“LASCIARSI UN GIORNO A ROMA” : Un film elegante e vero.

Articolo pubblicato il 13 Aprile 2022 da wp_13928789

Edoardo Leo, a distanza di cinque anni, dopo “Che vuoi che sia”, torna dietro la macchina da presa, dirigendo il film “Lasciarsi un giorno a Roma”, approdato nelle sale come evento speciale per pochi giorni, e successivamente su “Sky” e “Now”, dal 1°Gennaio del 2022.

Si inizia quindi l’anno nuovo con un film che parli di relazioni, o per meglio dire, di relazioni ormai giunte al capolinea, che han bisogno di “trasformarsi” in qualcosa di diverso, o di terminare per sempre la loro corsa verso un futuro sognato in certi modi, ma impossibile da coronare.

I protagonisti sono Tommaso (Edoardo Leo) e Zoe (Marta Nieto), che stanno insieme da dieci anni : lui uno scrittore alle prese con un editore che, imponendosi, vorrebbe il finale del suo nuovo libro meno triste e deprimente, e che si occupa anche della posta del cuore su di un giornale, all’insaputa della compagna ; lei una stimata donna in carriera che lavora in un’azienda dove si sviluppano videogiochi.

Tra di loro non c’è mai stato alcun litigio, ma qualcosa sembra non funzionare, dal momento in cui Zoe non si sente più a suo agio con lui, che inizialmente non percepisce il distacco.

Quando un giorno lei deciderà di scrivere proprio alla posta del cuore per chiedere un consiglio, inconsapevole che sarà proprio Tommaso a rispondere, ecco che lui scoprirà quanto la situazione sia più grave del previsto. Venuto a sapere quindi di quanto Zoe fosse insoddisfatta, farà di tutto per non farsi lasciare, sino a cambiare drasticamente per assecondarla. Sarà però la scelta migliore da fare?

Dall’altro lato abbiamo anche un’altra coppia, con una figlia, formata da Umberto (Stefano Fresi), insegnante e da poco tempo vicepreside, ed Elena (Claudia Gerini), sindaca della città di Roma, che vive per il suo lavoro. Se precedentemente parlavamo di una donna che volesse lasciare l’uomo, qua la situazione è opposta, in quanto Umberto non riesce più a vivere sentendosi messo in secondo piano, per i continui e importanti appuntamenti lavorativi di Elena, difficili da gestire, specialmente con una bambina piccola.

Edoardo Leo, con eleganza e compostezza, si allontana dal classico drammone romantico, in cui, come nelle favole, tutto si aggiusti, e qualsiasi desiderio venga esaudito, seppur giochi con gli stereotipi del genere, riuscendo a giostrarli bene in una sceneggiatura che, forse, come proprio il romanzo di Tommaso, debba scendere a compromessi con la produzione, pensando alla commerciabilità del prodotto.

Il film riesce ad essere interessante sin da subito, sia per la presentazione dei personaggi (geniale), sia per il suddividere la narrazione in capitoli, ognuno che voglia spiegare la duplice valenza di parole molto comuni in ambito amoroso, e quindi in una relazione : quasi a voler dire che tutto possa essere visto da una prospettiva differente, e che stia a noi spettatori, ma anche esseri umani, decidere quale sia la migliore.

Non è mai facile parlare di amore e di una coppia sull’orlo di una separazione, in quanto cadere nel banale o nel retorico è molto facile. Pensiamo poi a quante storie così si siano viste negli anni. Sono dell’idea però che non conti tanto quante volte una storia ci venga raccontata, ma come lo si faccia. Leo, con cura, ma sicuramente anche andando incontro ad alcune sbavature di sceneggiatura (torniamo ai compromessi), riesce a farlo bene.

L’amore, se fosse un film, sarebbe pieno dei tanto rammentati oggi “buchi di sceneggiatura”, visto che non è possibile comprenderlo con oggettività ; non si può cercare di trovare una coerenza in un qualcosa di così bello, ma di così personale, capace di cambiarti, illuderti, farti stare bene, farti soffrire, cambiare idea, per poi subito dopo ricambiarla nuovamente, sino forse a discutere, poi litigare, per poi chiedere scusa, ribadire un concetto, cadere, rialzarsi, soffermarti a riflettere, e poi ricominciare da capo all’infinito, in un vortice infinito di emozioni, sentimenti, felicità e paura.

Il regista segue bene l’andamento discostante di queste due coppie, che proveranno a far di tutto per migliorare le cose, fin forse a decidere di cambiare per il bene dell’altro. E’ giusto però smettere di essere sé stessi per trasformarsi in ciò che, chi sostiene di amarci, vorrebbe? Non sarebbe forse più sensato restare quelli che siamo, magari compiere degli errori, ma avere qualcuno accanto che ci aiuti a migliorare, senza farci sentire sbagliati o non all’altezza? Dovrebbe essere questo l’amore no? Ma noi chi siamo per seguire alla lettera le regole di un qualcosa che di regole non può averne?

Leo questo lo spiega, lo vive da attore, e lo fa in un contesto successivo alla prima quarantena causata dal “Covid”, quando i dissapori fra le coppie si sono manifestati pian piano.

La retorica non esiste, e quando volutamente è inserita, lo san proprio i personaggi che sia utile all’illusione di un momento che stiano vivendo in dati momenti difficili. Non si va mai incontro al film che tenti di commuovere a tutti i costi, di mostrarci che il lieto fine esista sempre, o che porti avanti situazioni patetiche.

Certo, non è esente da difetti, riscontrabili in determinate sequenze che avrei tolto : la toscanaccia (Enrica Guidi), che si porta a casa il nostro Tommaso per dimenticarsi di Zoe, trovandosi però faccia a faccia con lei stessa, e un altro ragazzo, l’avrei decisamente cestinata, in quanto lì si va a finire decisamente sin troppo sopra le righe, con una scenata farsesca fra le due, non attinente certamente al tipo di film che stiamo vedendo. Questo era un esempio.

Bisognerà sospendere l’incredulità credendo al fatto che, dopo dieci anni, Zoe non sappia che il suo compagno scriva per una rubrica sentimentale, però se la sono cavata bene dandoci una risposta, non del tutto convincente, ma credibile : lei non si è mai interessata al lavoro di Tommaso.

Si gioca bene invece con il politicamente scorretto, sul mostrare quanto si possa ridere e scherzare senza sentirsi offesi, visto che, giustamente, tutti siamo uguali.

Più scorrono i minuti e più ci rendiamo conto che il film, nella sua semplicità, ma mai banalità, parli di noi, di quel che abbiamo vissuto o che forse vivremo.

L’amore è un po’ come un vaccino di questi tempi. Hai paura che ti faccia stare male, ma quasi sempre salva la vita.

Il cinema di Edoardo Leo ruggisce, e lui, proprio come un leone, penso che se riuscisse a liberarsi da qualsiasi compromesso editoriale, riuscirebbe a fare un tipo di pellicole ambiziose, senza paletti, e diverse da quelle che siamo abituati a vedere.

“Lasciarsi un giorno a Roma”: una storia che pulsa, che ha bisogno di essere raccontata, vista, capita, e capace di essere non solo puro intrattenimento, ma una seduta psicanalitica, che ci potrebbe portare a cambiare, a sbagliare ancora, oppure a riflettere sulla relazione che magari stiamo vivendo, tornando a quel vortice di cui parlavo prima, inspiegabile, ma per il quale tutti viviamo : l’amore.

Paolo Innocenti

7.5/10

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