The Gray Man: L’anonimia di Netflix

Articolo pubblicato il 26 Luglio 2022 da Alessio Minorenti

La recensione che si potrebbe scrivere di “The Gray Man”, l’ultimo film dei fratelli Russo ovvero tra i registi cardine dell’intero progetto MCU, assomiglierebbe in modo preoccupantemente simile a una infinita risma di prodotti già usciti su Netflix che hanno la camaleontica abilità di dissolversi nella memoria dello spettatore in virtù delle loro sostanzialmente nulle qualità cinematografiche. Quest’ultimo film è dunque più un pretesto per ragionare su un punto focale della produzione di questo colosso dello streaming: con quanta facilità e sulla base di quali criteri Netflix decide di stanziare i fondi per i suoi progetti cardine (tra i quali “The Gray Man” almeno sulla carta sembra rientrare)?

Chiariamo fin dall’inizio: non è che le altre major sul mercato si distinguano per la loro infallibile oculatezza nella selezione dei loro cavalli di battaglia. Molto spesso assistiamo a reboot o sequel fuori tempo massimo senza la benché minima idea artistica alle spalle, tuttavia in questo marasma di progetti falliti si riescono a intravedere linee guida produttive che stabiliscono cosa finanziare e cosa no. Netflix al contrario sembra molto spesso affidare ingenti cifre a registi commercialmente di richiamo o più banalmente a film che coinvolgono star senza verificare minimamente che ciò che viene approvato rispetti i più basilari principi di scrittura o messa in scena per rendere accattivante una storia. Per dirlo in breve, i progetti di Netflix soffrono spesso di una preoccupante anonimia. Molto spesso si sentono talent vari affermare come senza i servizi streaming questi ambiziosi progetti non avrebbero mai visto la luce e ormai dopo averne visionati un buon quantitativo si può concludere che, in molti casi, forse sarebbe stato meglio così.

 

“The Gray Man” è una brutta storia di spionaggio nella quale un Ryan Gosling senza il minimo nerbo è inseguito in un (per noi spettatori) estenuante gioco di gatto e topo, nel quale il suo inseguitore è un improbabile Chris Evans. Il film vorrebbe creare la mitologia di Six (l’agente interpretato da Gosling) prendendo le mosse a destra e manca da tutte le saghe spionistiche più celebri (viene citato 007 e nella soundtrack vi è un evidente richiamo a Mission Impossible) tuttavia il tentativo fallisce miseramente accartocciandosi in una serie di scene action mal girate e una trama letteralmente intuibile dopo i primi 5 minuti di film. Quello che rimane è il solito progetto sbilenco che vede nei nomi coinvolti la sua unica ragion d’essere e che fallisce minimamente qualsiasi tentativo di intrattenere lo spettatore. Rispetta inoltre un’altra fastidiosa tendenza di questi film Netflix, ovvero il montaggio monotono e incapace di amalgamarsi con il ritmo di una narrazione sensata. Queste pellicole non avendo quasi nulla da raccontare, ma spesso molti soldi per farlo, finiscono per alzare il volume a mille e rendere spasmodico una storia che diventa però presto sfiancante nella sua inutilità. Insomma bisogna rassegnarsi all’idea che per ogni “The Irishman” Neflix produca 20 “The Gray Man”.

Voto:
2/5
Andrea Barone:
3/5
Andrea Boggione:
0/5
Christian D'Avanzo:
0/5
Carmine Marzano:
0/5
Giovanni Urgnani:
2/5
Paola Perri:
0/5
Paolo Innocenti:
0/5
Carlo Iarossi:
0/5
0,0
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Data di rilascio:
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Cast:
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