Recensione – Cabinet Of Curiosities: la prima stagione della serie ideata da Guillermo Del Toro

Cabinet Of Curiosities recensione prima stagione serie di Guillermo Del Toro su Netflix

Articolo pubblicato il 3 Novembre 2022 da Bruno Santini

Le serie antologiche sono da sempre riconosciute per la capacità di mettere in scena un’ampia gamma di personaggi e storie interessanti, motivo per cui l’antologia ricopre un ruolo di rilievo nel panorama televisivo. Tutto ha inizio nei primi anni 60′, con “Ai confini della realtà” e “Oltre i limiti”, per poi proseguire in epoca contemporanea con serie del calibro di “Black Mirror”, ” American Horror Stories” e “Love , Death and Robots”. Dal 25 ottobre è disponibile su Netflix Cabinet of Curiosities, antologia horror ideata e prodotta dal regista premio oscar Guillermo Del Toro. La serie è composta da 8 episodi diretti da altrettanti registi, tutti a lavoro sotto la decisa direzione del regista messicano. Cabinet of Curiosities è un’antologia horror sofisticata e di grande impatto, che con atmosfere evocative e storie inedite riesce ad inquietare e sorprendere lo spettatore. Di seguito si offre una recensione completa della prima stagione della serie.

La curiosità di Guillermo Del Toro nella nuova serie Netflix

Un wunderkammer, in italiano letteralmente gabinetto delle curiosità o stanza delle meraviglie, è un’espressione tedesca volta ad indicare determinati ambienti in cui, intorno al XVII secolo, vari collezionisti erano soliti conservare oggetti unici provenienti dal mondo naturale o creati dalle mani dell’uomo. Guillermo Del Toro è uno dei registi più amati dal grande pubblico, autore di grandi classici come “Il labirinto del fauno” ,”Cronos” e “Hellboy”, solo per citarne alcuni. Portare quindi dal cinema alla tv quelle atmosfere tanto care al regista messicano non era affatto compito facile, ma la sensazione che si prova guardando Cabinet of Curiosities è quella di una serie che sembra proprio parlare ai fan del suo autore. Del Toro è infatti creatore , presentatore e in parte scrittore di quest’antologia horror, e lo si nota in ogni singola puntata.

 

La serie basa la propria premessa sul “cabinet” del titolo, un contenitore di oggetti misteriosi e terrificanti, protagonisti delle storie trattate. É proprio Del Toro a presentare ogni puntata, in pieno stile “Ai confini della realtà”, con la descrizione di un oggetto preso dal “gabinetto delle curiosità” accompagnata da una breve introduzione alla storia e al corrispondente regista. Gli episodi sono diretti da alcuni dei migliori autori horror in circolazione, come Vincenzo Natali (Cube), Ana Lily Amirpour ( A woman walks home alone at night) , Panos Cosmatos (Mandy) e Jennifer Kent (Babadook). Ognuno di questi registi riesce ad imprimere agli episodi uno stile unico ed inconfondibile, approcciandosi con grande originalità alla materia trattata. Del Toro è quindi chiamato a ricoprire il ruolo del direttore d’orchestra, che con mano abile e decisa dirige l’operato dei vari registi, pur lasciando loro ampia libertà creativa. Il regista messicano invita quindi lo spettatore ad entrare nella sua mente geniale, dimora di indicibili orrori e vera “stanza delle meraviglie” che da il nome a questa splendida antologia horror.

Un viaggio nell’orrore: i temi trattati nella serie Cabinet Of Curiosities


Le storie trattate rispondono all’innata curiosità umana verso la scoperta dell’ignoto, tendenza pienamente rappresentata nella natura inquisitoria dei protagonisti di Cabinet of Curiosities. Più che l’orrore la serie mette al centro della narrazione i dilemmi dei protagonisti, la loro continua ricerca della verità e della spiegazione a fenomeni apparentemente incomprensibili.


Per quanto tutte le puntate presentino un’identità ben definita, da ricercare nella poetica del rispettivo regista, il comun denominatore è la presenza di tematiche ed atmosfere tipiche degli scritti di H.P. Lovecraft, vero e proprio autore di riferimento di Guillermo Del Toro. Il male è quindi portato in scena dalla presenza di creature grottesche e inquietanti, dal contatto tra il piano terreno e terrificanti dimensioni parallele. I protagonisti delle storie narrate non sono quindi fautori del proprio destino, ma semplici pedine di uno scacchiere universale dominato da forze oscure e incomprensibili.


Avidità e lutto, amore ed insicurezza, tutti sentimenti raccontati in varie declinazioni del genere horror, dalla distopia allo sci-fi, dal body horror alla tipica storia di fantasmi. La grande varietà di contenuti è tanto un pregio quanto una forte indicazione di come non tutti gli episodi riescano a brillare particolarmente per originalità o contenuto, per quanto nessuna delle storie risulti mai noiosa.


Conclusioni: il successo della serie ideata da Del Toro


Cabinet of Curiosities riesce a stupire e spaventare lo spettatore, grazie alle performance di un cast stellare, alla brillante scrittura e ad alcuni sbalorditivi effetti visivi. Una lettera d’amore all’universo Lovecraftiano e al genere horror, scritta da uno dei suoi interpreti più significativi. Del Toro, nel ruolo di curatore della serie, conferisce grande omogeneità ad un compendio di storie ed atmosfere che fa proprio dell’eterogeneità il suo maggior punto di forza. Sicuramente alcuni episodi sono migliori di altri, ma la qualità generale resta incredibilmente alta. Cabinet of Curiosities di Guillermo Del Toro si classifica subito come una delle migliori antologie mai realizzate, motivo per cui si può solo sperare nella produzione di una seconda stagione, magari stavolta con la presenza del regista Premio Oscar anche dietro la macchina da presa.

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