Cerca
Close this search box.

America Latina: bastavano le immagini…

Presentato in concorso alla settantottesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, scritto e diretto dai fratelli D’Innocenzo, la fotografia è firmata da Paolo Camera, al montaggio Walter Fasano e il cast presenta: Elio Germano, Astrid Casali, Maurizio Lastrico, Sara Ciocca, Carlotta Gamba e Federica Pala.

La terza pellicola dei fratelli cineasti per prima cosa garantisce continuità nello stile visivo, tematico e sensoriale. Un thriller carico di inquietudine, i primissimi piani generano un ininterrotto senso di claustrofobia seguito da costante ansia dovuta all’enfatizzazione di qualsiasi suono, persino il più quotidiano dei rumori destabilizza, questo perché attorno ad essi fa da sfondo il silenzio assoluto, non sentiamo altro e nonostante il ritmo non sia forsennato, non viene lasciato un attimo di tregua, tutto è instabile, tutto è angosciante. Tale senso di instabilità è la caratterizzazione base di Massimo, dentista di Latina, classico maschio adulto tipico della poetica innocenziana: solo, fallito e debole. La sua percezione distorta di ciò che lo circonda è la condizione primaria per noi spettatori, la premessa da cui partire per renderci consapevoli che quello a cui stiamo assistendo è un susseguirsi di eventi parziali, viziati da una prospettiva sbagliata in partenza, esattamente come la sconosciuta voce narrante nel precedente Favolacce, un uomo che trova, non si sa come, un diario di una bambina ed aggiunge, senza sapere perché, le parti mancanti.

La rappresentazione di tale stato d’animo è trasposta al meglio con soluzioni visive veramente interessanti: il riflesso di Massimo è opaco, che sia attraverso il parabrezza dell’automobile o un piatto di minestra. Tale condizione è resa credibile da una solida interpretazione dell’attore protagonista, Elio Germano si conferma efficace per ruoli di questo tipo, personaggi corrotti dai loro vizi, isolati dalla società o istrionici. Tutta la pellicola si sorregge sulle sue spalle, portando a termine il compito in maniera impeccabile, dato che i comprimari sono pochi e sono in funzione di lui; perciò, una scelta di livello andava fatta ed è risultata vincente.

Non si può dire la stessa cosa a proposito del finale e delle sue soluzioni, narrative in primis. Mediante un seppur breve ma parecchio inutile voice over si rende spiegabile quello che in realtà si era già palesato nelle sequenze precedenti, una caduta di didascalismo ridondante ormai tipica del cinema contemporaneo, dove tutto deve essere chiarito al massimo altrimenti si rischia la critica del “Non torna!”, quindi va esplicitato tutto il possibile nonostante le immagini non lascino molti dubbi. Il colpo di scena è evidenziato in maniera esplicita, non ci deve essere possibilità di interpretazione, la potenziale cripticità è annullata imboccando lo spettatore di informazioni già deducibili in precedenza senza troppa difficoltà. Come se non bastasse, anche l’inquadratura finale sottolinea insistentemente la realtà dei fatti, espletando una necessità ormai non più gradita, cercando di raggiungere un pubblico sempre più ampio bisogna piegarsi a dinamiche standard che inevitabilmente lasciano un senso d’insoddisfazione, di rammarico. Davvero lo spettatore non vuole più sforzarsi di tirare le conclusioni da solo? O di immaginare quello che è stato e quello che sarà?

Voto: 7/10

Giovanni Urgnani

Andrea Barone8
Andrea Boggione6
Christian D’Avanzo5,5
Carlo Iarossi
Paolo Innocenti8
Alessio Minorenti5
Paola Perri
0,0
Rated 0,0 out of 5
0,0 su 5 stelle (basato su 0 recensioni)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

PRO