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“Old Boy”: un capolavoro straziante dalla vendetta estrema

“Old Boy” è uno dei film sud coerani più ricordati della storia, nonché il film più conosciuto di Park Chan-wook che ottenne anche il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 2004. Questo iconico revenge movie tratto dal manga di Garon Tsuchiya è tornata di recente al cinema e vi conviene approfittarne finché rimane in sala… ma perché?

L’opera parla di Oh-Dae Su, un semplice uomo con una moglie ed una figlia di 4 anni che viene rapito e rinchiuso in una stanza da uomini misteriosi e per motivi a lui ignoti. Come se non bastasse, durante la sua prigionia sua moglie viene assassinata e Oh-Dae Su viene incolpato. Il periodo di prigionia dura 15 anni… e ad un certo punto il protagonista esce da lì, incontrando una ragazza di nome Mi-Do disposto ad aiutarlo. Una volta uscito, Oh-Dae Su è disposto a tutto pur di vendicarsi dell’uomo che ha architettato tutto questo.

Dal punto di vista registico, l’opera è semplicemente perfetta. Le impostazioni geometriche sono studiate apposta per rendere il senso di soffocamento claustrofobico del protagonista continuamente perenne, con il suo senso di libertà che non viene mai fuori. Anche quando la macchina da presa comincia a muoversi abbandonando la cattiveria delle pareti, il volto di Oh-Dae Su viene sempre evidenziato, come se stesse cercando di uscire fuori da qualcosa che lo schiaccia. Il tutto ciò di un’eleganza assoluta, attraverso anche sequenze oniriche molto forti ed un piano sequenza che è ricordato come uno dei momenti action più belli della storia del cinema, in cui senti il dolore di ogni singolo colpo. La fotografia fredda, con pochi colori un po’ più accesi che cercano di estendere un minimo di calore che può ancora scorrere nei personaggi, contribuisce a rendere ancora più forte quel gigantesco senso di oscurità e di angoscia del film.

Gli attori sono straordinari: Choi Min-sik ha probabilmente scolpito una forma a parte del volto del dolore, con espressioni continuamente a terra che non ti danno mai idea di quanto tutta quella oppressione possa esplodere da un momento all’altro ed hai sempre paura per lui (e quelle esplosioni si sento, eccome se si sentono), mentre i rari sorrisi che si vedono sono spesso una perenne illusione di chi cerca di sentirsi meglio ma in realtà non riesce a godersi nulla, nemmeno un colpo sferrato ad un nemico che se lo merita perché sembra sempre che la sua anima sia stata spazzata via. Yoo Ji-tae, che interpreta l’antagonista, è la perfezione del sapore di chi gode nella continua sofferenza del suo oppositore, di un bambino che gioca con il suo giocattolo divertendosi in ogni singolo momento come se fosse qualcosa di assolutamente leggero, senza però mai trattare con leggerezza il motivo pesante per cui agisce in tale maniera e dando luogo ad uno dei villain più straordinari della storia del cinema sia per interpretazione che per scrittura. Kang Hye-jeong, che interpreta Mi-Do, riesce ad essere adorabile, a dare la sensazione di continua innocenza da parte di chi vuole semplicemente dare una mano e vuole bene ad una persona, unica luce che infuoca una landa ghiacciata dell’essere umano continuamente cattiva. Le musiche di Yong Jeong-wook sono estremamente energiche e coccolano l’anima anche nei punti più ansiosi… per poi schiacciarci quando le cose si mettono peggio.

Ma al di là della splendida confezione che ha ispirato numerosi cineasti del tempo, il film in sé è un continuo viaggio nell’abisso umano: nell’opera infatti vediamo continuamente personaggi che non hanno una meta se non il continuo distruggersi a vicenda, per fare in modo che l’altro soffra. Questo è almeno il centro del film, così come il lato della vendetta. Per quanto si possa infatti definire “revenge movie” di base, “Old-Boy” mischia davvero diversi generi: il noir nel farsi strada di un esecutore vittima di un sistema che continuamente lo opprime, l’action per delle scene in cui i personaggi si affrontano, il giallo per il mistero di chi è stato ed il perché, l’horror per delle scene oniriche, alcune sequenze non troppo splatter ma comunque di impatto doloroso e persino dei momenti romantici molto dolci. Il lato della vendetta dell’opera è una spinta potente che avvolge i personaggi come dei cani inferociti che non si preoccupano nemmeno del futuro di loro stessi, un futuro tanto incerto quanto apparentemente già distrutto dalla mancanza di umanità delle loro vite. Una delle parti di maggior sconvolgimento è la reazione a catena causata dalle azioni più piccole, come un effetto farfalla che può causare immensi disastri perché noi non ci preoccupiamo dei più piccoli dettagli e della sensibilità altrui, ignorando qualcosa che è più grande di noi e che dovrebbe essere lasciato nella nostra intimità.

Tutto questo completo sfacelo, questo salto nell’abisso che è il ritratto della solitudine umana dietro un’atmosfera urbana che sembra sempre vuota nonostante la presenza di diverse persone, è una linea negativa che il film sbatte allo spettatore in modo che ricordi ogni singolo spiraglio della bellezza di un filo d’erba, in modo che ricordi la bellezza della vita e della libertà dopo aver esplorato un universo pieno di distruzione emotiva, piena di profonda empatia proprio per chi non possiede più tale cosa. La mancanza di innocenza nel film (salvo per il personaggio di Mi-Do che è appunto la luce) comincia a creare confusione per chi lo guarda, perché si comincia a comprendere ogni singola azione che è sempre mossa da un sentimento umano, il quale fa pensare vari punti di noi stessi che si estendono e per cui forse ci siamo già passati, anche se non in fase estrema come i personaggi (vi siete mai sentiti completamente isolati dal mondo)? Chi è il vero cattivo nel film? Chi è il vero buono nel film? Davvero difficile, dato che si è creato un effetto palla di neve, ma dopo la visione sapremo come evitarlo, anche se prima di esso avremo attraversato un viaggio.

Si, perché “Old Boy” è un viaggio difficile, un viaggio pieno di cardiopalma con eventi che continuamente ci scuoteranno e che difficilmente ci aspetteremo (tra cui uno dei colpi di scena più straordinari e sconvolgenti della storia del cinema), qualcosa che, nonostante non sia un film scandalo, è di una violenza psicologica travolgente come pochi, ma che comunque ci farà pensare di esserci tuffati in un luogo affascinante dell’essere umano, per quanto oscuro. “Old Boy” è uno dei più grandi film di tutti i tempi, invecchiato talmente bene che il remake americano omonimo del 2013, per quanto diretto da Spike Lee, è stato ignorato dal pubblico, perché l’impronta iconica dell’opera originale è ancora impiantata nell’immaginario collettivo. Se non avete ancora visto questo capolavoro ed avete ancora la possibilità di andare in sala, allora precipitatevi subito, perché nel caso lo vedrete successivamente in home video potreste pentirvi di non averlo assaporato sul grande schermo, perché si tratta di un film unico nel suo genere.

Andrea Barone