Articolo pubblicato il 6 Gennaio 2022 da wp_13928789
Recentemente è stato annunciato che David Cronenberg tornerà dietro alla macchina da presa con un nuovo progetto fantascientifico, ma per “I Consigliati” volevamo ricordare un lavoro del suo periodo nel nuovo millennio legato alla mostruosità dell’anima… e per questo abbiamo scelto l’ultima opera intitolata “Maps To The Stars” e uscita nel 2014.
Il film parla di una ragazza di nome Agatha che va ad Hollywood per trovare un lavoro ma soprattutto per incontrare la sua famiglia dopo aver avuto dei grossi problemi a causa di debolezze psicologiche. Tuttavia suo fratello minore è una star del mondo dello spettacolo e per questo il padre non è molto contento che Agatha arrivi perché teme per dei danni alla sua immagine.
Dal punto di vista registico, David Cronenberg ancora una volta assume un tono molto geometrico, non muovendo la macchina da presa quasi mai. La sua geometria diventa volutamente oppressiva, per dare un volto a quel soffocamento causato da Hollywood che fa sentire le persone unite ad esso ma allo stesso tempo fortemente a disagio. La fotografia di Peter Suschitzky è molto cupa, mischiando il calore che la protagonista vorrebbe avere con una freddezza molto forte che spesso visivamente prende il sopravvento.
Gli attori sono strepitosi: Mia Wasikowska riesce a dare perfettamente quell’aria fragile ma decisa, John Cusack sa essere fortemente tiepido dando un minimo di energia solo quando il suo personaggio vede un problema di guadagno, Robert Pattinson da un senso di adeguatezza a tutto ciò che lo circonda per assecondare gli altri e Julianne Moore è incredibile per come riesce a dare sprazzi di ossessione anche nei momenti in cui il suo personaggio riesce a stare rilassato (e la sua performance giustamente è stata premiata al Festival Di Cannes).
Quest’opera è una lettera di Cronenberg che vuole praticamente mandare una cattivissima frecciata a tutto il sistema capitalistico di Hollywood, condannandolo. A differenza di molti film in cui Hollywood, anche con i suoi lati negativi, appare come un luogo anche solo divertente, in questo film è davvero difficile trovare qualcosa di positivo e se c’è di certo non è qualcosa legata al sistema degli studio che invece Cronenberg distrugge in ogni inquadratura.
Abbiamo infatti dei ragazzi giovani che guardano altre persone giovani che però sono considerate già vecchie pur avendo solamente qualche hanno in più senza nemmeno aver raggiunto i trenta, indicando quel modo di fare in cui ogni persona, a seconda di quanto dura la sua moda, è già qualcosa che gli studios hanno già deciso di gettare via. Perché giustamente è questo che Hollywood fa secondo Cronenberg: ti mastica quando vuole ma poi, quando meno te lo aspetti, subito ti sputa via.
Addirittura il tema della morte in questo film viene meno da parte di diversi personaggi, i quali lo trattano come una cosa leggera pur di sbrigare subito le loro commissioni o di ottenere delle parti. Da un lato c’è una superficialità di fondo che davvero spaventa (il ballo di gioia sembra quasi una scena horror) mentre dall’altro lato abbiamo anche chi invece è tormentato nel non riuscire più a reggere una pressione così dannatamente fredda pur non riuscendo a capire allo stesso tempo che cosa gli stia facendo del male.
E se il sistema di Hollywood viene fortemente strappato via, l’essere umano, come coerentemente l’autore ci ha abituato nei suoi ritratti, ne esce fuori con l’anima morta, con un’anima troppo legata all’accumulare e all’accumulare, senza voler bene nessuno, senza tenere conto nemmeno delle altre persone a loro care che ormai sono diventati solo degli oggetti… perché ad Hollywood la corruzione prende tutti, pure se c’è ancora qualcuno che vuole solamente ottenere un po’ di affetto e che non chiede altro ma che ha grosse difficoltà a causa dell’enorme pregiudizio che è in contrasto con i ritratti lindi e puliti richiesti dal marketing cinematografico.
A Hollywood non c’è spazio per la compassione e non c’è spazio per il sentimento: questo è quello che David Cronenberg con il suo cinismo vuole farsi capire, tirando fuori una delle opere cinematografiche più strazianti degli ultimi 50 anni, uno di quei rari film che è difficile da mandare giù perché per ogni secondo pellicola sembra che l’anima dell’essere umano tocchi sempre più il fondo arrivando ad un baratro che difficilmente si potrà recuperare. “Maps Of The Stars” è un’operazione molto sentita che si può definire uno dei capolavori assoluti di Cronenberg e che sarebbe stato un perfetto testamento del maestro se non fosse che, per fortuna, presto quest’ultimo tornerà.
Di Andrea Barone