Recensione – Star Wars: Andor puntata 1×04 (spoiler)

Recensione puntata 1x04 Star Wars: Andor, serie tv su Disney+

Articolo pubblicato il 29 Settembre 2022 da Alessio Minorenti

Star Wars: Andor è una nuova serie tv Disney+ che, in breve tempo, è stata in grado di ottenere grande coinvolgimento e attenzione da parte dei fan. La serie televisiva, targata Star Wars, è giunta al suo quarto appuntamento, e ha già tanto da raccontare, soprattutto per quel che concerne le sorti del protagonista. Per questo motivo, vale la pena approfondire tutto ciò che c’è da sapere a proposito della recensione della puntata 1×04 di Star Wars: Andor. Per chi volesse recuperare la recensione della puntata 1×04 di Star Wars: Andor, basterà cliccare qui, dove sono presenti anche le recensioni delle prime due puntate della serie Disney+. 

La trama dell’episodio 1×04 di Star Wars: Andor

 

 

Di seguito, è oggetto di analisi la trama dell’episodio 1×04 di Star Wars: Andor. All’interno dell’episodio si ritrova Cassian Andor sulla stessa astronave in cui lo si aveva lasciato alla fine del terzo episodio, accompagnato ancora dal senso di spaesamento al cospetto di Luthen Rael (il membro della ribellione brillantemente interpretato da Stellan Skarsgard) che gli propone di trafugare insieme ad una squadra di altri sei soldati ribelli delle mensilità dei soldati imperiali, mentendo tuttavia al protagonista che, appena atterrato sul luogo della missione, verrà a conoscenza del fatto che l’oggetto della loro incursione non saranno stipendi ma un arsenale di armi custodito nei pressi di una diga. 

 

I personaggi delle prime tre puntate, ad eccezione dei sopracitati e di Syril Karn, sono in questa puntata tralasciati per fare spazio a volti nuovi e già visti dell’universo di Star Wars. Si viene infatti introdotti nei palazzi del potere di Coruscant dove trame politiche e doppi giochi vanno subito a infittire la narrazione, mentre Cassian Andor, accolto con reticenza dai suoi nuovi alleati, si prepara a compiere l’attacco alla base imperiale a distanza di soli tre giorni dal suo arrivo alla base ribelle, quando una pioggia stellare propizierà la fuga verso lo spazio a seguito dell’incursione.

Recensione di Star Wars: Andor, la narrazione attraverso gli spazi della serie

 

 

A questo punto, si può prendere meglio in considerazione la recensione della puntata 1×04 di Star Wars: Andor. Ancora una volta vale la pena sottolineare i pregi della serie ideata da Tony Gilroy, che in questa puntata lascia la scrittura della sceneggiatura a favore di suo fratello Dan: tra i punti notevoli della serie, si era individuato come il più riuscito tra di essi quello di saper narrare le vicende attraverso la messa in scena e l’ideazione degli ambienti nei quali si muovono i personaggi. Questo aspetto, ripreso ancora una volta in modo perfettamente riuscito da questa puntata, è sempre stato uno dei punti cardine della messa in scena starwarsiana

 

Tutti gli appassionati sanno come l’attenzione alle forme, la creatività nell’architettura degli edifici e nell’urbanistica dei pianeti abbiano sempre costituito una sezione imprescindibile dell’apparato immaginifico della galassia lontana lontana. Star Wars: Andor tuttavia mette in piedi una piccola rivoluzione da questo punto di vista. Come già osservato nei primi tre capitoli, i personaggi si muovono in ambienti quali uffici, stanze del potere ed empori che permettono di osservare tutta una parte amministrativa e civile dell’universo di Star Wars fino a ora poco esplorata. La coerenza della serie, poi, risiede nell’adattare le caratteristiche e i comportamenti dei personaggi all’ambiente nel quale sono inseriti. L’integerrima serietà, o la spiccata superficialità, degli ufficiali imperiali e dei loro sottoposti è testimoniata dai loro gelidi uffici, l’intraprendenza dei ribelli dai loro precari camuffamenti e accampamenti. Andor continua dunque a comunicare innanzitutto da un punto di vista visivo nonostante la sua natura seriale.

La dimensione anti-epica di Andor

 

A partire da Cassian Andor,  il protagonista della serie, è facile notare come Gilroy stia mettendo in atto un vero e proprio processo di demitizzazione dell’universo di Star Wars. Laddove nella trilogia originale si trovavano cavalieri senza macchia combattere cattivi spietati per la conquista della galassia e due fazioni moralmente e politicamente antitetiche scontrarsi tra loro, qui ci si trova di fronte a una variegata e stimolante gradazione di grigi che caratterizza tutti i personaggi a schermo. Avviene una vera e propria disaggregazione di quelle masse inscalfibili che erano l’Impero e la Ribellione a un livello che si può quasi definire molecolare. 


Le linee di interazione tra i personaggi sono spesso sibilline e allusive, ognuno compie le proprie azioni e muove i propri passi senza che sia semplice comprendere se le motivazioni alla base siano personali e quelle derivanti dalla causa supportata. La vena da spy story di “Andor” è preponderante e si innesta nella narrazione con continui intrighi di palazzo e doppi giochi che spingono lo spettatore a mettere in dubbio lo statuto di verità delle affermazioni dei protagonisti. Gilroy sta lasciando con “Andor” un’impronta nell’universo di Star Wars che difficilmente potrà essere ignorata dai prodotti futuri ambientati nella galassia lontana lontana.

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