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Hustle: una storia di talento e riscatto

Stanley Sugarman (Adam Sandler) è un ex giocatore di pallacanestro, oggi importante osservatore e scout per i Philadelphia 76ers, che sta affrontando un periodo difficile della sua carriera e della sua vita. Stanley è sempre in viaggio in giro per il mondo alla ricerca di nuovi talenti e giocatori per la franchigia NBA, quindi molto lontano dalla moglie Teresa (Queen Latifah) e da sua figlia Alex (Jordan Hull), la sua famiglia. Il suo sogno, però, è allenare e, grazie alla scoperta di un giovane ragazzo tedesco, si guadagna un posto da assistant coach per i 76ers. L’improvvisa morte di Rex Merrick (Robert Duvall), il presidente della squadra e l’unica persona su cui poteva contare veramente, porta Stanley nuovamente ai margini dalla nuova dirigenza presieduta dal figlio di Rex, Vince Merrick (Ben Foster), e viene mandato ancora una volta alla ricerca di nuovi talenti. Un’altra serie di viaggi lontano da casa e dalla sua famiglia lo portano in Spagna dove, per puro caso in un campetto di periferia, incontra Bo Cruz (Juancho Hernangómez), un ragazzo dal passato difficile, nel quale il talent scout intravede un talento cristallino. 

“Ho lavorato nella Lega per trent’anni e alla fine… non conto niente.”

Hustle”, così si intitolata l’Originale Netflix, concentra l’attenzione fin da subito sul percorso che deve affrontare il suo protagonista: Stanley Sugarman incarna il tipico personaggio che incontra una serie di ostacoli lungo la sua vita, ma che quando arriva al limite trova l’escamotage e l’opportunità di avere un’ultima e decisiva chance per dire la sua e provare ancora una volta a raggiungere i suoi obiettivi. Uno stereotipo “lavorato” a dovere che incarna appieno la forza del film e della storia. Quante volte questo meccanismo è stato utilizzato? Basti pensare al recente “Tornare a Vincere” (“The Way Back”, 2020) con protagonista Ben Affleck che, seppur con un background ed uno sviluppo narrativo diverso, si trova ad affrontare una situazione simile. Qui entrano in gioco una serie di altri elementi che favoriscono la riuscita del progetto poiché, oltre alla grande interpretazione di Sandler, funziona anche il resto del cast: da quelli interpretati da veri e propri attori a quelli interpretati da chi si occupa di ben altro come i vari giocatori, dirigenti, addetti ai lavori della NBA e non solo. Alcuni di loro incarnano loro stessi, mentre altri si trovano a far parte ancor di più della narrazione interpretando personaggi creati ad hoc per il film. Questo accade con il co-protagonista Bo Cruz, Juan Alberto Hernangómez Geuer è un cestista spagnolo professionista ad oggi degli Utah Jazz, un’altra franchigia statunitense. Juancho è un ragazzo che si ritrova ad affrontare un compito non così semplice, ma se la cava portando in scena un personaggio con delle insicurezze, che affronta un percorso tutt’altro che semplice dimostrando delle buone capacità nel rimanere credibile dall’inizio alla fine. Queste storie, sia quella di Stanley sia quella di Bo, viaggiano in parallelo e si supportano a vicenda al fine di raggiungere entrambe l’obiettivo finale: da una parte ottenere il tanto agognato posto da coach, dall’altro vivere il sogno di giocare nel miglior campionato del mondo di pallacanestro. Quello che affascina, però, non è il finale, ma osservare i vari ostacoli, sfide e colpi di scena che i due affrontano assieme. L’aspetto più interessante è, quindi,  guardare e vivere questa parabola che segue un suo schema ben preciso, ma a cui non manca sicuramente il cuore. 

“Essere uno che scopre un talento conta in questo lavoro. Voglio prima capire quello che è meglio per lui. Ha una figlia da mantenere.”

Insomma “Hustle” è un dramma sportivo che pare in tutto e per tutto il classico biopic hollywoodiano. Non è così perché i protagonisti sono frutto della fantasia degli autori di questa storia dalle radici reali, ma da cui semplicemente trae ispirazione per la creazione di un film sulla redenzione e sul riscatto attraverso uno degli sport più cinematografici di sempre. Non manca la componente umana, la profondità e un bel messaggio di fondo che, nella sua prevedibilità, riesce comunque nell’intento di emozionare lo spettatore. Non si tratta di un film d’autore, ma di un prodotto che nella sua semplicità trova la sua forza, grazie anche ad una splendida interpretazione di Adam Sandler, attore considerato quasi unicamente l’ambasciatore della commedia americana più becera, ma che nasconde all’interno della sua filmografia delle piccole perle come ad esempio  Diamanti Grezzi” (“Uncut Gems”, 2019) di Josh e Benny Safdie ed anche questo nuovo  e sorprendete Originale Netflix, disponibile sulla piattaforma da oggi 8 Giugno 2022. 

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