Articolo pubblicato il 5 Agosto 2023 da Giovanni Urgnani
Prodotto nel 1951, distribuito nelle sale italiane il 7 febbraio 1952 è l’adattamento dell’omonimo racconto di John W. Campell diretto da Christian Nyby e Howard Hawks. Il cast è composto da: Kenneth Tobey, Margaret Sheridan, Robert Cornthwaite, Douglas Spencer e James Arness. Nel 1982 è stato realizzato un nuovo adattamento firmato da John Carpenter (La Cosa).
L’essere umano è una creatura che ha bisogno di abitudine, certezze e di controllo per vivere al meglio; infatti, quando la nostra quotidianità è messa a repentaglio dall’ignoto, sentiamo mancare la terra sotto i piedi ed un senso di smarrimento prende il completo sopravvento su noi stessi, determinati a riprendere in mano la situazione appena sfuggitaci.
Polo Nord 1949, un oggetto non identificato cade non lontano da una base scientifica americana raggiunta immediatamente dall’aviazione per far luce sul misterioso velivolo in cui verrà ritrovato un essere umanoide di sconosciuta provenienza. La forma di vita extraterrestre è un eccellente pretesto per raccontare ed analizzare l’approccio umano a tutto ciò che si definisce “diverso” o “sconosciuto” mostrandocelo attraverso uno scontro diventato ormai classico nei film di fantascienza, in particolare nei monster-movie, quello tra esercito e scienza, rispettivamente rappresentati dal capitano Hendry e dal dottor Carrigton. Due realtà rappresentative dell’umanità e del suo tipo di approccio nei confronti dello straniero, due sfumature presenti in ognuno di noi ma di cui solo una riesce a prevalere, in base alla nostra scelta.

L’esercito, in nome della difesa e della protezione, agisce da subito in maniera sospetta fino a quando il sospetto diventa paura, allora chi sta difronte a noi diventa ostile ed ostili diventano anche le sue intenzioni ed i suoi obiettivi, rendendo inevitabile lo scontro violento. Allo stesso tempo la compagine militare risulta anche la rappresentazione della capacità umana di unirsi e di essere compatti nell’affrontare le avversità, la base artica non è altro che il forte del vecchio West in cui ogni singolo individuo cresce con gli altri formando un tutt’uno, ciò lo si evince dall’interazione dei personaggi, dal clima distensivo caratterizzante dei loro dialoghi, fin dalle prime battute viene chiarito quanto il gruppo si conosca e quante ne abbia passate.
La scienza invece accoglie con fervore l’evento appena accaduto, attua un comportamento più inclusivo dettato dalla sete di conoscenza, cerca a tutti i costi una comunicazione, la salvaguardia della creatura diventa essenziale ai fini della ricerca. Ma il desiderio di ricerca nasconde un lato oscuro in cui la missione di scienziato lascia spazio all’arroganza di chi è convinto di essere in grado di dare a tutto una risposta prima o poi, non fermandosi nemmeno davanti alla perdita di vite umane in nome del sapere, elemento arrivato fino al nostro cinema contemporaneo (“La potenza del sole, nel palmo della mia mano!”). Non mancano perciò divisioni interne all’equipe, tra chi è disposto ad infrangere gli ordini contrapponendosi ad altri, propensi a adottare un approccio più riflessivo.
A fare da “terzo incomodo” è il giornalista Ned Scott, fin da subito ansioso di essere il primo a divulgare la notizia più importante della storia dell’umanità, prendendosi la scena finale, in modo paradossale, riuscendo quasi a prendersi il merito dell’intera vicenda, perché oltre agli eventi, fanno la storia anche gli uomini che sono i primi a raccontarli. Non manca certo lo spazio per i sentimenti, il capitano Hendry e Nina (segretaria del dottor Carrigton) sono protagonisti di sequenze di dialoghi molto passionali, carichi di eros, capaci di trasmettere tensione emotiva/sessuale nella maniera più naturale e semplice possibile, d’altronde di più non si poteva fare!

Una pellicola davvero coinvolgente, capace di incollare allo schermo lo spettatore con momenti di grande suspense e ritmo frizzante e veloce garantito da dialoghi serratissimi senza lasciare alcun tempo morto. La presenza minima della creatura viene valorizzata al meglio, tramette instabilità e accresce sempre più il senso del pericolo cosicché difronte alla sua comparsa risale lungo la schiena un forte brivido. Di grande intelligenza infine lasciare in sospeso molte domande inevitabilmente sorse durante la visione e che gli stessi personaggi si pongono: da dove viene? Cosa vuole? Ce ne sono altri? Tutte domande a cui non potremo mai rispondere…perché giustamente non ne siamo in grado, perché con l’ignoto avremo sempre a che fare.
P.S.
Howard Hawks in origine non è stato accreditato come co-regista ma solo tra i produttori, nonostante la sua presenza fissa sul set a supervisionare le riprese.
Giovanni Urgnani