Articolo pubblicato il 17 Novembre 2024 da Giovanni Urgnani
Mentre nelle sale di tutto il mondo imperversa la SpiderMania con l’approdo di No Way Home, il celebre regista Ridley Scott polemizza sul recente insuccesso delle sue pellicole. Questo secondo lui sarebbe da attribuire proprio all’abuso, da parte del pubblico, della visione di cinecomic, prodotti considerati da Scott come inferiori rispetto a un cinema più autoriale. Il Signor Scott non è il primo grande cineasta ad essersi lanciato in questo tipo di critica. In precedenza avevamo sentito pareri simili e dissacranti anche da Martin Scorsese e Denis Villeneuve.
Ma la caparbietà di Scott non si arresta, e dopo lo spiacevole flop di The Last Duel (uscito anch’esso nel 2021, e disponibile attualmente sulla piattaforma Disney Plus), il regista tenta il secondo colpo con una storia biografica. Attualmente al cinema troviamo infatti House Of Gucci, film basato sul libro di Sara Gay Forden: House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità e crimine. Nella trama si raccontano dunque i drammatici eventi che portarono, nel 1995, Patrizia Reggiani a compiere l’omicidio del marito Maurizio Gucci, imprenditore e presidente della omonima casa di moda.
Nel cast Adam Driver nei panni di Maurizio Gucci, Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani (la cui interpretazione è valsa una candidatura ai Golden Globes come “miglior attrice in un film drammatico”), accompagnati da Al Pacino, Jared Leto, Jeremy Irons e Salma Hayek.
La narrazione si divide geograficamente fra Italia e Stati Uniti d’America; non manca la strizzatina d’occhio al nazionalismo musicale, con la presenza di canzoni tradizionali del nostro paese. Gucci è uno dei nomi italiani più famosi al mondo, eppure non si conosce molto della vita privata. Gli esponenti della famiglia ci vengono introdotti, con una critica quasi feroce, come persone estremamente ambiziose, che lottano per il potere e la scalata verso il successo economico e sociale.
A dimostrazione del fatto che se assaggi il sapore del denaro, ne vuoi sempre di più. A tal proposito il personaggio di Patrizia Reggiani risulta sin da subito ambiguo, non si capisce quanto sia realmente innamorata di Maurizio Gucci e quanto stia crudelmente assecondando il suo arrivismo. Le sue origini modeste e la cattiva reputazione della sua famiglia rendono la figura di Patrizia sgradita agli occhi del padre di Maurizio, che vorrebbe accanto al figlio una donna di maggior prestigio e levatura sociale.
Maurizio, invece, completamente disinteressato alla politica finanziaria della famiglia Gucci, decide di sposare la donna. Ma subisce in corso d’opera una frettolosa evoluzione, soprattutto dal punto di vista caratteriale, divenendo in poco tempo l’esponente principale della casa di moda che porta il marchio della sua famiglia. Meschino e in perenne combutta con gli avvoltoi. Gaga e Driver dimostrano di avere una buona alchimia su schermo, ma non basta questo per apprezzare l’interezza del film. La regia pulita di Ridley Scott soffre qui di pesantezza e monotonia, dovute in parte a un minutaggio estremamente lungo. Una storia di per sé lineare non necessitava di una narrazione così dilatata, essendo il film basato esclusivamente su conflitti familiari ed economici.
Insomma, per utilizzare un’espressione gergale, House Of Gucci è un bel polpettone! Un giallo forzato, a cui si aggiunge una vena melodrammatica degna di soap opera. E per essere la storia di uno dei brand di moda più celebri al mondo… di moda se ne vede ben poca qui. L’interpretazione degli attori risulta sopra le righe; ciò è riscontrabile quantomeno nella visione in lingua originale, in cui possiamo ascoltare attori americani che si cimentano in un accento pseudo-italiano e mal riuscito. Purtroppo il lavoro sulle tonalità linguistiche è superficiale: ne viene fuori un parlato macchiettistico, stereotipato e fastidioso alle nostre orecchie. Decisamente poco realistico. Emblema di tale critica è sopra tutti il personaggio di Paolo Gucci (interpretato da Jared Leto) che risulta quasi imbarazzante e fuori luogo. Lady Gaga invece si impegna, ma imita un accento attribuibile più alla lingua russa che a quella italiana; perdonabile perché nel complesso la sua interpretazione è da apprezzare.
Sicuramente, nella versione italiana del film questo problema andrà perso grazie al doppiaggio, ed è un fattore positivo. Si sottolinea però la performance curata (e forse la più credibile del lotto) di Adam Driver. In conclusione, delle pellicole proposte quest’anno dal Signor Scott, House Of Gucci non è la sorpresa. Non riesce a competere con The Last Duel, che gode invece di significati più profondi e di un’ambientazione storica avvincente.
Paola Perri
Voto: 6,5
Andrea Barone: 9 |
Andrea Boggione: 8 |
Christian D’Avanzo: 8,5 |
Carlo Iarossi: 6 |
Paolo Innocenti: 7 |
Giovanni Urgnani: |