AlRawabi Schools for Girls: La Gioventù Giordana

Articolo pubblicato il 17 Giugno 2022 da Carmine Marzano

Sulle piattaforme streaming, si possono avere i proprio rispettabili giudizi in proposito, però bisogna comunque riconoscere, che se si cerca bene, tra i vari contenuti da loro distribuiti o prodotti, ci siano delle vere e proprie chicche provenienti da paesi cinematograficamente sconosciuti, che grazie a tali servizi come Netflix, ottengono visibilità, che fino a qualche anno orsono sarebbe stata loro impossibile.
L’attrice, sceneggiatrice e regista Tima Shomali, è un nome che qui in occidente non dice nulla a nessuno, eppure in Giordania risulta essere un fenomeno nazionale; laureata in economia aziendale – data l’assenza di scuole di cinema nel suo paese ad inizio del millennio -, è divenuta celebre nella sua area, per aver realizzato milioni di visualizzazioni, tramite la propria serie web “Femaleshow”, attirando l’attenzione dei canali TV, che hanno deciso di trasmetterlo, ampliando ulteriormente il successo, sensibilizzando gli spettatori sui temi cari all’autrice, come l’emancipazione femminile, la necessità di superare gli stereotipi e la lotta per un’istruzione paritaria anche per le donne.
La notorietà guadagnata, ha fatto si che Tima Shonali, potesse realizzare un suo progetto personale da lungo tempo coltivato, trovando i finanziamenti e la distribuzione necessaria tramite Netflix, scrivendo e dirigendo la miniserie in 6 episodi AlRawabi School for Girl (2021), ottenendo un successo senza precedenti per una produzione Giordana, venendo tra l’altro doppiata in svariate lingue principali, tra cui la nostra italiana.

 

Nell’accecante colore rosa, che assieme ad un chiarissimo sole raggiante, domina cromaticamente le pareti del prestigioso istituto femminile AlRawabi, con tanto di divise anch’esse rosa, indossate dalle studentesse, instillano nella mente dello spettatore, sensazioni come l’armonia, la calma, la pulizia ed un ordine razionale delle cose, quando in realtà in tale scuola sopraffazione ed oscurità, la fanno da padrona nei rapporti tra le studentesse, al capo delle quali si pone in cima la popolare, bella ed intraprendente Layan (Noor Taher), spalleggiata dalle amiche Rania (Joanna Arida) e Roqayya (Salsabiela A.). Nessuno osa opporsi a loro per via della paura sia di ritorsioni, sia del fatto di come la leader Layan, risulti intoccabile, a causa della protezione della preside Faten Qadi (Nadera Emaran), la quale teme conseguenze negative per la scuola a causa del potente padre della ragazza.
La protagonista Mariam (Andria Tayeh) è una ragazza brillante, un po’introversa, femminista (vedere le locandine nella sua stanza), ma fondamentalmente retta ed onesta, si ritrova ad essere l’ultima delle numerose studentesse perseguitate dal trio, solo che a differenza delle altre, risponde a tono alle loro provocazioni. Miriam ha tentato, tramite una soffiata anonima, di far punire Layan dalla preside, senza però ottenere risultati apprezzabili, finendo con il venir scoperta e pestata malamente da costoro, senza ricevere alcuna giustizia dalle autorità preposte. Ferita, umiliata, redarguita dalla madre, rinnegata dalla migliore amica Dina (Yara Mustafa), venendo inoltre costretta a seguire un percorso di psicoterapia; oramai conscia dell’inutilità di chiedere l’intervento delle istituzioni scolastiche, che tramite la Faten coprirebbero tutto per il buon nome dell’istituto, la ragazza decide di escogitare un piano di vendetta, per colpire nell’ordine Roqayya, Rania, Layan ed infine la preside, venendo aiutata nel progetto, dalla nuova arrivata Noaf (Rakeen Sa’ad).

AlRawabi School for Girls è un progetto che mi sta molto a cuore. Descrive le storie e le lotte delle giovani donne arabe in una luce che non abbiamo mai visto prima nella regione, in particolare con questa fascia di età. È uno spettacolo che nasce dagli occhi delle donne, sulle donne e sono molto felice di collaborare con Netflix e di avere l'opportunità di raccontare le storie delle giovani donne nella nostra regione su una piattaforma così globale

“Noi ragazze AlRawabi siamo innovatrici, percorritrici e rivoluzionarie”, queste parole dell’inno scolastico, come un vero e proprio tormentone, attraversano i 6 episodi della serie, chiudendo la narrazione sulle dolenti note di esse, in un’amara distruzione di tali parole, perché la serie più che mostrare interesse per il ritratto di un’adolescenza dolorosa ai giorni nostri, ha i suoi notevoli punti di forza, nel mostrare le tematiche del bullismo, dell’essere una femmina e l’importanza dell’istruzione, innestando tali elementi nel contesto geopolitico del medio oriente in cui si colloca la Giordania.
Shomali mette al centro queste sei ragazze, relegando gli adulti in un fuoricampo ponderato, per via di un’impossibilità di instaurare un dialogo con costoro da parte dei giovani, mentre la componente maschile è quasi inesistente, ma non per questo assente, poiché gli effetti della società patriarcale si sentono in modo immanente nell’arco della miniserie, costringendo la ragazze a barcamenarsi tra il desiderio di libertà insito nella modernità, con il peso notevole delle antiche tradizioni socio-religiose, portate avanti da padri violenti, fratelli folli e molestatori.
Nonostante la scuola sia un ambiente rispettoso delle tradizioni religiose islamiche, è un luogo laico, dove però, la concezione della donna subordinata a quella maschile, non riesce mai a venire del tutto meno, basti vedere il tradizionalismo della professoressa Abeer (Reem Saadeh), nel redarguire Layan e Rania per indossare in piscina a suo parere un costume troppo “rivelatorio” delle loro forme, oppure una delle componenti del trio Roqayya, indossare perennemente un “hijab” ed indumenti con maniche lunghe, che le lasciano scoperte solo il volto e le mani, sintomo di una provenienza familiare dove il rispetto per la religione è molto forte.
Lontana da qualsiasi concessione allo zucchero, al rosa o ad un femminile da quattro soldi, Shomali, indaga sulla condizione delle ragazze nel suo paese ai giorni nostri, mettendone in scena il malessere, che esplode tramite atti di bullismo psico-fisico, dagli effetti spietati, perché amplificati dai canali social. Mariam è l’esempio perfetto di come una persona tutto sommato mite, possa diventare un soggetto freddo mosso dall’unico desidero di vedere soffrire i propri carnefici; la recitazione della sua interprete Andria Tayeh, risulta impeccabile nel tratteggiare una ragazza oramai priva di qualsiasi empatia verso il prossimo, mossa solo dalla rabbia, nel volere una propria personale giustizia, travolgendo chiunque si metta innanzi a lei, pure le sue compagne Dina e Noaf, qualora fosse necessario.

 

A differenza di un prodotto americano, che dopo un po’ cercherebbe di prendere le distanze dall’atteggiamento di Mariam, tentando di virare su uno stucchevole moralismo, Tima Shomali invece non vuole essere la maestrina di nessuno, perchè nonostante l’abisso in cui è precipitata la ragazza, non abbandona mai uno sguardo empatico nei suoi confronti; in fondo, il cambiamento psicologico della ragazza è frutto del fallimento delle istituzioni e del mondo adulto, incapace di intervenire adeguato, perché nella serie anche quando ciò accade, la sua presenza porta solo a grandi disastri.
La struttura di miniserie, permette a Tima Shomali di concentrarsi sempre sui temi impostati sin dall’inizio, asciugando i tempi della narrazione, senza inutili divagamenti o decompressioni atte ad allungare il brodo, anzi, forse si agisce qua e là un po’ troppo per sottrazione, talvolta gradita, perché consente allo spettatore di ragionare attivamente, facendosi una sua idea, mentre altre volte finisce con l’elidere situazioni che potevano portare a sviluppi ulteriori per i personaggi, come per esempio Yazan, con cui la protagonista Mariam probabilmente ha avuto un incontro dove si lascia intendere, che tra loro potesse esservi stato qualcosa oltre che una semplice amicizia, perché si menziona la questione per ben tre volte, senza però mai portare avanti il discorso, cassando poi tale personaggio a metà del terzo episodio.
Tolto questo, la miniserie ha il pregio di avere un inizio ed una chiusura di cerchio esaustiva, ottenendo un gran successo nel mondo, con tanto di polemiche financo politiche in Giordania, per il ritratto caustico datane del paese.
Non si sentiva quindi il bisogno dover proseguire oltre, o almeno così si credeva… visto che il 18 Maggio sul proprio account Instagram, Tima Shomali ha annunciato una seconda stagione, sperando che abbia le idee chiare in proposito, senza mungere la vacca inutilmente, arrivando a distruggere alla lunga la serie, perché vittima del proprio successo.

Voto:
4/5
Christian D'Avanzo
0/5
Andrea Barone
0/5
Paola Perri
0/5
Giovanni Urgnani
0.1/5
Paolo Innocenti
0/5
Carlo Iarossi
0.1/5
Alessio Minorenti
0/5
Andrea Boggione
0/5
0,0
0,0 out of 5 stars (based on 0 reviews)
Voto del redattore:
Data di rilascio:
Regia:
Cast:
Genere:

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