Euphoria 2×02: Causa e Effetto

Articolo pubblicato il 19 Marzo 2022 da wp_13928789

La seconda puntata di questa stagione di Euphoria inizia con quella che a tutti gli effetti è una deposizione dalla croce. Come una figura cristologica Nate viene sorretto con l’aiuto di Cassie e Maddy e trasportato fino all’ospedale dove i medici cureranno le ferite inflittegli da Fezco. Questa sventura potrebbe essere ciò di cui Nate aveva bisogno, una resurrezione che gli permetta di abbandonare la sua incrollabile maschera di aguzzino, sotto la quale si celano abissi sconfinati di frustrazione e rabbia repressa; in questa direzione il finale della puntata risulta particolarmente significativo.

E’ difficile tirare le somme di questo capitolo della serie in quanto la narrazione assume un ritmo ondivago e propone uno sviluppo non sempre progressivo ma piuttosto labirintico, sembra che si voglia procedere quasi più per stratificazione tematica che non per elaborazione dei personaggi. Bisogna anche riconoscere che in questo caso gli incisi, che nel corso della puntata richiamano alla mente dello spettatore eventi intercorsi nella passata stagione, sono inseriti non con particolare perizia nell’intelaiatura dell’impianto narrativo contribuendo ad appesantire una scrittura già non troppo ispirata. Altro fattore da tenere in considerazione, che accomuna entrambe le puntate, è la perdita (temporanea) di centralità del rapporto tra Rue e Jules all’interno della storia. Nonostante infatti la prima puntata si concludesse con un bacio tra le due protagoniste della serie, quest’ultima non sembra focalizzarsi particolarmente sugli effetti di tale gesto, relegando le loro interazioni a qualche scaramuccia per lo più puerile e mostrandole soprattutto nelle vesti di personaggi di supporto (vedasi Jules con Maddy).

Gli eventi salienti dell’episodio comunque vedono Nate e Cassie (la proverbiale migliore amica della fidanzata) cercare di trovare un modo di stare insieme senza essere scoperti da Maddy, Rue andare dai Narcotici anonimi e sempre Nate confessare al padre nel finale della puntata ciò che da troppo tempo aveva procrastinato. Avviene inoltre il ritorno di un personaggio che aveva svolto il ruolo di intimo confidente di Rue nel corso dello speciale a lei dedicato ossia Ali, che con la sua calda e pastosa voce sembra suscitare in Leslie un interesse quasi immediato. Anche la fredda descrizione di questi eventi suggerisce come questa puntata non rimarrà negli annali della storia delle serie tv e che è piuttosto da considerarsi come un anello di raccordo all’interno della macrotrama. Pur tuttavia alcune tematiche ed alcuni spunti, come anticipato, sono degni di essere analizzati ed approfonditi.

Un espediente caro alla serie e riproposto in questa ultima iterazione è quello del sogno/allucinazione (non necessariamente indotta da sostanze psicotrope) per la rappresentazione, anche esplicita, delle idiosincrasie, dei desideri, del rimosso e delle paure dei personaggi. A sperimentare questo stato di semi-incoscienza qui sono Nate e Kat. Il primo è preda di deliri allucinatori, causati dal dolore che la colluttazione con Fezco gli ha provocato, all’interno dei quali immagina (infantilmente) un avvenire roseo e scevro da ogni preoccupazione o problema con la sua nuova fiamma Cassie, che quasi in veste materna gli porge il suo seno in un rapporto amoroso tranquillizzandolo circa il suo futuro, il suo incondizionato amore per lui ed il suo stesso entusiasmo nel diventare la madre dei suoi figli. Kat invece dapprincipio sogna di essere posseduta da un amante vichingo in grado di soddisfare le sue fantasie sessuali più estreme e di liberarla dall’opprimente presenza del suo troppo premuroso ragazzo, per poi essere gettata all’interno di un incubo dostoevskijano che vede la sua stanza riempirsi di altre donne che la rimproverano di essere troppo pretenziosa circa le caratteristiche del suo partner. Entrambe queste esperienze dimostrano, ancora una volta, come il sogno (o l’incubo che dir si voglia) non ha in Euphoria una funzione epifanica e non può con il suo solo manifestarsi nella mente dei protagonisti spingerli ad invertire la rotta intrapresa, azione che richiede di essere corroborata da un ben maggiore sforzo in stato di veglia. L’unica funzione del sogno è quella di raffigurare il dipanarsi di futuri possibili e la parziale possibilità per i protagonisti di vedere se stessi “dal di fuori”. Infatti questo slittamento del punto di vista permette di far collassare i principi di causa-effetto (come anche affermato da Rue mentre fuma su un libro di filosofia) illuminando percorsi da intraprendere e nei quali rintracciare soluzioni alternative, non riconducibili alla nostra quotidianità.

L’accadimento finale, come da copione del bravo sceneggiatore, lascia col fiato sospeso noi spettatori che, nonostante la non brillantezza della puntata, siamo comunque curiosi di conoscere il dispiegarsi di questa narrazione ed il futuro di questi personaggi.

P.S. Come anche specificato da Zendaya sui suoi social la visione di questa serie è consigliata ad un pubblico adulto e in grado di sostenere la trattazione cruda di tematiche quali la dipendenza da stupefacenti e la depressione, il consiglio è di tenersene alla larga se si è particolarmente suscettibili in tal senso.

– Alessio Minorenti

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