The Blind Side: un film sull’accettazione del prossimo

Articolo pubblicato il 30 Aprile 2022 da Paola Perri

The Blind Side (traduzione letterale: “Il Punto Cieco”) è un film del 2009, scritto e diretto da John Lee Hancock (Saving Mr. Banks), basato sul libro di Michael Lewis “The Blind Side: Evolution Of A Game“. 

La trama propone un racconto biografico sulla vita di Michael Oher, ragazzo nero adottato da una famiglia benestante di cristiani bianchi. Ripercorriamo tramite la narrazione la problematica adolescenza del personaggio, fino al successo come giocatore professionista di football americano.

All’interno del cast riconosciamo Sandra Bullock, vincitrice per la sua performance del premio Oscar alla Migliore Attrice, accompagnata dal co-protagonista Quinton Aaron (Big Mike), Tim McGraw, Kathy Bates e una giovanissima Lily Collins.

La storia si divide abilmente fra le vicende drammatiche che toccano in prima persona i protagonisti e il documentario sportivo, esaltando l’importanza di temi quali il valore della famiglia, l’integrazione e l’accettazione del prossimo, la lotta alla discriminazione.

Il diciassettenne Michael, soprannominato da molti Big Mike per la sua stazza fisica massiccia, proviene da una famiglia alquanto disastrata. Il distacco dalla sua madre biologica, da tempo tossico-dipendente, lo porterà casualmente sulla soglia di casa dei Tuohy, una famiglia cristiana ed inclusiva. 

Già dopo il primo incontro, la madre di famiglia Leigh Anne (Sandra Bullock) sembra comprendere i disagi del giovane introverso, il quale non dimostra di avere particolari passioni o spiccate propensioni artistiche e culturali se non per il football, in cui si rivelerà effettivamente un ottimo giocatore.

Tra i due nasce immediatamente un legame di affetto reciproco, cosa che ufficializzerà l’entrata di Michael nella famiglia Tuohy in quanto figlio adottivo, con il ben volere del marito di Leigh Anne e dei loro figli.

Tuttavia, la famiglia dovrà combattere duramente contro le convenzioni e le ideologie discutibili di uno stato ancora troppo conservatore. Il colore della pelle di Michael diventa implicitamente per molti sinonimo di “diversità”, motivo di scherno ed emarginazione, soprattutto nell’ambiente scolastico in cui il ragazzo fa fatica ad inserirsi. Ma se il film rende chiaro qualcosa, è che L’unione fa la forza! 

E si, è possibile scardinare determinati preconcetti altrui.

Come è possibile, con un po’ di impegno, raggiungere un agognato obiettivo.

Insomma, è un film caldamente consigliato, perché sottolinea l’importanza di tematiche sempre attuali. E seppure con toni abbastanza leggeri, conduce lo spettatore su un sentiero di riflessione interessante.