Box Office 31/01-06/02: Il deserto dei Tartari

Articolo pubblicato il 19 Marzo 2022 da wp_13928789

Obiettivo di questa rubrica dedicata al box office italiano sarebbe quello di cogliere le tendenze generali del nostro mercato partendo dall’analisi dei dati della settimana precedente, cercando poi di fare confronti con pellicole paragonabili a quelle prese in considerazione, provando tramite la rielaborazione di questa serie di dati a dare una fotografia il più fedele possibile del business della sala in Italia. Purtroppo questo tipo di procedimento è sostanzialmente inapplicabile utilizzando come base di partenza i dati di questo ultimo weekend. Partiamo prima però con i dati dell’ultima settimana:

(Fonte Dati Cinetel)

Questo weekend è in calo del 36% rispetto a quello scorso, già uno dei più deboli dalle riaperture, e vede tutti i film della top ten avere tenute tra il decoroso e il deludente, va tuttavia considerato che ormai i film nel nostro mercato hanno aperture talmente modeste che l’avere una buona dei cali contenuti sfortunatamente non è un indicatore particolarmente affidabile per giudicare la buona riuscita di un film. A chi si deve imputare questa estrema e deprimente povertà del box office italiano? Visto il periodo in cui ci troviamo e che con un botteghino così scarno anche poche centinaia di migliaia di euro possono significare sostanziali variazioni percentuali tra un weekend e l’altro, risulta difficile se non impossibile non addossare una gran parte della colpa di questo desolante scenario alle scellerate scelte della distribuzione italiana. E’ incomprensibile infatti capire le ragioni dietro ai continui rinvii degli ultimi mesi che hanno visto film come “Belfast”, “Licorice Pizza”, “Spencer” e tanti altri essere spostati senza criterio in periodi in cui si ritiene che in forza di loro vittorie agli Oscar (per gli analisti affatto scontate al momento) saranno in grado di raggiungere una più ampia fetta di pubblico. Ciò che purtroppo i distributori italiani non comprendono è che il pubblico italiano è stato (commercialmente) decimato nel post-pandemia e che non sarà qualche vittoria agli Oscar a convincerlo a tornare in sala in massa. La battaglia per la sopravvivenza della sala si sta combattendo, spesso più seriamente che in Italia, in tutto il Mondo e alcuni Paesi stanno faticosamente cominciando a raccogliere i primi frutti proprio ritornando a fornire il mercato di un numero di titoli paragonabile a quello pre-pandemia. Un velo pietoso va poi steso sulle produzioni italiane che hanno lasciato completamente sguarniti i cinema per più di due mesi, rifugiandosi tutte nella finestra che va da fine Marzo ad inizio Aprile, probabilmente sperando che qualche combinazione astrale favorisca il buon andamento dei loro film al botteghino.

Il Pnrr è stato annunciato dal Presidente del Consiglio Draghi e il Ministro Franceschini in prossimità di Cinecittà, proprio per sottolineare il ruolo centrale che avrebbero avuto gli investimenti in attività culturali per la ripresa del Paese. Ebbene a distanza di mesi si può dire senza timore di smentita che ormai la sala cinematografica in Italia ha più un valore archeologico che propriamente artistico e ci auguriamo dunque che almeno questi fondi servano a ridare vita ai succitati studi di Cinecittà, dove ormai decenni fa si faceva il più bel cinema del mondo.

Alessio Minorenti