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WEST SIDE STORY – Spielberg si cimenta nel Musical

È sempre un dispiacere vedere pellicole importanti fallire al botteghino, specialmente se dietro il progetto c’è un nome di richiamo come quello di Steven Spielberg, che sforna nel Natale del 2021 un altro dei suoi maestosi capolavori.

West Side Story, con un budget di 100 milioni di dollari, ne ha incassati con estrema fatica (finora) appena 37 milioni. È quasi offensivo dichiarare una somma del genere se si pensa alla portata storica del soggetto.

Si tratta infatti di un remake dell’omonima pellicola del 1961 di Robert Wise e Jerome Robbins, considerata ancora oggi uno dei maggiori classici del Cinema. Vinse all’epoca ben 10 Oscar, divenendo uno dei film più premiati della storia.

(A tal proposito vi segnaliamo l’articolo dedicato alla trasposizione del 1961, curato da Giovanni Urgnani.)

Entrambe le pellicole, del 1961 e del 2021, rappresentano adattamenti cinematografici del celebre Musical americano West Side Story (del 1957), scritto da Leonard Bernstein, Stephen Sondheim ed Arthur Laurents.

L’adattamento di Spielberg vede il suo rilascio in sala, dopo vari slittamenti a causa della pandemia, in occasione del sessantesimo anniversario del film originale, e riprende fedelmente le narrazioni a cui si ispira.

Sceneggiato per lo schermo da Tony Kushner, West Side Story è un racconto amaro di vita mascherato da favola romantica. Nella New York degli anni ’50 narra di temi quanto mai attuali: conflitti sociali, integrazione, immigrazione.

Due fazioni si scontrano per la contesa del territorio della Grande Mela. I Jets, un gruppo di ragazzi americani di origine europea, e gli Sharks, immigrati in America dall’isola di Porto Rico.

Da questo eterno astio nasce inaspettatamente l’amore, fra i giovani Tony e Maria. Nelle loro mani e nel loro sincero legame si cela la speranza di una tregua.

Vi ricorda qualcosa?

Proprio così… West Side Story è una riscrittura in chiave contemporanea dell’opera “Romeo e Giulietta” di Shakespeare.

Nel cast Ansel Elgort (Colpa Delle Stelle, Baby Driver – Il Genio Della Fuga), Rachel Zegler nel suo debutto su schermo, Ariana DeBose (Hamilton) e Rita Moreno, ex interprete del personaggio di Anita nel film del 1961.

La regia di Spielberg ci regala un quadro visivo “spettacolare” che omaggia il Teatro e il mondo del Musical. Essa segue l’armonia e la frenesia delle musiche, il dinamismo delle coreografie (vere lotte in danza), senza risultare caotica. Sottolinea con delicatezza gli sguardi e i silenzi fra i personaggi, le loro emozioni. È così convincente e coinvolgente da chiederci come il regista abbia potuto nascondere nella sua lunga carriera una tale dimestichecca con l’arte del palcoscenico! Un ennesimo asso nella manica. Un capolavoro fra i capolavori. Infondo è innegabile l’immenso talento del cineasta, nonché la familiarità con più generi cinematografici, guardando alla sua variegata filmografia.

Spielberg crea un gioco di contrapposizioni, evidenziate dalla fotografia e dai costumi. Non è difficile distinguere i due schieramenti: i Jets vestono colori scuri, nelle tonalità del blu e del grigio; diversamente gli Sharks vestono colori vivaci e brillanti (che ricordano la madrepatria Portoricana), tra cui rosso e giallo. Al centro di tutto, un dettaglio incolore. L’innocenza del personaggio di Maria, vestita di bianco.

Spielberg apre definitivamente il proprio cuore al suo pubblico, mostrandoci l’amore puro fra Tony e Maria. I nostri Romeo e Giulietta.

La caratterizzazione dei due protagonisti fonde insieme le personalità dei celebri “sventurati amanti” di Verona, lasciando intravedere sia in Tony che in Maria un po’ di Giulietta e un po’ di Romeo allo stesso tempo.

Tony è il classico ragazzo sognante, indeciso, con un passato turbolento, che in un cammino di ricostruzione personale trova nuova luce negli occhi di una ragazza. Maria è più pragmatica, sa già quello che vuole, contrasta con coraggio l’oppressione del fratello che vieta alla sorella di frequentare un americano.

Tony e Maria, come i loro antenati letterari, tentano di cancellare l’odio generazionale, dimostrando che l’amore non ha distinzione di pelle, razza o lingue.

Elgort e Zegler hanno padronanza dei ruoli e dimostrano una buona alchimia, mettendo in bella mostra le proprie doti canore con interpretazioni apprezzabili e commoventi.

Un semplice schiocco di dita scandisce il tempo dei personaggi per tutta la durata del film. La loro vita è appesa a un filo, o a una canzone. Quando la morte incombe, sembra quasi di rivivere il duello fra Mercuzio e Tebaldo.

E le istituzioni? Da che parte stanno? Che ruolo hanno in questo assurdo gioco di potere?

Spielberg non dimentica, a tal proposito, di aggiungere una sottile critica sociale. La polizia locale, infatti, guarda con distacco gli Sharks e sembra propendere e giustificare le azioni dei Jets, seppure negative. A sottolineare quanto il tema del cambiamento sia un costante paradosso per la società americana, da sempre.

Ecco perché il personaggio di Anita è significativo. Quest’ultima è interpretata da una straordinaria e solare Ariana DeBose, la vera rivelazione di questo film. Anita, immigrata portoricana, si adatta all’andamento della società americana, sa che il suo futuro a New York sarà migliore, nel paese dove tutto si avvera e dove tutti si emancipano.

Ma il suo sogno verrà drammaticamente spezzato sul finale del film. Un’illusione, una strada sbarrata dal pregiudizio. L’America non è ancora pronta. È ancora arretrata nelle ideologie, nel rapporto con il prossimo, nell’accettazione dell’altro. Questo plasmerà la triste presa di coscienza di Maria, in un amaro risveglio su una realtà cinica, criminale. Un’America maligna in cui non c’è posto per la fanciullezza e l’innocenza. La frattura definitiva.

La trama a questo punto disorienta lo spettatore, che attendeva speranzoso il “vissero felici e contenti”. Proprio come Giulietta, Maria muore. Simbolicamente. L’amore ha cessato di esistere, l’odio ha trionfato. La speranza tuttavia non morirà mai. E la sua stessa vita è un monito per le generazioni future.

Paola Perri

Voto: 10/10

Andrea Barone: 10
Andrea Boggione:
Christian D’Avanzo: 10
Carlo Iarossi:
Paolo Innocenti: 10
Giovanni Urgnani: 9,5
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