Recensione- Star Wars: Andor Puntata 1×07 (Spoiler)

Recensione nona puntata Andor serie TV Disney+

Articolo pubblicato il 21 Ottobre 2022 da Bruno Santini

In data 19 ottobre 2022 è approdata su Disney Plus la puntata 1×07 di “Andor” la serie tv ambientata nell’universo di Star Wars che, dopo una sesta puntata all’insegna dell’azione, riprende in mano i fili della narrazione delle diverse story-line. Di seguito è offerta la recensione dell’episodio su Disney+. 

La trama della puntata 1×07 di Andor

Dopo la scorsa puntata all’insegna dell’heist movie, ritroviamo i nostri protagonisti alle prese con le conseguenze dell’attacco ribelle alla base imperiale di Aldhani. Cassian Andor cerca di convincere Maarva, sua madre adottiva, a fuggire insieme a lui in direzione di lidi più sicuri e una volta tornato su Ferrix si commiata, forse definitivamente, da Bix. Contemporaneamente assistiamo al reinserimento nei quadri imperiali di Syril che dopo il suo fallimento su Ferrix deve ripiegare su un lavoro d’ufficio su Coruscant


Nel frattempo due linee di spionaggio si alternano fra di loro: da una parte Mon Mothma avvicina un suo amico e banchiere nel corso di una cena presso la sua abitazione per far si di avere accesso più facilmente ai suoi fondi privati per sostenere la causa ribelle mentre Vel, unica sopravvissuta insieme ad Andor su Aldhani, è incaricata di trovare Andor per ucciderlo dal momento che lui è a conoscenza della vera identità di Luthen Rael (Stellan Skarsgard). Parallelamente a tutto ciò Dedra Meero continua la sua strenua battaglia nei confronti del bureau imperiale per creare un sistema di controllo degli attacchi ribelli più organico e sembra che per la prima volta il suo superiore la ascolti.

La recensione della puntata 1×07 di Andor

 

Dopo una puntata piena d’azione e dinamismo come la scorsa era forse lecito aspettarsi un momento di fiacca o magari di stanca da parte di una serie che fino a ora sembra non fallire un colpo. Ciò che invece ci si trova di fronte è la puntata migliore fino a questo momento per equilibrio e intensità drammaturgica. “Andor” riesce ancora una volta abilmente a capitalizzare al massimo ogni singola interazione che avviene tra i personaggi e a sapere perfettamente quando è il momento di alternare una sezione narrativa all’altra, infatti dopo il rilascio di adrenalina dello scorso episodio qui assistiamo alle conseguenze dell’azione ribelle. Si cristallizza sempre di più nell’immaginario di questa serie tv il confronto tra una potenza che opprime (l’Impero) e un gruppo terroristico che la combatte (la Ribellione). Questa opposizione è chiarita a più riprese nel corso di questa ultima iterazione della serie tv: Luthen non ha remora alcuna nel dichiarare come il suo obiettivo fin dall’inizio fosse quello di scatenare una violenta repressione da parte delle forze imperiali nei confronti della popolazione civile di tutta la galassia, dimostrando ancora una volta come per i ribelli ogni mezzo giustifichi il fine di sconfiggere l’Impero, dall’altra parte la reazione della macchina da guerra imperiale all’attacco su Aldhani è implacabile, il pugno di ferro di questi oppressori galattici si stringe fino al punto di privare ogni singola regione della galassia controllata della sua autonomia, assistiamo in questa puntata alla nascita dell’Impero che ci accompagnerà per tutta la trilogia classica.

 

Il senso di sopraffazione che investe tutti i popoli liberi di ogni singolo pianeta sotto il dominio imperiale è assolutamente tangibile e dimostrato dall’arroganza con la quale Andor viene arrestato sul finire dell’episodio e condannato a sei anni di carcere da un tribunale che per modus operandi ricorda la sommaria e imperscrutabile amministrazione della legge in un racconto di Kafka. La sottotrama emotiva che vede Andor abbandonare anche Ferrix, certificando ulteriormente il suo status di nomade della galassia, è molto ben gestita e recitata, venendo sostenuta soprattutto dalla magistrale interpretazione di Fiona Shaw che con un romanticismo partigiano afferma di aver potuto finalmente rialzare la testa nei confronti dei suoi nemici di una vita, facendo coincidere la vittoria bellica ottenuta dai ribelli con un il suo senso di rivalsa per l’uccisione ingiusta del suo compagno anni prima.

 

Altro fattore sul quale la serie egregiamente è la componente spy che in questo caso viene sviluppata soprattutto in relazione a Mon Mothma intreccia una fitta conversazione con un suo amico di infanzia e banchiere al quale, dopo averne verificato l’orientamento politico, chiede di sbloccare alcuni fondi ai quali accedere. La sequenza è perfettamente gestita e non può che mandare in brodo di giuggiole ogni appassionato del genere spionistico, dal momento che tutta la lunga interazione tra i due personaggi si compone di ammiccamenti, allusioni, guardinghe occhiate verso chi li circonda e viene camuffata da un tono di voce pacato e dei sorrisi affettati.

 

Sul fronte opposto invece Dedra Meero apporta un fondamentale contributo all’organizzazione interna imperiale nella lotta contro i ribelli suggerendo un maggior interscambio di informazioni tra i vari responsabili delle regioni. Ciò che però colpisce maggiormente è come invece di ricevere il plauso dei suoi colleghi Meero venga aspramente accusata da uno di questi di aver violato il protocollo. Questo arrivismo e subdolo senso di invidia che serpeggia tra le file imperiali è un elemento assolutamente nuovo per il canone starwarsiano eppure estremamente organico al tipo di narrazione adottata in “Andor”. Quello con cui bisogna scendere a patti se si vuol godere appieno di questa serie è la sua dimensione anti-epica e il suo occhio clinico nel descrivere le dinamiche sociali e politiche che muovono le fila dell’universo di Star Wars. Si muore senza un briciolo di gloria, si viene traditi e abbandonati a più riprese, i propri meriti non vengono riconosciuti ma anzi invidiati dai pari grado, per ottenere un obiettivo bisogna sporcarsi le mani e la coscienza irrimediabilmente e seguire una ideologia significa far prevalere la parte estremistica presente in ognuno di noi. Forse ciò che non piace di Andor è il fatto che sia il primo prodotto di Star Wars davvero realistico.

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