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“A Quiet Place II”: un sequel assolutamente di livello!

A Quiet Place II è un film del 2021 scritto e diretto da John Krasinski, marito dell’attrice protagonista Emily Blunt. In Italia uscirà in tutti i cinema domani, 24 giugno, ma per fortuna noi abbiamo avuto l’occasione grazie al The Space Cinema di poterlo guardare in anteprima, in maratona con il primo capitolo. Nel cast confermati anche i due bambini\figli dei protagonisti, Millicent Simmonds e Noah Jupe; come se non bastasse, per alzare il livello subentrano anche Cillian Murphy e Djimon Hounsou.

Evelyn e Marcus Abbott (Emily Blunt e Noah Jupe) in una scena del film

Questo seguito riparte da dove ci eravamo lasciati con il primo film, ossia la scoperta di una potenziale arma con l’apparecchio acustico di Regan (la figlia della coppia Lee e Evelyn Abbott), che rappresenta una speranza ed un punto debole per i mostri che hanno invaso la Terra. Uno dei momenti più belli è sicuramente la scena d’apertura, un flashback che mostra l’arrivo di queste terribili creature sul pianeta (con tanto di scritta in sovrimpressione “Giorno 1”), il tutto diretto in maniera impeccabile da John Krasinski, che oltre ad essere un bravo attore si dimostra un regista di livello: piazza la camera da presa sempre nei posti giusti, ci offre così una tensione non da poco giocando anche con la luce (che fotografia!) e il sonoro (scontata già una nomination ai prossimi Oscar così come la ottenne il suo predecessore), ricreando una sorta di jumpscares, ma davvero ben fatti rispetto ai classici urli improvvisi o rumori forti messi a caso nei numerosi horror mainstream che passano in sala. Vedere la famiglia unita, con l’introduzione del personaggio interpretato da Cillian Murphy, Emmett, comprendere il pericolo e scappare il più lontano possibile dai mostri\alieni (ancora non è stata spiegata per bene la loro origine), ci permette di empatizzare ancora di più con questi personaggi e ci stringe il cuore vedere due di essi che nel primo capitolo ci hanno lasciato (il bambino terzo genito e Lee). Proprio il protagonista maschile Lee, in questo seguito viene sostituito degnamente da un altro personaggio molto interessante, che è appunto Emmett, stabilendo una relazione tenera ma anche determinata con i restanti membri della famiglia Abbott; soprattutto però con Regan, la ragazza sorda, che prende il posto spirituale del padre mostrando un carattere carismatico e da vero leader (bisogna essere disposti a sacrificarsi per un bene più grande). Non possiamo non parlare bene ancora una volta della Blunt, grandi performance sia nel primo che nel secondo capitolo, ed il suo personaggio raggiunge una continuità tale da risultare una madre alpha, disposta a tutto pur di difendere la sua prole, furba e cinica. Al contrario, purtroppo l’unico alone negativo è rappresentato dal figlio Marcus (Noah Jupe), in quanto le sue azioni oltre a non essere condivisibili sono decisamente stupide e avventate, senza una vera e propria giustificazione, dando l’idea di aver costruito dei momenti di tensione ben fatti ma la cui causa è un po’ troppo forzata. Inoltre qui funge da martire, si rompe una caviglia ad inizio film e gli altri devono prendersi cura di lui, anche se un piccolo sorriso ce lo lascia la conversazione avuta con la sorella, Regan, prima che la ragazza decidesse di partire per la sua missione (un bene più grande).

New entry: Cillian Murphy e Djimon Hounsou in una scena del film

Punti di forza come nel primo film: un sonoro curato, sontuoso; una fotografia fatta di luci al neon quando le si incontrano (le lampadine rosse del primo capitolo, qui abbiamo luci blu e rosse nella stanza di registrazione Radio), di controluce, luce naturale gestita diversamente a seconda dell’apertura del diaframma scelta dal regista e dal direttore della fotografia e donandoci riprese molto varie da questo punto di vista; Krasinski dimostra di sapere il fatto suo, tra movimenti di macchina sempre chiari e mai abbondanti, e staticità con riprese sia dal basso che dall’alto (con una prevalenza delle prime), senza dimenticare i numerosi primi piani (nel primo erano concentrati quasi tutti su Emily Blunt, qui invece c’è alternanza). Gli espedienti narrativi funzionano quasi sempre (ricordo che l’unica macchia è legata al personaggio di Marcus), rendono accattivanti tantissimi momenti e danno anche importanza all’Emmett di Murphy, personaggio davvero ben sviluppato nella sua semplicità ma anche super carismatico nelle scene action. Altri espedienti invece risultano più sempliciotti e prevedibili, ma non stonano eccessivamente con il resto poiché comunque gli viene dato un contesto sensato. In linea con il primo capitolo la colonna sonora di Marco Beltrami, davvero bellissima e delicata nei momenti incisivi per la trama e le relazioni tra i personaggi, ma anche ansiogena quanto basta nei momenti di tensione. Il montaggio alternato aiuta tantissimo e non è ingombrante, anche se ha rischiato di esserlo, per poter seguire le vicende dei protagonisti divisi in due blocchi: Marcus, la madre e il fratellino appena nato che cercano di sopravvivere nel rifugio di Emmett – Regan ed Emmett che cercano di raggiungere l’isola, seguendo il messaggio dell’unica canzone trasmetta in radio “Oltre il mare”, interpretato dalla stessa Regan. Proprio sull’isola gli eventi sembravano essersi placati e vicini ad una possibile risoluzione, ma ecco che con l’ennesima semplice ma ben costruita trovata, si porta avanti la trama a suon di mostri e tensione costante. Il finale lascia presagire cosa potrebbe accadere, così come nel primo film, e dunque potrebbe anche bastare per chiudere volendo vedere, però oramai dopo due film di livello che sicuramente riusciranno a segnare una boccata d’aria fresca per il panorama horror, con una semplicità trasformata in originalità (ad avercene film così intelligenti!), ne vogliamo ancora e vogliamo sapere come andrà a finire con la famiglia Abbott, con l’umanità intera, ma anche con questi mostri\alieni di cui si sono avuti nuovi indizi ma ancora non ci è stata svelata un’origine ben precisa. Certo questo secondo capitolo rispetto al suo predecessore cerca di cambiare le carte in tavola, usa di più i dialoghi e ricrea atmosfere apocalittiche alla “The Last of Us”, mostrandoci la cattiveria delle persone dovuta all’istinto di sopravvivenza e ad un “tutti contro tutti” oramai costante data la situazione. Una distinzione nei confronti del primo film ci voleva per non cadere nella ripetitività, seppur con qualche ingenuità in più ahimè, che però non intacca troppo il livello del film che, pur essendo inferiore al primo, è comunque di livello. Non ci resta allora che attendere con alte aspettative una terza parte, sta volta conclusiva per poter formare una trilogia di film di qualità!

Christian D’Avanzo