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Recensione: Gli Anelli del Potere episodio 1×06 (SPOILER)

Appuntamento settimanale con la nuova serie Amazon Prime Original: Gli Anelli del Potere. La recensione dell’episodio 1×06.
Gli Anelli del Potere, recensione del finale di stagione

Il sesto episodio offre quello che ci si aspettava già dal precedente, che come abbiamo visto è stata una presa di coscienza ai fini della drammaturgia seriale pur sempre interessante (Recensione Gli Anelli del Potere 1×05). Il tempo speso per approfondire determinate dinamiche, ha permesso di arrivare all’appuntamento con Udûn avendo fatto la chiara scelta di accantonare tutte le storylines per intrecciarne due: quella di Numènor e quella di Arondir, Bronwyn e Theo. Vediamo allora cosa ha funzionato e cosa meno nella recensione dell’episodio 1×06 de Gli Anelli del Potere su Amazon Prime Video, diretto da Charlotte Brändström.

Recensione Gli Anelli del Potere episodio 1x06

Gli Anelli del Potere, la trama dell’episodio

La durata è interamente incentrata sul climax del quinto episodio, mettendo in pausa le sottotrame di Nori e gli amici Elrond e Durin. Le navi di Numènor intravedono la terra ferma, Galadriel si prepara ad affrontare il nemico faccia a faccia dopo un’attesa estenuante. Nel contempo c’è chi già è dentro e non può far altro che alzare il capo fronteggiando l’esercito degli Orchi; infatti Arondir, Bronwyn e Theo nascondono l’oggetto dei desideri, ossia la spada spezzata tanto bramata da Adar. Questo lo porta a marciare con la sua armata nelle Terre del Sud per riprendersela poiché ciò equivarrebbe ad un invasivo aumento di potere per il Male. Dal canto loro per far fronte alla battaglia, gli Umani con l’aiuto di Arondir preparano una strategia, non tenendo conto però che Adar non è uno sprovveduto, anzi, tutt’altro. Il padre degli Orchi manda avanti un primo blocco formato dagli Esseri Umani che in precedenza hanno tradito la loro razza per assecondare l’oscurità, come già fecero con Morgoth. I sacrificati saranno loro, e non più di qualche Orco. Dopo tanto sangue versato nella prima mezz’ora di episodio, la seconda metà lascia pensare ad una inesorabile sconfitta del popolo guidato da Bronwyn in favore della presa di potere di Adar, in virtù della sua impeccabile strategia. Arriva il secondo blocco composto dalle disgustose creature, sembra non esserci scampo, ma fortunatamente l’esercito di Numènor è puntuale nell’intervento. Catturato Adar a cui viene sottratta l’oscura spada spezzata, in precedenza datagli da Theo in un atto di disperazione volto al salvataggio della madre, assistiamo a degli scontri dialettici tra lui, Lord Halbrand e Galadriel. Nuovamente ed inevitabilmente si finirà a parlare di Sauron intento a creare un potere oltre la carne, ma anche della razza del padre degli Orchi, ossia gli Uruk (o Moriondor), degli Elfi oscuri torturati e risputati dalle tenebre per mano di Morgoth per dare vita alla razza degli Orchi (ecco perché gli viene dato il titolo di “padre”). Ciò che riguarda Halbrand, riconosciuto finalmente come re, ha ancora del misterioso in quanto il suo passato, come quello di Galadriel tra l’altro, sembra un marcio pronto a venir fuori da un momento all’altro, magari sorprendendo lo spettatore (ma in che modo?). C’è anche tempo per dare spazio ad Isildur e suo padre, in un attimo di riconciliazione, ma è anche tempo di riscatto per lui e i suoi amici siccome andranno a cercare gli Orchi fuggiti, entrando a far parte di una compagnia. Il finale è splendido, probabilmente il migliore insieme a quello del primo episodio, che guarda caso arrivava alla conclusione sempre inquadrando l’Elfa. Incredibile come questo gioco di strategie nella battaglia che vedeva vincitori gli Umani con l’aiuto dei due Elfi, in realtà ci regala una sovversione, trasformando la vittoria in sconfitta. L’arma presa dalle mani di Adar era in realtà un martello, e la vera lama spezzata è rimasta nelle mani del nemico: l’Essere Umano traditore, inverte il mito di Re Artù con il solo gesto di inserire la spada piuttosto che estrarla, condannando i suoi simili se non l’intera Terra di Mezzo. L’esplosione del vulcano apre le porte sul territorio all’avanzata inarrestabile dell’oscurità.

Recensione Gli Anelli del Potere episodio 1x06

Recensione dell’episodio 1×06 de Gli Anelli del Potere su Amazon Prime Video

Arriviamo dunque al momento della recensione in cui mettiamo sulla bilancia pro e contro di questo episodio. Se da un lato si apprezza il progetto di dare ulteriore spazio al background dei personaggi e alle loro relazioni nel quinto per poi concentrarsi interamente sulla battaglia nel sesto, ci si poteva aspettare anche qualcosa in più in tal senso. Non fraintendiamoci, lo scontro è convincente in fin dei conti sia per la tecnica che contribuisce alla spettacolarizzazione, sia perché non conoscendo il destino di molti personaggi la tensione si avverte eccome. Sul primo aspetto c’è da dire che la fotografia in notturna con le sole fiamme a far luce avvalora il tono epico e la tensione, così come le interpretazioni attoriali, soprattutto nel dialogo finale tra Galadriel e Adar. Sul secondo invece la serie gioca molto, il problema però è che così facendo spesso cade nei cliché e deve riportare l’equilibrio con l’intervento di un personaggio a salvare l’altro, rigorosamente all’ultimo secondo. Ad essere ingombrante è il continuo rimando alla trilogia originale, siccome si segue una scaletta già definitiva e abbondantemente usata: 1. scontro iniziale equilibrato; 2. finta speranza di vittoria (in questo caso non credibile dato le tempistiche); 3. contrattacco del nemico; 4. sull’orlo della sconfitta; 5. arrivo sul finale dei rinforzi a risolvere la situazione e riportare l’ordine. Va da sé che portare epicità attraverso dei continui rimandi o cliché fa sì che si perda un po’ di brio. Interessante invece è il collegamento che c’è tra gli episodi relativo alle tematiche: all’inizio di questo sesto appuntamento, prima della battaglia, Arondir regala dei semi a Bronwyn dicendole che li pianteranno una volta terminato il conflitto. L’amore e il rispetto per la natura da parte degli Elfi, in quanto creature direttamente collegate alla luce, viene ribadito nuovamente. Arondir, come l’albero di cui opponeva l’abbattimento negli episodi precedenti, vuole mettere radici creando una sua famiglia con l’Umana e suo figlio Theo. Durante la battaglia più volte si ritroveranno in pericolo e dovranno guardarsi le spalle tra di loro, e dunque se gli espedienti narrativi risultano meccanici, ne consegue una relativa mancanza di memorabilità. Al momento le comparse non sono nemmeno eccessive, la portata dello scontro non è sicuramente paragonabile a quella vista nel Fosso di Helm ne Il Signore degli Anelli: Le due Torri; ciò non rappresenta un ostacolo siccome è pur sempre un prodotto televisivo ed è soltanto il primo di una lunga serie – e ce ne saranno di stagioni a seguire. Ci aspettano ancora due episodi che si prospettano carichi dopo il bellissimo finale: Galadriel sembra consumata dall’odio, avvolta dall’oscurità tanto temuta quanto ripugnata. Eppure minaccia Adar di sterminare la sua razza insieme a tutti i suoi figli-Orchi, mossa dalla sete di vendetta. Lei, come Halbrand, avrà ancora da dire in questi ultimi due appuntamenti e non vediamo l’ora di conoscere cosa li aspetta. Le scene finali hanno un che di indimenticabile: fuori dallo sguardo di ogni personaggio avviene il tradimento, mentre in campo c’è la pioggia di fuoco di Udûn che investe le terre e gli eserciti del sud a dare un senso terribile di apocalisse, e Galadriel inesorabilmente, con le fiamme che ardono specchiate nelle sue pupille, si lascia travolgere dall’oscurità. Regia davvero di livello in questo episodio.

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