Box Office 24-30/01/2022: Del Toro guida il botteghino con un cast all-star

Articolo pubblicato il 19 Marzo 2022 da wp_13928789

Dopo la sua performance deludente al box office statunitense “Nightmare Alley” approda anche nei mercati europei. Sfortunatamente sembra che nemmeno queste uscite siano riuscite a risollevare le sorti di un film che è destinato, almeno in relazione alla sua release cinematografica, ad essere considerato un flop. Ad acuire ulteriormente il dispiacere per questa deludente performance è il fatto che il budget di 60 milioni di dollari stanziato dalla Fox Searchlight Picture è il più alto di sempre impiegato da questa casa di produzione per un singolo film. Questo dipartimento della Fox è da sempre garanzia di qualità e ha permesso di trovare finanziamenti a molti registi per la realizzazione di piccoli film che si sono rivelati soventemente successi commerciali, di critica ed hanno anche portato a casa diversi premi in importanti festival cinematografici o agli Oscar.

Al di là di questa nota di personale disappunto, iniziamo come di consueto dalla classifica settimanale:

(Fonte Dati Cinetel)

L’esordio del film di Del Toro presso i nostri lidi ricalca bene o male quello ottenuto negli altri mercati europei (Francia 860.000 euro, Russia 820.000 euro, UK 670.000 euro, Spagna 510.000 euro), eccezion fatta per la Germania dove il film ha incassato appena 180.000 euro. La profonda crisi del cinema americano contemporaneo la si coglie da diversi fattori, uno di questi è sicuramente rappresentato dal fatto che per produrre un thriller interpretato da un cast di divi di Hoolywood sia necessario l’interesse di un regista messicano fresco vincitore di premio Oscar. Sfortunatamente la performance di questo film non incoraggerà in futuro i produttori ad investire sulla distribuzione in sala di questo genere di pellicole, la ripresa è ancora lunga e quando anche questa categoria di prodotti comincerà a rientrare del proprio budget con gli incassi cinematografici allora potremo dire di essere a buon punto. Per comprendere come la pandemia abbia infierito su questo segmento della produzione cinematografica, basti pensare che l’ultimo film del regista messicano (certamente anche aiutato dalla vittoria agli Oscar) vendette 1.363.279 biglietti soltanto in Italia (lambendo i 10 milioni di euro).

Come già qui previsto la settimana scorsa “Il Lupo e il Leone” ha avuto un’ottima tenuta nel suo secondo weekend di programmazione, confermando ancora una volta come questa tipologia di prodotti per le famiglie, se sostenuti da un buon passaparola, possono essere preziosi serbatoi per il box office nostrano, soprattutto in periodi di magra come quello attuale. La bontà della tenuta è espressa eloquentemente dal calo di appena il 15% subito dal film in questo weekend.

Una buona notizia è rappresentata dal documentario “Ennio” realizzato dal cineasta italiano Giuseppe Tornatore, che ripercorre la vita e la carriera di uno dei più grandi musicisti di sempre, ossia Ennio Morricone. Al di là dell’indubbia qualità della pellicola è da sottolineare come il rilascio in sala di documentari che affrontano, in modo più o meno biografico, figure di tale rilievo sembra ancora avere una sua ragion d’essere; infatti il buon risultato ottenuto dal film sul compositore romano si inserisce nella scia già tracciata da prodotti quali: “Chiara Ferragni-Unposted” e “Mi chiamo Francesco Totti”. Tutti e tre i personaggi al centro di questi documentari provengono da campi diversi (musica, calcio e moda) ma sono riusciti comunque a catalizzare l’attenzione di un pubblico piuttosto ampio (il documentario sull’ex capitano della Roma incassò 592.000 euro mentre quello sulla influencer più celebre d’Italia ben 1.6 milioni) in periodi di tempo peraltro ristretti. Spesso infatti questi documentari permangono in sala per appena 3-4 giorni, per di più infrasettimanali. Il risultato di “Ennio”, comunque da accogliere con benevolenza visto il periodo, pur essendo stato avvantaggiato da un’uscita nel weekend, è stato sicuramente invece in parte fiaccato dalla sua durata di tre ore (praticamente il doppio di quella degli altri due film), fattore che avrà costretto molti cinema a poterlo proiettare per un esiguo numero di spettacoli.

Per il nostro box office inizia ora un ulteriore e spaesante periodo di magra (dovuto anche a scelte distributive incomprensibili, tra le quali rientrano i rinvii di “Licorice Pizza” e “Spencer”) che si protrarrà fino all’uscita di “Omicidio sul Nilo” il 10 Febbraio, dai prossimi weekend dunque bisognerà aspettarsi numeri ancora più sconfortanti di quelli ai quali stiamo già assistendo.

Piccola nota a margine.

In Francia il parlamento ha legiferato riguardo le nuove finestre distributive di rilascio dei film, in sala e non solo. Dal 10 Febbraio i film potranno:

  1. Essere acquistati in copia fisica o noleggiati non prima di quattro mesi dalla realese cinematografica
  2. Essere trasmessi da Canal+ (la più importante tv privata a pagamento francese) dopo 6 mesi
  3. Approdare in streaming su Netflix dopo 15 mesi, dopo 17 mesi su Disny Plus e Prime Video e dopo 22 mesi (quasi due anni) su canali tv in chiaro

Questo implica per esempio che i film Marvel che da noi, e in gran parte del resto del mondo, vengono rilasciati su Disney+ dopo appena 3 mesi, in Francia lo saranno dopo più di un anno. Un abbonato a Disney+ in Francia potrà vedere Eternals sul servizio streaming solo nel 2023, mentre da noi il film è già uscito.

Netflix ha un vantaggio di alcuni mesi sugli altri competitor perché ha deciso di pagare allo Stato francese una cifra di diverse centinaia di milioni ogni anno per finanziare produzioni locali.

Se si intende salvare la sala queste sono le leggi che vanno ideate e attuate per regolamentare le finestre distributive, altrimenti a regnare sarà soltanto un’anarchia che finirà per danneggiare tutta la filiera.

-Alessio Minorenti