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I 10 migliori ed i 10 peggiori film del 2021: la classifica

Mancano poche ore allo scocco del 2022 e noi non possiamo finire quest’anno senza lasciarvi la top e la flop tra tutti i titoli usciti in questo anno che è stato fondamentale per far ripartire le sale cinematografiche, anche se servono ancora più passi in avanti! Cercando di sperare per un futuro roseo, vi auguriamo un buon anno con un sorriso scrivendovi qui, da parte dell’intera redazione, i 20 film più significativi, sia in modo positivo che in modo negativo!

10: “Qui Rido Io” di Mario Martone

Toni Servillo regala una delle sue interpretazioni più potenti aiutata dalla mano di un regista che ha raccontato la storia di Eduardo Scarpetta attraverso un ritratto borghese che rappresenta l’eterna ambigua lotta tra le opere d’autore, piene di intelletto ma anche pieno di arroganza, e le opere per il popolo, apparentemente rozze ma anche piene di umanità, mentre lo stesso protagonista viene mostrato allo spettatore come seminatore di gioia ma anche un imperfetto uomo familiare.

9: “La Scelta Di Anne – L’Événement” di Audrey Diwan

Vincitore del Leone D’Oro all’ultimo Festival di Venezia, si tratta della più realistica rappresentazione di una ragazza che tenta di abortire, perché qui viene messa alle strette in tutti i modi mentre viene evidenziata una società tanto progressista all’apparenza ma che in realtà si dimentica di comprendere le libertà individualiste che vengono distrutte da idee vecchie di decine di anni e tutto ciò viene raccontato con una regia perfetta e claustrofobica in cui nessuna persona è davvero innocente se non la vittima.

8: “The Last Duel” di Ridley Scott

Il noto e veterano autore colpisce di nuovo al cuore realizzando un’opera storica che racconta la vicenda di uno stupro avvenuto nel medioevo, di cui una donna tentò disperatamente di difendersi e che in questo film viene raccontato tramite un’ambiguità che serve solamente a nascondere la vigliaccheria e la presunzione del patriarcato, mentre la regia di Scott rende il tutto deliziosamente spettacolare ma anche particolarmente intimo.

7: “Il Potere Del Cane” di Jane Campion

Una delle registe più importanti del cinema ci tira fuori un dramma dalle tinte western che vede un intenso Benedict Cumberbatch interpretare uno dei simboli dell’ignoranza paesana che sta alle basi del mondo e che non vuole evolversi, mentre tuttavia dall’altra parte, rappresentata dal progresso e dall’apertura mentale, è paradossalmente difficile cercare un punto d’incontro ed entrambi gli “schieramenti umani” imparano a chiudersi sempre di più in sé stessi ed a conoscere solo dissapori.

6: “Madres Paralelas” di Pedro Almodovar

Ancora una volta l’autore spagnolo più celebre del 21° secolo sforna fuori un ritratto della maternità, piena di insicurezze per le scelte future e rimpianti del passato, ramificata da varie sfumature di diversi individui che scelgono di tirare avanti nonostante tutte le difficoltà ed in tutto ciò è costantemente ripetuta con molta intelligenza la denuncia alla dimenticanza delle ultime generazioni che ignorano ciò che hanno passato le loro famiglie in tempi dittatoriali, dimenticanza che rischia sempre di più di far divenire vuota la nostra esistenza.

5: “Ultima Notte A Soho” di Edgar Wright

Probabilmente il ritratto più originale del patriarcato (almeno di quest’anno), il quale viene inglobato in una storia thriller molto affascinante che richiama la bellezza delle epoche passate ma che allo stesso tempo dimostra che i problemi della violenza dell’essere umano non sono assenti da nessuna parte, mentre le bellezze dell’apparenza hanno sempre una base molto oscura da raccontare anche quando tutti ballano.

4: “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino

Sperando che il nostro paese possa portarsi a casa l’Oscar, si tratta di un’opera spaventosamente intima, che omaggia la bellezza di una città piena di speranze mentre molte persone povere ed emarginate gridano ai miracoli quando la vita diventa uno schiaffo in faccia, il tutto tramite gli occhi di un adolescente, resosi conto di dover crescere un po’ troppo presto, che viene tormentato dai risvolti del mondo e che cerca rifugio nell’arte ed in Maradona che in questo caso rappresenta la straordinaria importanza dell’avere un simbolo che possa sostenere la propria anima.

3: “Don’t Look Up” di Adam McKay

Se la pandemia vi ha fatto dubitare altamente della società, state tranquilli che questa satira vi riempirà di risate estremamente amare, mentre i politici vengono ritratti come non curanti ed egoisti e varie città sono più interessate ad eventi mondani anche quando tutto ciò che c’è intorno a loro sta ormai collassando in un’apocalisse senza freni, mentre la ragione e la logica vengono inspiegabilmente discusse ogni volta anche quando la verità è estremamente palese.

2: “Dune” di Dennis Villeneuve

Un kolossal fantascientifico che riscrive le regole dei film destinati al grande pubblico, poiché racconta agli spettatori senza didascalismi e crea il significato della storia attraverso le immagini e le azioni dei personaggi che mostrano una continua lotta sociale e che fa beare attraverso una spettacolarità capace di bucare ogni schermo cinematografico con un connubio di effetti speciali ed effetti visivi che faranno entrare in un mondo unico ma allo stesso tempo profondamente vicino al nostro tempo.

1: “West Side Story” di Steven Spielberg

Solo il supremo Spielberg poteva realizzare un capolavoro su un altro capolavoro, ricordando la grande potenza del cinema classico ed allo stesso tempo reinventandosi con nuovi dettagli che aggiungono alla storia un altro sapore che ricorda ancora una volta la sua spaventosa attualità con un’impostazione tecnica perfetta ed un ritratto delle nuove generazioni cresciute dall’odio perché si punta sempre a trovare un nemico esterno senza avere mai una comprensione in quello che probabilmente verrà ricordato come uno dei più grandi remake di tutti i tempi.

Dopo avervi deliziati con le punte più alte, diamo invece un’occhiata ai fallimenti più grandi:

10: “Candyman” di Nia DaCosta

Questo sequel/reboot parte da ottime premesse, cercando di trasformare un’icona horror in un simbolo che vuole vendicare la vergogna del razzismo tramutandosi in violenza senza fine, ma nonostante l’ottima regia, gli spunti estremamente fallaci della sceneggiatura che più volte risulta poco credibile e si contraddice da sola impedisce di apprezzare un tentativo così intrigante.

9: “Titane” di Julia Ducournau

Massimo rispetto per aver vinto la Palma D’Oro all’ultimo Festival di Cannes, ma a noi non ha convinto questo tentativo di raccontare l’essere umano che dimentica le relazioni e decide di chiudersi nel modernismo delle macchine che però viene rovinato da un’eccessiva ricerca di scene scandalose che, anche quando sono interessanti, rendono il tutto un superficiale esperimento avente anche incoerenze visive e logiche.

8: “Army Of The Dead” di Zack Snyder

Anche qui, l’eccesso rovina il contenuto di un autore che cerca di allontanarsi dal suo stile conosciuto da tutti per la ricerca del dramma nell’epicità, ma nonostante il cerca di creare uno zombie movie in salsa pop con ricerche stilistiche forti, i personaggi risultano spesso anonimi ed irritanti e le scene d’azione così squilibrate tra la serietà e la tamarragine che non si capisce dove il regista voglia andare a parare, creando qualcosa di apparentemente simpatico ma troppo indigesto.

7: “Sognando A New York – In The Heights” di Jon M. Chu

Un musical che cerca di raccontare le difficoltà di una società fortemente ambiziosa nei bassifondi, ma le musiche di Lin Manuel Miranda vengono rovinate da una piattezza nel girare anche coreografie spettacolari e soprattutto i temi vengono così tanto zuccherati che non si percepisce mai l’importanza di essi che invece è presente nel musical teatrale originale che non puntava a dare la pillola in maniera così zuccherosa.

6: “Il Principe Cerca Figlio” di Craig Bewer

Il tentativo di seguire di nuovo il passato stavolta non funziona, perché il sequel di una delle commedie americane più ricordate di sempre punta alle gag che spesso vanno sulla nostalgia ma si dimenticano di dare una base che racconti la ricerca di qualcosa in una storia priva di mordente che non può essere salvata nemmeno dalla sempre ottima performance di Eddie Murphy.

5: “Wonder Woman 1984” di Patty Jenkins

Criticare l’America Reaganiana in contrasto con l’importanza della rinuncia materiale e spirituale è un soggetto molto forte per un cinecomic che però più volte viene sacrificato in un’opera che perde tempo, fa fare sciocchezze ai personaggi in maniera gratuita, ha vari elementi di trama che non tornano e non porta rispetto allo spettatore fregandosene senza problemi dei film precedenti del DC Extended Universe tra cui anche lo stesso primo capitolo sul personaggio.

4: “Earwig E La Strega” di Goro Myazaki

Se ci avessero raccontato anni fa che lo Studio Ghibli avrebbe creato un’opera brutta non ci avremmo mai creduto… eppure il suo ultimo film è un disastro dal punto di vista dell’animazione e la cosa è anche il male minore, dato che rinuncia a raccontare qualsiasi cosa che abbia un minimo di profondità (cosa assurda per uno studio del genere) e cerca di farci trovare simpatico una protagonista che vuole sempre far si che gli altri seguano i suoi ordini senza mai imparare qualcosa.

3: “Chaos Walking” di Doug Liman

Cacciare dal progetto Charlie Kaufman alla sceneggiatura era già un preludio di terrore, ma anche senza un mostro sacro al timone ci vuole davvero un forte impegno per cacciare fuori un’opera che fa apparire normale un mondo senza donne, perché appena gli uomini ne vedono una dopo decine di anni ragionano come dei bambini di un film d’animazione low budget in un contesto che però vuole apparire serioso a tutti i costi.

2: “Venom – La Furia Di Carnage” di Andy Serkis

Probabilmente il peggior film Marvel mai realizzato almeno nell’ultimo decennio, perché è davvero difficilissimo reputare accettabile un’opera in cui le scene sono attaccate con lo sputo, avente scene d’azioni in cui non si capisce nulla, una cgi inguardabile e dei personaggi che fanno cose impossibili dal punto di vista logico anche in un film camp come questo che finisce solo di mancare di rispetto ad uno dei protagonisti più interessanti della storia fumettistica mai fino ad ora così sprecati.

1: “Cosmic Sin” di Edward Drake

Congratulazioni a quest’opera non soltanto per essere finita al primo posto della nostra classifica, ma per poter essere tranquillamente etichettata come il peggior film di fantascienza di tutti i tempi, che rappresenta senza problemi ogni errore tecnico presente nella settima arte ed ogni mancanza di voglia di raccontare qualcosa risultando noiosissimo persino nell’intrattenere, con personaggi che indossano armature incomplete e nonostante ciò non vengono mai colpiti, con alieni malvagi che non si vedono mai pur avendo il film una narrazione tradizionale e con personaggi che non hanno backround e si contraddicono a vicenda in ogni singolo frame.