Articolo pubblicato il 29 Ottobre 2024 da Giovanni Urgnani
Distribuito nelle sale americane a partire dal 21 ottobre 2022 mentre in quelle italiane dal 6 ottobre del medesimo anno. Diretto e co-scritto da Ol Parker, con un cast composto da: Julia Roberts, George Clooney, Kaitlyn Dever, Billie Lourd, Lucas Bravo e Maxime Bouttier. Ecco tutto ciò che c’è da sapere a proposito della recensione del film Ticket to Paradise.
La trama di Ticket to Paradise, il film di Ol Parker
Prima cosa che c’è da sapere, a proposito della recensione di Ticket to Paradise, riguarda la trama del film diretto da Ol Parker:
“Georgia e David si sono tanti amati, anni prima e prima che tutto li separasse. Lei vive a Los Angeles, lui a Chicago. Punto di incontro è la loro ‘bambina’, fresca di laurea e in volo per Bali. La vacanza premio in paradiso diventa presto un inferno per mamma e papà, raggiunti da una notizia ferale: Lily ha deciso di sposare Gede, un coltivatore di alghe balinese. In guerra su tutto per una volta concordano e trovano un terreno di intesa: impedire alla figlia beneamata il loro stesso errore. Boicottare il matrimonio è il piano ma il paradiso e due camere adiacenti sortiranno l’amore e la resa.”

Recensione di Ticket to paradise: una commedia romantica dal sapore nostalgico
Quinta collaborazione professionale tra Julia Roberts e George Clooney, che diventano protagonisti di una commedia romantica estremamente convenzionale, sia nell’ambientazione (la spiaggia tropicale molto gettonata per fare da cornice ad una storia simile) che nel presentare un canovaccio narrativo ormai assodato da decenni. I due trasmettono tutta la sintonia che li contraddistingue, trasmettono a pieno tutto il loro divertimento nell’interpretare questi ruoli. La loro alchimia è essenziale per rendere quantomeno gradevole l’intera durata, essi stessi sono fonte di allegria rispetto alle battute scritte, decisamente banali e poco ispirate.
La baracca è sorretta unicamente dalle loro spalle, in progetti del genere non risalta né la figura del regista né tantomeno quella dello sceneggiatore poiché lo star system deve essere la chiave commerciale del progetto che sa molto di autocelebrazione.L’espediente narrativo del piano per sabotare il matrimonio della figlia non è altro che un pretesto sterile per recuperare un rapporto andato in frantumi da molto tempo, un susseguirsi di situazioni grottesche che permettono ai due genitori di fare i conti con il loro passato, di esprimere ciò che si sono tenuti sempre dentro di sé e di recuperare quel coraggio giovanile probabilmente mancato nelle loro vite ma soprattutto mancato nella costruzione della loro storia d’amore.
Ticket to Paradise è l’ennesimo tassello di un sistema cinematografico commerciale che con tutte le sue forze cerca di sopravvivere nella fruizione in sala. Prodotti come questi hanno sempre rappresentato la varietà di offerta per un tipo di pubblico occasionale che sceglieva i film nel momento in cui si presentava davanti alla biglietteria adatto per l’appunto a coppie a cui non necessitava quell’esperienza audiovisiva che oggi pare essere una condizione decisiva. Un’offerta che tenta con evidentissima fatica di farsi strada, percorsa prepotentemente dai franchise o da progetti alimentati in primo luogo dal chiacchiericcio sui social media. Un tentativo tanto disperato quanto è opaco il risultato a livello qualitativo.