Articolo pubblicato il 24 Dicembre 2024 da Christian D'Avanzo
Il regista di Trick’r Treat (2007) torna al cinema, in Italia direttamente in home-video, con Krampus – Natale non è sempre Natale. Scritto e diretto da Michael Daugherty, questa dark comedy dalle tinte horror con una comicità sopra le righe, presenta un cast dai volti poco noti dove spiccano Toni Collette (Little Miss Sunshine, Hereditary, Knives Out) e Adam Scott (The Aviator, I sogni segreti di Walter Mitty). Di seguito la trama e la recensione del film.
La trama di Krampus – Natale non è sempre Natale, film scritto e diretto da Michael Daugherty
La famiglia Engel si ritrova a Natale, come ogni anno del resto, a preparare le feste accogliendo i fastidiosi parenti. Dopo un incipit che mostra, in ralenti, adulti violenti per accaparrarsi giocattoli e prodotti di ogni genere poco prima del giorno clou, entrano in scena i protagonisti: una semplice famigliola composta nonna, madre, padre e due figli di cui un maschio, che ha appena fatto a botte durante l’esposizione del presepe vivente, ed una femmina che è la figlia maggiore. Gli Engel devono condividere lo spazio con l’antipatia e la volgarità dell’altra famiglia: la sorella della madre, insieme a suo marito, due figlie dai comportamenti machisti, e un figlio ammutolito con il solo pensiero del cibo.
Come se non bastasse, insieme a loro arriva una vecchia zia che non si vedeva in circolazione da anni, ma che aggiunge “fuoco alla legna” già in procinto di ardere. La cena della vigilia dimostra tutta la diversità delle due famiglie, in opposizione per stato sociale e modi di fare: da un lato ci sono i benestanti, gli Engel, di origini austro-tedesco; dall’altro c’è la rozza famiglia dal padre che avrebbe voluto figli maschi invece che gemelle femmine, gira nel van con armi nel porta bagagli per proteggere la sua famiglia.
Vengono a galla tutti gli screzi, le incomprensioni mai risolte e le diversità tra i personaggi, e ciò porterà il protagonista (il bambino di nome Max), nonché motore d’azione di tutto il film, a compiere un gesto banale quanto pericoloso. Strapperà la letterina scritta per Babbo Natale, e per questo l’atmosfera verrà rovinata da una tempesta di neve e dal diavolo del folclore austro-tedesco (come le origini degli Engel), giunto nel quartiere per rendere queste feste un vero e proprio incubo: il Krampus.

La recensione di Krampus – Natale non è sempre Natale, dark comedy del 2015
Krampus – Natale non è sempre Natale è stato un successo al cinema in America nel 2015, anche se si è scelto curiosamente di non distribuirlo in Italia in sala, ma direttamente in home-video. Ben presto se n’è parlato, ed è come se fosse diventato un Istant cult da vedere e rivedere a Natale, anche perché nel genere non c’è troppa compagnia, al di fuori dell’altro cult quale è Gremlins (1984). Il ritmo incalzante dopo la parte introduttiva di circa 30 minuti passata ad evidenziare le differenze tra le due famiglie, riunite a Natale solo dal legame di sangue e non dalla buona volontà, lascia spazio alle tinte horror e ciniche della restante ora di film.
Gli sprazzi dei primi minuti lasciano intendere, dopo un ralenti divertente di “guerra” interna ad un negozio di giocattoli, dimostrano come sentimenti negativi quali la rabbia, la violenza e l’egocentrismo, abbiano invaso la società, a tal punto da espandersi anche ai bambini. Il fulcro di Krampus – Natale non è sempre Natale, gira attorno alla critica sul capitalismo delle feste, diventate quasi effimere, oltre che un dovere e non più un piacere. L’esagerazione è al centro di tutto: la volgarità della prima mezz’ora pervade lo schermo con battute “cattive” e fisicità contrapposte e quasi contradditorie (ricchi magri, poveri grassi), che non lasciano altra scelta al giovane Max. Il protagonista non è cosciente della reale gravità dal suo gesto, ma strappando la lettera destinata a Babbo Natale e lasciandola volteggiare al vento, invoca il Krampus, un diavolo di origine austro-tedesca, che la nonna del bambino ha già incontrato da piccola.
Natale non è sempre Natale? Se c’è l’anti-Babbo Natale in circolazione, è inevitabile. L’atmosfera si fa sempre più rarefatta, quasi claustrofobica, assumendo a tutti gli effetti i connotati di un film home-invasion. La tempesta di neve diventa scenografia di un’irrimediabile serie di delitti a cui sarà impossibile porre fine, perché ormai lo spirito del Natale è stato risucchiato, sparito completamente e affogato nel risentimento degli Engel, come tante altre famiglie. Il quartiere della cittadina americana non può nulla contro l’esercito di mostri di Krampus, tra bambole assassine, omini di pan di zenzero dalle movenze di soldatini, cani deformi e inquietanti giocattoli assetati di sangue.
L’estetica è decisamente creativa, lo spirito delle feste vengono rinchiuse cinicamente in una delle classiche palle di vetro che si vedono tutti i Natali, imprigionando anche fisicamente le povere anime malcapitate. Ma d’altronde la morale è chiara: non c’è più spazio per i buoni sentimenti, tra capitalismo e individualismo, ognuno ha dimenticato di fare un passo verso l’altro. Tra personaggi incoscienti, non trova posto il buonismo ma l’ipocrisia, il diabolico finale trascina adulti e bambini, senza fare sconti, nel baratro della cattiveria umana. La colpa è della società e di chi la compone, il Krampus è solo il mezzo per incatenare i colpevoli, piccoli o grandi che siano.
Le citazioni presenti all’interno del film
Il film del 2015, scritto e diretto da Michael Daugherty, offre uno sguardo citazionista: i lavori di Joe Dante, da cui trae l’artigianalità degli effetti visivi e la cura della fotografia tra colori vividi e spenti per rendere l’idea di contrapposizione, ma anche i freaks di Tim Burton, con una breve sequenza animata che fa il verso a La Sposa Cadavere (2015); e infine, il terreno che diventa un pericolo costante è figlio di Tremors (1990). L’intrattenimento è ben costruito, nonostante un ritmo che si concede lungaggini inutili (potrebbe durare addirittura 1h20), e l’azione claustrofobica di quartiere potrebbe trovarsi leggermente ripetitiva a lungo andare. Ciononostante, è un film che può tranquillamente rivedersi ogni Natale come cult del genere; pellicola senza troppe pretese, veicola un messaggio con un intrattenimento ben congegnato, ma che poteva osare di più e durare di meno.