Articolo pubblicato il 14 Agosto 2023 da Giovanni Urgnani
Quinto lungometraggio diretto da Michael Mann, a cui firma anche la sceneggiatura, distribuito nelle sale americane nel dicembre 1995 presenta la seconda collaborazione attoriale tra Al Pacino e Robert De Niro dopo Il Padrino parte II. Nel cast sono presenti anche Val Kilmer, Ashley Tudd, Tom Sizemore, Diane Venora, Wes Studi, Natalie Portman e John Voight. È stato candidato al Saturn Award come Miglior Film e Miglio Attore Non Protagonista a Val Kilmer. Tratto dal film televisivo Sei solo, agente Vincent (L.A. Takedown) diretto dallo stesso regista.
Los Angeles, Neil McCauley (De Niro) è a capo di una banda di rapinatori tra le migliori in circolazione, ama il suo stile di vita, gli piace quello che fa eppure le sue giornate sono accompagnate da un senso di vuoto. La strada percorsa non permette di instaurare legami, non permette di costruire qualcosa di solido; perciò, un senso di solitudine permane nell’animo oppresso da una sensazione d’incompiutezza esistenziale. Inizia così un circolo vizioso peggiorando sempre di più tale situazione, ormai non è solo una questione di soldi, la frenesia e l’adrenalina generate dall’attività criminale, apparentemente quietano e distraggono ma ogni volta che il colpo finisce e si torna a casa si fanno i conti con le proprie sofferenze; quindi, finito uno bisogna subito organizzarne un altro, poi un altro e un altro ancora, accelerando sempre di più la discesa nell’oblio. Ma quando l’amore bussa alla porta? Un incontro tra i più casuali come accade alle persone normali, man mano cresce in maniera genuina e sincera, la relazione con Eady (Amy Brenneman) mette in luce la parte migliore di Neil, con grande sapienza Michael Mann mostra come ogni essere umano abbia dentro di sé ogni tipo di sentimento, anche chi nella sua vita sta compiendo azioni malvage è in grado attraverso la sua scelta di esprimere quanto di buono ha dentro di sé. La sequenza al ristorante esprime in maniera esemplare il medesimo concetto, Neil è l’unico della banda a non avere una famiglia, il continuo osservare da spettatore esterno lo chiude in un angolo, inquieto, desideroso di mantenere vivo più a lungo possibile quel legame appena allacciato, decidendo di tradire il suo stesso codice autoimpostosi. Purtroppo, però questo amore è destinato a soffocare sotto la cappa dell’orgoglio e della contraddizione, l’incapacità di rinunciare al proprio orgoglio e di cambiare veramente comporta inevitabilmente ad una disfatta provocando solo sofferenza, dolore e morte.

Dall’altra parte Vincent Hanna (Al Pacino) tenente di polizia, caratterizzato da una vita privata incasinata e burrascosa con due divorzi alle spalle, vive con la sua terza moglie Justine e Lauren, figlia di Justine avuta dal suo precedente matrimonio. Anche quest’ultimo rapporto coniugale però si avvia verso la rottura, Vincent ama il suo lavoro, ama dare la caccia ai delinquenti tanto da non permettersi pause, nei momenti liberi la sua testa e i suoi pensieri sono sempre altrove, il continuo movimento gli permette di non affrontare i problemi familiari, la vita domestica sta stretta non rendendosi pienamente conto della scia di solitudine cui si lascia alle spalle. Importantissima la sequenza in cui scalcia il televisore dalla sua automobile dopo che se l’era portato via andandosene di casa; infatti, il televisore rappresenta più degli altri l’elettrodomestico del focolare, quel momento di unione in cui tutti i membri della famiglia condividono il loro tempo insieme, tale gesto dimostra quanto a Vincent quel genere di vita non gli appartenga, nonostante ciò vada contro i suoi stessi sentimenti. Ma ancora una volta l’amore viene sopraffatto dalla soddisfazione personale, questo caso non è come gli altri, fin da subito si rende conto di aver a che fare con gente difficile, fuori dal normale. Proporzionalmente alla difficoltà cresce il piacere di inseguire e rincorrere la propria preda, il rischio e il pericolo fungono da fattore stimolante, a lungo andare il duello a distanza si fa sempre più intenso raggiungendo poi la resa dei conti finale. Uno scontro finale a cui lo stesso Vincent lascia l’amaro in bocca, mentre stringe la mano di Neil, i suoi occhi lasciano trasparire una sensazione di tristezza come se quel duello dovesse continuare ancora, perché probabilmente non si ripeterà mai più.

La solitudine non colpisce soltanto i nostri protagonisti, la pellicola mette in risalto in maniera sensibile e sopraffina ogni personaggio femminile, vittime principali della contraddizione e dell’egoismo maschile, ma in alcuni frangenti anche complici. Eady, una donna trasferitasi da non molto tempo in città, cerca in tutti i modi di sentirsi a casa propria, vede in Neil l’opportunità di completare la sua vita, il bisogno di affetto è talmente grande da fidarsi cecamente e subito, dimostrando quanto si possa sentire sola una persona nonostante si sia circondati da tantissime persone. Justine si sente abbandonata una seconda volta, ogni tentativo di cristallizzare il rapporto risulta vano, percependo la distanza non solo fisica del suo partner, cui trova più realizzazione nel suo lavoro, abbandonandosi alla tossicodipendenza e ai farmaci finendo per trascurare anche sua figlia Lauren. Lauren, una bambina completamente abbandonata dal padre (personaggio assente fisicamente ma a tutti gli effetti parte del film) cui la delude in ogni occasione possibile, per di più la sua mamma è assorbita sempre più nel vortice della depressione, rimanendo così inerme ad affrontare i propri dolori giungendo infine a compiere l’estremo gesto, per fortuna non portato a termine, scegliendo la stanza di Vincent forse perché sperava di trovare in lui la figura paterna tanto desiderata, ma che nemmeno lui è riuscito a diventare.
È possibile leggere il significato del lungometraggio sotto uno sguardo simbolico, la storia raccontata è una profonda riflessione sull’America e quello che ha significato, i personaggi di Niel e Vincent rappresentano i due volti di un sogno infranto mentre le figure femminili rappresentano coloro in cui hanno creduto. L’America affascinante, seducente che vive di apparenze, a cui si è disposti a dare una seconda possibilità, rimanendo comunque abbandonati col cuore infranto. L’America che rimane uguale a sé stessa nelle sue contraddizioni, nella sua violenza dove i torti subiti si risolvono con la legge del taglione. Un capolavoro capace di rappresentare al meglio l’animo umano, realizzato con maestria tecnica in grado di generare tensione, emozione e adrenalina, in cui ogni personaggio risalta per i suoi pregi e per i suoi difetti, indipendentemente dal suo ruolo nella società. Un capolavoro che ha influenzato e continuerà ad influenzare il cinema contemporaneo attraverso l’iconicità della sua regia, dei suoi interpreti e della sua messa in scena.