Ciclo Orson Welles – Recensione – Otello: L’Impresa Impossibile del Bardo Americano

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Articolo pubblicato il 15 Maggio 2023 da Bruno Santini

Orson Welles probabilmente è stato il regista più sfortunato della storia del cinema. L’unica volta che ebbe in condizioni produttive normali, come tutti gli autori che si rispettino, ha tirato fuori con Quarto Potere (1941) quello che a tutti gli effetti è uno dei film più influenti di tutta la storia del cinema, da sempre collocato tra le prime posizioni dei film migliori della storia delle varie classifiche stilate dai critici e riviste di cinema. 

 

I problemi di Orson Welles dopo l’esordio con Quarto Potere

 

 

La condanna per tale esordio folgorante, fu che ogni sua opera successiva venne paragonata a Quarto Potere, non considerando il fatto che non era tanto il regista ad aver subito un calo, ma le condizioni lavorative ad essere divenute impietose. Condite da ingerenze marcate degli studios e stravolgimenti in fase di montaggio, dove le sue pellicole venivano così tanto rimaneggiate, che al giorno d’oggi, anche quando si è potuto recuperare il girato originale, comunque non si hanno a disposizione dei veri e propri final cut, ma versioni che si presumono più vicine alla volontà del regista.

 

 

Otello (1951), secondo adattamento di un’opera di Shakespeare dopo il bellissimo Macbeth (1948), si introducono nuove difficoltà inedite per il regista; oltre ai soliti problemi di budget, questa volta in corso di lavorazione vengono meno i soldi, costringendo il regista a fermare la produzione per lunghi periodi di tempo, rendendo la realizzazione di Otello, la più travagliata del regista, limitandosi per lo meno ai film usciti in vita.   

 

La Trama di Otello di Orson Welles

 

Con Otello (interpretato da Orson Welles), siamo alle prese con un personaggio, che è un pò un’autobiografia del suo interprete. Una persona costruitasi da sè, dal talento geniale nell’arte della guerra, in qualità di generale valoroso della Repubblica di Venezia, arrivando a sposare una bellissima dama della nobiltà della città lagunare di nome Desdemona (Suzanne Cloutier).

Come tutte le persone che sono in una posizione alta, finisce con il suscitare l’invidia dei mediocri; Iago (MacLiammoir), alfiere di Otello il moro, complice anche la mancata promozione al rango di luogotenente a favore di Cassio (Michael Laurence), medita di screditare il generale, tramite la calunnia del tradimento di Desdemona con Cassio.

Recensione Otello: le difficoltà produttive e stilistiche del film di Orson Welles

 

Orson Welles era partito con le migliori intenzioni anche questa volta, ma dopo pochi giorni dall’inizio delle riprese il produttore del film va in bancarotta, con il risultato che il regista si ritrova al palo con una lavorazione già avviata. Per non dover fermare tutto, egli decide caparbiamente di investire i propri soldi nel film.
Venendo però costretto a sospendere tre volte la lavorazione, per reperire i soldi tramite suoi ingaggi come attore in altri film, giungendo infine dopo circa tre anni ad ultimare l’opera

 

Il travaglio produttivo non ha danneggiato qualitativamente il film, però dire che tutto questo sia stato indolore sarebbe una menzogna, visto come la cosa si nota subito dalla regia e dal montaggio adoperato dal cineasta, mai così serrato e frammentato.

 

Inquadrature brevissime e presenti in gran numero, vanno alternandosi con numerosi campi stretti, riprese dal basso e primi piani, atti a mascherare la non continuità temporale del girato, tanto che molte volte, anche delle sequenze di dialogo tra personaggi, sono state girate nei campi e controcampi in set situati in differenti località, con tutte le difficoltà nel dover mantenere una coerenza visiva. 

 

C’è solo da togliersi il cappello per la caparbietà del regista, nel non aver gettato la spugna.

Orson Welles per forza di cose sacrifica in parte i suoi piani sequenza, scendendo a patti con i mezzi limitatissimi che aveva, girando comunque un altro capolavoro, che qua e là può soffre per un’eccessiva frammentazione, in cui si perdono le coordinate tra i discorsi dei personaggi, specie nella parte iniziale ambientata a Venezia.

 

Otello come Welles, s’è costruito tutto da solo, ma risulta anche un uomo ingenuo e facile da ingannare per una serpe viscida come Iago, le cui azioni non sono mosse solo dall’invidia, ma anche dalla volontà di distruggere la felicità altrui, elemento che gli risulta inafferrabile e quindi, non può fare altro che buttare giù dalla torre chi gode di essa. 

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Recensione Otello: la disarmonica armonia tra testo e forma nel film di Orson Welles

 

Lo uno stile visivo mescola l’espressionismo con soluzioni mutuate dal cinema di Ejsenstein – si guarda marcatamente a pellicole come Ivan il Terribile (1944) -, nei giochi dei chiaroscuri, con una forte raffinatezza estetica quanto claustrofobica.

 

Si fa di necessità virtù, eppure il regista non rinunzia a soluzioni visive simboliche ed originali, come il porre nella medesima inquadratura il mare agitato combinato alla collera di Otello, che si scaglia contro Iago, in cerca di una prova certa del tradimento di Desdemona o l’immagine del generale riflessa allo specchio di cui vede il suo volto distorto e per metà immerso nell’oscurità, in contrato con quello della dolce  Desdemona, che si staglia in un bianco angelico nel riflesso del vetro. 

 

Questa volta il crollo del titano sarà dovuto solo ed esclusivamente a fattori interni alla propria psiche, che sempre più corrosa dalla gelosia per la sua “Rosebud/Desdemona”, finisce con il costruirsi una gabbia sempre più spessa, che lo renderà limitato, sordo ed infine cieco, innanzi all’inganno perpetrato dal viscido Iago

 

Otello è quindi l’ennesimo tassello di una filmografia coerente nel proprio percorso autoriale, che riesce a fare un eccellente utilizzo delle scenografie naturali e sfruttare alla perfezione – quando il budget lo permetteva – i set per le scene in interni, specie quelle ambientate nell’isola di Cipro, che preannunciano la successiva esasperazione stilistica, iper-barocca, nell’uso delle luci, all’epoca abbastanza contestata dai critici, che denunciavano uno squilibrio tra l’Orson Welles attore e regista, tra sobrietà recitativa e l’estetismo esuberante (cit. Mario Luzi – Sperdute nel Buio)

 

Costato quindi la bellezza di 100 dollari ed un piatto di lenticchie, tra l’altro raccattati alla bell’e meglio, Otello resta oggi un piccolo capolavoro, che all’uscita fu un fiasco di pubblico e critica, uscendo con vari montaggi differenti, seppur una volta tanto il regista vide i suoi sforzi artistici premiati con la Palma d’oro a Cannes, ovviamente contestata, ma quantomeno meritata, anche solo per lo sforzo nel non essersi mai arreso, neanche quando molti attori hanno dovuto abbandonare il film per conflittualità produttive, costringendo il regista a far uso di controfigure

 

Se gli USA non hanno permesso di far esprimere il suo genio, mettendogli i bastoni tra le ruote, neanche nell’eden europeo il povero Orson Welles, poté finalmente avere una produzione normale. Purtroppo per lui, le sfortune non finiranno con il suddetto film. 

Voto:
4.5/5
Vittorio Pigini
4/5
Giovanni Urgnani
5/5