Europa sembra trovare quella simmetria nelle inquadrature che risaltano subito all’occhio. Sia nelle scene all’interno, ma sopratutto all’esterno, sembra seguire il filone di un “turismo cinematografico” che ritroviamo in film come “To Rome With Love” o “Midnight in Paris” ad esempio dove l’intro è una sequenza di cartoline di Parigi, così anche San Sebastian fa da sfondo con i suoi mercati, i suoi parchi e soprattutto la sua costa. L’impeccabile fotografia del maestro Vittorio Storaro rende il tutto più maestoso. Passando dai toni più caldi nelle scene interne a quelli freddi all’esterno quasi a sottolineare come il calore che avvolge l’intimità tra persone si trovi tra quattro mura, e fuori da esse un paesaggio sterile. La sceneggiatura è una delle migliori di Allen degli ulmiti 15 anni. Personaggi curati benissimo, anche se non è un cast stellare, svolgono perfettamente il loro lavoro. Wallace Shawn, attore ricorrente nella filmografia di Allen, sostituisce egregiamente il regista newyorkese, che abbiamo visto tante volte protagonista nel ruolo dell’inadatto e ipocondriaco. La dottoressa Jo Rojas, Sue e Philippe reggono bene il peso di un film atto a rappresentare come un’infatuazione possa trasformarsi ben presto in un ménage a quattro. Come a volte senza riflettere si manda tutto all’aria. Allen molto finemente sottolinea come in realtà Mort non sia un vero è proprio artista con una metafora sull’amore. Il marito della dottoressa Jo Rojas, pittore molto apprezzato, porta avanti con lei una relazione aperta con la ragione di essere un’artista e in quegli ambienti funziona così, mentre il protagonista l’unica donna della sua vita gli sfugge proprio con un altro uomo molto considerato anch’esso importante nello show business. In 92 minuti ancora una volta Woody ci comunica la sua filosa di dover vivere la propria vita al massimo anche se breve e irrilevante come un festival.
Non resta che sperare in una sempre più vasta riapertura dei cinema per far arrivare la pellicola a quante più persone possibili e dimostrare ancora una volta che l’Italia è vicina ad Allen nonostante i vari impedimenti americani.

-Michele Canfora

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