Articolo pubblicato il 13 Aprile 2022 da wp_13928789
Enrico Vanzina, dopo la prematura scomparsa del fratello Carlo, con cui ha lavorato in coppia per oltre trentacinque anni, ha deciso di intraprendere la strada del regista, per continuare a raccontarci le sue storie, e proseguire la tradizione della commedia leggera “vanziniana”.
Dopo il non riuscito “Lockdown all’italiana”, sbagliato in tutto, si sceglie di fare un film al femminile, che raccontasse la storia di tre sorellastre ( Serena Autieri ; Giulia Bevilacqua ; Chiara Francini ) che trascorressero le vacanze estive nella villa di famiglia al Circeo, per sfuggire ai problemi coniugali. Con loro anche la massaggiatrice e amica delle tre (Rocío Muñoz Morales).
Fa strano pensare che uno sceneggiatore attento e pronto a fotografare l’Italia, come Enrico, si ritrovi a scrivere una storia così scialba e non coinvolgente, che si sforzi di citare “Cechov“, o “Tolstoj“, senza mai riuscire a centrare il punto, e soprattutto far ridere. Da estimatore del lavoro dei Vanzina, portandogli rispetto, pensando a quante loro commedie abbia gradito, e visto con interesse, mi sono stupito di come la mancanza di Carlo sia così evidente, specialmente perché a livello registico non si riesce mai a nascondere un deficit di scrittura marcato ed esplicito, tant’è che la messa in scena risulta costantemente inespressiva, vuota, senza alcun guizzo, o capace di raccontarci ciò che la scrittura pecca nel voler dire.
Alla mente mi tornano film divertenti dedicati alla donne e ai rapporti interpersonali in famiglia, come “Quello che le ragazze non dicono”, oppure il sottovalutato ma bellissimo “Il Pranzo della Domenica”, e noto proprio come sia cambiato tutto, come non ci sia più quella forza comica, e prorompente di Enrico, con la sua penna pronta a documentare i vizi, le virtù, i pregi e i difetti del nostro bel Paese.
Uno strano effetto lo si prova sin da principio, quando il film vorrebbe farti credere che si stesse svolgendo nel 2019′, ma ahimè è impossibile non rendersi conto che sia stato girato in pieno periodo “Covid”. Si poteva allor giocare con la prima Estate degli italiani, con restrizioni, con un sotto testo che potesse abbracciarsi anche con ciò che già aveva provato a raccontare Vanzina con il film precedente. Noi ce la ricordiamo l’ultima vacanza quando ancora non ci immaginavamo che un virus avrebbe cambiato qualsiasi piano, e certo non è come quella, deserta, e solitaria, che ci viene malamente mostrata nel film. Aggiungiamo il fatto che, per quanto sia palese l’intento del regista di rompere gli schemi, sfondando (perché?) la quarta parete, e trascinandoci in un clima teatrale, con tante citazioni fini a sé stesse, la trama non si capisca mai dove voglia andare a parare, con un primo atto in cui in maniera raffazzonata e vuota si sbrighino le faccende famigliari, e la conseguente decisione di passare le vacanza al Circeo, e un secondo e terzo atto dove si dovrebbe restare coinvolti da una situazione mal scritta, in cui le tre sorelle, di madri diverse, e solito padre, si lascerebbero sedurre, così come la massaggiatrice, dallo stesso uomo, per poi rendersi conto sul finale, di essere state manipolate tutte, e che quindi, messaggio che passa, gli uomini siano tutti colpevoli.
A me sta bene criticare il mondo maschile, e lodare la tenacia e la perseveranza delle donne, ma se tutto ha un senso. Qua non riusciamo a districarci dalla ridondanza di solite situazioni ripetitive e per nulla coinvolgenti o pronte a scaturire le risa del pubblico. La regia spenta, col pilota automatico, ed i soliti raccordi riempitivi, con queste panoramiche sul luogo di villeggiatura, risultano estenuanti, ma soprattutto testimonianza di quanto forse, per Enrico, la strada della regia non sia quella giusta, e di quanto potrebbe continuare a sforzarsi e a ritrovare quella grinta comica, nello scrivere sceneggiature, magari coadiuvato da un altro regista, con cui poter andare a braccetto. Questo per rispetto verso una carriera ormai quarantennale, ricca di successi, e film importanti, per quanto spesso, ingiustamente, criticati per pregiudizio.
Unica nota interessante della pellicola, approdata su “Prime Video”, in questo Gennaio del 2022′, poteva essere la toscana Chiara Francini, che nel film interpreta una costumista, e che risulta una cinefila con la puzza sotto al naso, che chiama i grandi autori per nome, come se fosse grande amica di ognuno di loro, detestando il cinema comico leggero, ma che forse, zitta zitta, fosse la prima a vedersi i film con “Bombolo”. Una chiara rappresentazione di un certo tipo di pubblico snob che realmente esiste, che Vanzina conosce, e che cita in maniera auto ironica in un suo film. Peccato che questa trovata intelligente lasci il tempo che trovi, in quanto viene mal giocata, per soffermarsi invece su una storia di bugie e tradimenti tra sorelle (destinate a soffrire sempre e ad accontentarsi) che culminerà con un matrimonio, totalmente a caso, solo per far apparire il padre delle tre, nonché narratore del film, e cioè Luca Ward : sprecato e inutile ai fini della trama, così come uno spento Troiano, e Rosolino.
Per noi amanti del genere, ci sale tanta malinconia e tristezza, pensando che non esista più quel cinema dal sapore… di mare, che ci mostrasse delle vacanze… di Natale, e che ci facesse capire quello che le ragazze… non dicono.
Augurando un futuro roseo ad un uomo rimasto senza fratello, e storico collaboratore, sono costretto a bocciare questo film, brutto, e mal riuscito, ma con la speranza che qualche fiamma scintilli ancora, e che si possa tornare a ridere, e stare bene, con la commedia leggera vanziniana.
Paolo Innocenti
3/10