Articolo pubblicato il 12 Novembre 2022 da Alessio Minorenti
In data 10 novembre 2022 è approdata su Disney Plus la puntata 1×10 di “Andor” la serie tv ambientata nell’universo di Star Wars che, dopo una nona puntata di transizione ma ricca di eventi, porta a compimento il piano di evasione dei detenuti solo accennato in precedenza. Di seguito è offerta la recensione dell’episodio su Disney+.

La trama della puntata 1×10 di Andor
Il profilo schematico della puntata sembra riprendere quello della sesta (con l’attacco alla base su Aldhani) che infatti rimane insieme a questa quella con il più alto quantitativo di azione. Se da una parte però Andor e la squadra dovevano irrompere nella base imperiale, in questo caso ci troviamo di fronte a una dinamica di segno opposto in quanto il tentativo è quello di evadere da uno spazio controllato dall’impero. La puntata è dunque una grande fuga il cui contraltare sono due brevi ma significative scene che vedono protagonisti da una parte Luthen e dall’altra Mon Mothma.

La recensione della puntata 1×10 di Andor
E’ oramai chiaro per Tony Gilroy, lo showrunner di questa serie, ciò che di più interessante si possa fare con Star Wars al momento, o almeno con il periodo temporale nel quale è ambientata la saga principale, è disaggregare quei due colossi inscalfibili o quasi che sono stati l’Impero e la Ribellione agli occhi di noi appassionati. Inutile specificare dunque come per uno sceneggiatore che da sempre si è occupato di narrare il torbido e le ambiguità dell’animo umano non vi possa essere una reale differenza i leader delle due fazioni che anzi applicano i medesimi strumenti morali per raggiungere fini opposti. Il procedimento messo in campo da Gilroy è senza dubbio assolutamente stimolante e affascinante soprattutto se calato nell’universo di Star Wars.
Queste figure che da sempre nella mitologia della saga erano destinate volenti o nolenti (oppure vi ambivano fin dalla partenza) ad assurgere a uno status di epicità vengono ridimensionate, ma non sminuite, dall’operato brillante di questo autore. Questo apparato teorico qui analizzato è esplicitato da un meraviglioso monologo affidato al personaggio di Stellan Skarsgard che, come il personaggio di una tragedia, viene interrogato da una spia imperiale riguardo ciò che lui sta sacrificando per la causa ribelle e la risposta può lasciare sgomenti solo se non si è stati attenti al discorso portato avanti dalla serie fin dal suo principio: l’eterna punizione di Luthen è quella di non essere il portatore di alcuna supremazia morale nei confronti del nemico, il capo ribelle non trova conforto per le sue privazioni rispecchiandosi nella purezza della sua anima ma al contrario deve fare i conti con la sua coscienza in ogni secondo e la sua mente assomiglia più alle stanze del castello di Elsinore che a quelle di una reggia principesca. Mai come in questa circostanza ci siamo trovati di fronte a cosa significa sacrificare tutto nella saga di Star Wars per il raggiungimento di un obiettivo: uno spettro svuotato di tutti i valori morali si agita rabbiosamente e incessantemente contro il suo nemico, non sapendo ben presto distinguere il confine tra sé stesso e ciò che in origine combatteva.
Altro meraviglioso esempio di leadership è quello messo in campo dal personaggio di Andy Serkins che nell’altro meraviglioso monologo di questa puntata sottolinea un altro concetto caro a Gilroy fin dai tempi di Rogue One: essere eroi significa sacrificarsi per gli altri o per una causa pur sapendo che la ricompensa che ci spetta al massimo è una morte gloriosa e poco più. Il combattere per gli altri senza secondi fini e nella speranza di un futuro migliore è d’altronde ciò che la saga di Star Wars ha sempre cercato di comunicare da quasi cinquanta anni a questa parte.