L’AMICA GENIALE 3 – La recensione della 1° e della 2° puntata

Articolo pubblicato il 19 Marzo 2022 da wp_13928789

Dopo il successo della prima stagione, rilasciata sulla Rai nel 2018, e dell’altrettanto successo della seconda stagione nel 2020, torna sul piccolo schermo L’Amica Geniale: la serie evento che ha conquistato ben 162 paesi in tutto il mondo.

Tratta dall’omonima tetralogia di romanzi di Elena Ferrante, la terza stagione (sottotitolata “Storia di chi fugge e di chi resta“) è composta da otto episodi, che andranno in onda a coppie di due nelle prossime Domeniche di Febbraio.

Oggi analizziamo la prima e la seconda puntata. Ma prima è doveroso un piccolo riassunto su quanto raccontato in precedenza… Dove eravamo rimasti?

Ricordiamo tutti Lila e Lenù, le due protagoniste interpretate rispettivamente da Gaia Girace e Margherita Mazzucco, due giovani attrici molto promettenti, sulle cui spalle poggia l’intero prodotto televisivo. Tutto parte negli anni ’50, in un Rione nelle zone di Napoli. I due personaggi stringono un forte legame sin da piccole, seppure complicato. Elena (Lenù) prosegue gli studi, mentre Lila è costretta a rinunciarvi data la sua estrazione inferiore. Tuttavia quest’ultima manifesta sin da subito un’intelligenza fuori dal comune. Lenù è follemente innamorata del suo coetaneo e vicino (Nino Sarratore). Lila sposa invece Stefano Carracci, abbandonando la povertà in cui era cresciuta. In seguito comincia una frequentazione segreta con Nino, scatenando le gelosie dell’amica. Le due si perdono di vista per un po’. Lila rimane incinta di Nino e lascia suo marito. Poco dopo però viene abbandonata anche dal ragazzo e, ormai sola, accetta l’aiuto di Enzo, un vecchio amico che la prende sotto la sua ala protettiva. Per mantenersi, comincia a lavorare come operaia in un salumificio. Nel frattempo Elena si è trasferita a Pisa, dove si laurea e inizia la stesura del suo primo libro, che verrà pubblicato poco dopo.

Ed è esattamente da qui che riprende la trama della terza stagione de L’Amica Geniale.

Ancora una volta ascoltiamo la voce di Alba Rohrwacher, che narra allo spettatore le vicende dal punto di vista di Elena, adulta. Saverio Costanzo viene sostituito alla regia da Daniele Luchetti (Mio fratello è figlio unico, Io sono tempesta), mentre nel cast riconosciamo molti volti delle stagioni precedenti.

Ora si va verso la maturità, nell’età adulta. Lenù diventa a tutti gli effetti una scrittrice e accetta la proposta di matrimonio di un buon partito di famiglia benestante. Nel contesto tumultuoso e rivoluzionario degli anni ’70, la sua avviata carriera sembra essere ostacolata da una società politicamente divisa e culturalmente bigotta, che vede l’audacia della sua scrittura come uno specchio di un’attitudine lasciva della stessa autrice. La prima puntata è interamente incentrata su di lei. Fra comizi studenteschi e solidarietà femminile si attraversano temi estremamente importanti, rappresentazione di una vera svolta del quotidiano e più in grande di un cambiamento radicale a livello nazionale e globale.

Nella seconda puntata il focus si sposta su Lila, che appare ora come madre trascurata, persa nella collera e umiliata da un lavoro sfiancante che la consuma al punto di ammalarsi. Il passato non ha più valore per lei, disillusa persino nei sentimenti. Menzione speciale va fatta alla prestazione attoriale della Girace. Immersi nei cosiddetti “Anni di Piombo”, forte è la matrice comunista e si accenna in tal caso alla nascita delle brigate rosse, organizzazione rivoluzionaria di estrema sinistra che favoriva la lotta armata per i propri fini. Rispetto a quanto descritto nel primo episodio, si fanno più spesse le differenze gerarchiche fra individui, sia di genere che di classe. Il potere è uomo, e la donna è un mero strumento nelle sue mani. Non ci sono studenti ribelli, come nell’ambiente di Lenù, bensì operai sfruttati senza ritegno e in cerca di una voce.

Sul versante della sceneggiatura, dunque, questi due primi episodi rivelano delle psicologie a confronto, che confluiranno (lo dice la storia) su un terreno condiviso. E nel dire questo non ci si riferisce esclusivamente ai personaggi di Lenù e Lila, ma a veri e propri gruppi di persone, esponenti di un’ideologia ben salda.

Una partenza magistrale, con una regia impeccabile e una narrazione coinvolgente.

La recensione de L’Amica Geniale continua il prossimo Lunedì. Fino a quel momento restiamo in piacevole attesa.

Paola Perri

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