“C’ERA UNA VOLTA IL CRIMINE” – Stavolta è… GUERRA!

Articolo pubblicato il 13 Aprile 2022 da wp_13928789

Come si evince dal sottotitolo qua sopra, per questo terzo capitolo dedicato ai viaggi nel tempo, Massimiliano Bruno ci riporta ai periodi duri e difficili della “Seconda Guerra Mondiale”. I nostri protagonisti si ritroveranno impossibilitati a tornare nel presente, dopo aver rubato la “Gioconda” ai francesi, con tanto di tedeschi alle costole.

Facciamo però un passo indietro…

Tutto è iniziato nel 2019, quando uscì nelle sale “Non ci resta che il crimine”, una bella e divertente commedia/fantasy che narrasse la storia di alcuni amici che si ritrovassero catapultati nella Roma della “Banda della Magliana”, dovendo stare attenti a non cambiare le sorti del futuro, modificando il passato, ma anche a non combinare troppi danni prima di tornare nella contemporaneità. Le derive erano chiare, le citazioni anche, con un bel cast formato dal trio “Gassmann, Giallini, Tognazzi”, che si unisse poi al cattivissimo Renatino, interpretato da Edoardo Leo. Era molto interessante l’idea di base, anche perché in Italia raramente vediamo cose di questo genere, senza ovviamente dimenticarci Benigni e Troisi ( Non ci resta che piangere ), o le pellicole Vanziniane ( Il cielo in una stanza ; il dittico di “A Spasso Nel Tempo” ; “Torno Indietro e Cambio Vita) che trattassero l’esplorazione temporale e che abbiano fatto da apripista.

Con “Ritorno al Crimine”, uscito esclusivamente on demand nel 2021, causa Covid, la storia diventò ancora più ricca di intrecci, di guizzi intelligenti, e portatrice sana di divertimento e rimandi ai blockbuster che tutti conosciamo. Sul finale, al grido di “PIJAMOSE A ‘GGIOCONDA” si faceva intuire quanto si potesse ancora dare, costruire, immaginare, facendo muovere il nostro trio, più i personaggi secondari, nello spazio/tempo, in mirabolanti altre avventure. Specialmente questo seguito riusciva a colpire per quanto fosse capace di mettere in scena una storia che si articolasse su più piani temporali, con effetti concatenanti che si scatenavano ad ogni minimo errore, e la consapevolezza di doversi salvare la vita ad ogni costo.

Mi aspettavo quindi qualcosa di ancor superiore, incisivo e sorprendente da questo ipotetico capitolo finale, dal titolo “C’era Una Volta Il Crimine” ; specialmente dopo aver letto che si svolgesse in un periodo così delicato e doloroso per tutto il mondo.

Partiamo dicendo che uno degli storici protagonisti, Alessandro Gassmann, manchi all’appello, lasciando spazio a Giampaolo Morelli, perché desideroso di dedicarsi ad altro genere di film, soffermandosi sulla regia.

Nel complesso la pellicola può risultare d’intrattenimento e magari strappare qualche risata (divertenti le scene del servizio fotografico al Duce, o della partita a carte con Pertini), ma tutto ciò non basta, conoscendo la tradizione della “Commedia all’Italiana”, per rendere il film riuscito.

Nessuno si aspettava una tragedia, ma delude il fatto che Bruno, regista capace e con una bella filmografia alle spalle, non osi, non affondi mai nella storia, la lama tagliente della “Storia”, preferendo fare un passo indietro quando, più e più volte, si sarebbe veramente potuta mostrare la vera cattiveria dei nazisti, perpetrata ai danni di innocenti. Risulta poco credibile che, in ogni situazione, nessuno dei protagonisti subisca un danno fisico, o ahimè muoia, come accadeva nel passato del nostro Cinema, quando la Commedia riusciva a trattare in termini ironici vicende drammatiche, ma con regole ben precise, niente patetismi, retorica, o finali a tarallucci e vino. Per quello che forse sarebbe stato l’ultimo capitolo (anche perché dopo la tragedia della Guerra, cosa racconti e come puoi tornare a situazioni più leggere?) l’amarezza l’avremmo voluta sentire maggiormente, piuttosto che far sì che la morte colpisse solamente i personaggi di contorno, e che si andasse incontro al puro e semplice voler divertire, restando sempre però in superficie, piuttosto che andare invece a fondo al tipo di storia che si è scelto di raccontare. A questo punto il film si sarebbe davvero potuto basare esclusivamente sulla farsa comica, mostrandoci i nostri protagonisti alle prese con il furto della Gioconda (che invece viene risolto in pochi istanti, attraverso l’espediente del fumetto su schermo che racconti come sia andata), piuttosto che sulla piaga della Guerra. Se si opta per il dramma, io mi aspetto più coraggio, come vuole la tradizione nostra italiana.

Mi è sembrato un “vorrei ma non posso”, quasi come se ci fosse il timore di deludere un pubblico non più abituato a certi tipi di film, desideroso solo di divertirsi. Niente di male in tutto questo, solo che allora si poteva evitare di tirare in ballo la Guerra, basandosi totalmente su altro, viste le opportunità che una saga del genere ti offrirebbe.

Nel complesso, anche il finale, risulta tirato via, anticlimatico e sbrigativo, se pensiamo che forse avrebbe dovuto segnare la fine di tutto. I personaggi ritornanti del primo capitolo, come Edoardo Leo o Ilenia Pastorelli, si limitano a essere poco più che comparse, per niente incisivi e quasi evitabili, seppur sia divertente vedere la criminalità organizzata romana degli anni ’80, a combattere contro i tedeschi nel ’40. Peccato per come ci si arrivi a tal momento, non giocandoci bene, come Bruno sa fare.

Da estimatore del progetto, anche editorialmente, mi aspettavo decisamente qualcosa di migliore. Peccato non aver fatto quel piccolo passo avanti, ma che in realtà avrebbe cambiato del tutto le cose.

Attendiamo il prossimo lavoro del regista, sperando sia più convincente!

Paolo Innocenti

5.5/10

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