I migliori film ambientati a Los Angeles

La classifica dei migliori film ambientati a Los Angeles

Articolo pubblicato il 11 Marzo 2023 da Bruno Santini

Los Angeles è sempre stato un punto di riferimento per la cultura cinematografica, laggiù dove la celluloide prende vita. Ecco quindi una classifica dei migliori 10 film ambientati nella Città degli Angeli, in ordine cronologico d’uscita.

Blade Runner (Ridley Scott, 1982)

Con una longevità limitata a soli quattro anni, un gruppo di replicanti fugge dalle colonie extramondo per costringere il loro creatore a dargli più vita. Sulle loro tracce, un detective in pensione richiamato in servizio per rintracciare ed eliminare i replicanti ribelli.


Tratto dal celebre racconto “Il cacciatore di androidi” di Philip K. Dick, Blade Runner è il capolavoro del filone cyberpunk, genere che grazie a questo film è riuscito ad imporsi nella cultura popolare.  Ridley Scott dipinge una Los Angeles distopica, cupa e nichilista, regalando allo spettatore un ritratto soffocante di un futuro completamente annientato dalle grandi corporazioni.  Blade Runner fu un flop devastante al botteghino ma divenne un cult assoluto grazie all’home video, diventando ben presto uno dei film di fantascienza più apprezzati di tutti i tempi.

Beverly Hills Cop (Martin Brest,1984)

Un poliziotto di Detroit indaga sull’omicidio di un suo amico, finendo nella soleggiata Beverly Hills in cerca di prove e indizi.  Scambiato inizialmente per un criminale, lo sbirro finirà per collaborare con due detective locali per trovare il colpevole del delitto.

 

Lanciatissimo dal Saturday Night Live in tv, l’allora astro nascente della comicità americana Eddie Murphy è qui al suo terzo film da protagonista dopo l’esordio di 48 Ore (di Walter Hill, 1982) e di Una poltrona per due (di John Landis, 1983). Axel Foley, grazie all’istrionica verve recitativa di un autentico mattatore come Murphy, riesce a destreggiarsi perfettamente dalla grigia Detroit alla calda L.A., in una delle action comedy (prima di una trilogia) più iconiche degli anni 80.

 

Terminator (James Cameron, 1984)

Un cyborg assassino viene mandato indietro nel tempo dall’anno 2029 con un compito: uccidere la madre del futuro leader della resistenza umana contro le macchine.  Per proteggere la donna, viene inviato un guerriero solitario con il compito di difenderla a qualsiasi costo. Primo lungometraggio del genio James Cameron, Terminator è un fantahorror senza esclusioni di colpi.

 

Cameron dirige con mano sicura il monolitico Arnold Schwarzenegger, la quercia austriaca grazie al suo fisico rappresenta un vero e proprio incubo vivente, una macchina di morte in un film violento e sanguinario.  Schwarzy e Cameron torneranno insieme anche per il sequel Terminator 2: Il giorno del giudizio (1991), il regista canadese sfrutterà nuovamente le location losangeline per dar vita ad uno dei migliori inseguimenti nella storia del cinema action.

Point Break – Punto di rottura (Kathryn Bigelow, 1991)

Una banda di balordi, mascherata da ex presidenti, semina il panico rapinando le banche di Los Angeles.
L’agente speciale Johnny Utah viene scelto come infiltrato in un gruppo di surfisti, l’FBI è convinto che quest’ultimi siano i responsabili dei furti. Johnny, involontariamente, instaurerà un rapporto di stima con il leader della gang mettendo in dubbio persino il suo stesso lavoro.

 

Una delle pellicole più iconiche degli anni 90, la regista Kathryn Bigelow traspone in maniera pressochè perfetta il mondo dei surfisti californiani sullo sfondo della calda estate losangelina, in un action thriller adrenalinico.  Keanu Reeves e il compianto Patrick Swayze, nel film, incarnano benissimo il concetto di Yin e Yang: l’uno non può esistere senza l’altro, l’ottima alchimia della coppia è al servizio di una scrittura brillante seppur convenzionale.

Un giorno di ordinaria follia (Joel Schumacher, 1993)

Bill Foster è un uomo distrutto. Un matrimonio finito, un ordine restrittivo che gli impedisce di vedere sua figlia, la perdita del lavoro e il caldo afoso nel traffico di Los Angeles: una serie di cause che fanno uscire di testa l’uomo. Deciso a rimettere i tasselli della sua vita al proprio posto, Bill inizia a dar di matto seminando il panico in svariati punti della città.

 

Prima dei disastrosi Batman, Schumacher seguiva le imprese di un ottimo Michael Douglas a suo agio nei panni di un nevrotico schizofrenico, convinto (a suo modo) di dover riqualificare Los Angeles a colpi di shotgun e mazze da baseball. Un giorno di ordinaria follia è il ritratto di un uomo in pezzi, specchio di una società troppo consumistica e poco empatica verso il prossimo, portata in scena dignitosamente da un Joel Schumacher in forma smagliante e con un già citato Douglas (a cui fa il paio uno splendido Robert Duvall) divertito e completamente folle.

Heat – La sfida (Michael Mann, 1995)

Un detective metodico e maniacale indaga su una serie di rapine in banca, una dei queste sfociate nella violenza con tre morti ammazzati.  Il leader di questa gang cercherà in tutti i modi una scappatoia per sfuggire alle morse inesorabili della giustizia.

 

Il grande Michael Mann è il direttore di un grande cast di star di alto livello, in un duello all’ultimo respiro tra la legge e il crimine. Al Pacino e Robert De Niro erigono un indiscutibile scontro tra titani aiutati da un canovaccio narrativo quasi Shakespeariano nella sua tragicità. Mann, grazie alla sua tecnica, regala allo spettatore un thriller a tinte noir di elevato impatto scenico, un caposaldo che verrà citato negli anni a venire anche dai maggiori registi di blockbuster moderni.

L.A. Confidential (Curtis Hanson, 1997)

Tre detective indagano sulla strage avvenuta al Nite Owl, un night club dove sono state uccise sei persone.
Scavando nel torbido, i tre scopriranno un collegamento tra il massacro e un traffico di droga, legato alla malavita organizzata, con un probabile giro di prostitute mascherate da dive del cinema a far da sfondo alla vicenda.

 

Tratto dal romanzo di James Ellroy, L.A. Confidential si è imposto al grande pubblico non solo come ritratto disilluso della Hollywood degli anni 50 ma anche come uno dei migliori polizieschi usciti negli anni 90.  Curtis Hanson, di base un modesto mestierante, confeziona qui il suo lavoro migliore dirigendo un cast di pesi massimi del calibro di Kevin Spacey, Russell Crowe, Guy Pierce, Danny DeVito e la splendida Kim Basinger. Il ruolo della prostituta sosia di Veronica Lake frutterà alla Basinger l’Oscar come miglior attrice non protagonista nell’edizione datata 1998.

Mulholland Drive (David Lynch, 2001)

La giovane aspirante attrice Betty, appena atterrata a Los Angeles, si imbatte accidentalmente in Rita, una donna che soffre di amnesia a causa di un grave incidente stradale.  Le vite delle due ragazze si intrecceranno sullo sfondo di una Hollywood completamente deflagrata dal nepotismo e dalla tirannia di avidi produttori, in una spirale di paranoie sempre più deliranti.

 

“Una storia d’amore nella città degli angeli”, così avevano descritto Mulholland Drive all’epoca della sua uscita.  Sarebbe riduttivo, però, considerare il lavoro del genio David Lynch solamente come un film romantico.  Mulholland Drive è in realtà un thriller psicologico, lo spettatore diventa un vero e proprio cacciatore di sogni nel seguire le vicende di Rita e Betty, magistralmente interpretate da Laura Harring e Naomi Watts.  Lynch, nella sua sana follia, dipinge qui uno dei suoi capolavori: intriso di simbolismo, Mulholland Drive è un viaggio nell’animo umano, un lungo cammino metaforico verso l’ossessione.

Training Day (Antoine Fuqua, 2001)

La recluta Jake Hoyt viene affiancata, per il suo primo giorno di servizio, ad Alonzo Harris, esperto e pluridecorato detective della narcotici.  L’obbiettivo di Hoyt è quello di entrare a far parte della squadra di Harris, tuttavia l’aspirante detective scoprirà ben presto un mondo fatto di violenza e corruzione, nel quale Alonzo ci è dentro fino al collo.

 

Oscar per il miglior attore protagonista a Denzel Washington, Training Day è probabilmente il miglior film dell’altalenante Antoine Fuqua.  Le vicende dei poliziotti Harris e Hoyt si sposano perfettamente con il ghetto di Los Angeles, in una rappresentazione cinica e disillusa della Città degli Angeli fatta di gang tatuate, droga, musica hip-hop e violenza urbana.  Un action-thriller sporco e rumoroso in cui la chimica tra la chioccia Washington e l’allievo Ethan Hawke la fa da padrona.

C’era una volta a… Hollywood (Quentin Tarantino, 2019)

Un attore televisivo in declino cerca di rilanciare la sua carriera aiutato dal suo fidato stuntman e amico.
I due dovranno farsi strada nell’industria cinematografica di Hollywood tra progetti discutibili, produttori idealisti e personaggi bizzarri.

 

Terzo capitolo della trilogia del revisionismo storico (di cui ne fanno parte anche Bastardi senza gloria e Django Unchained), il decimo film di Quentin Tarantino è un ritratto storico e romanzato della Hollywood che fu, scritto sulla base di fatti realmente accaduti come l’omicidio di Sharon Tate (all’epoca moglie di Roman Polanski) per mano della setta di Charles Manson.

Tarantino, come suo solito, dirige con mano esperta un cast di altissimo livello in una sorta di biopic sul cinema a cavallo degli anni 70, un atto d’amore verso la Settima Arte che ha come protagonisti Leonardo DiCaprio, Brad Pitt (che per questo film vince un Oscar) e Margot Robbie tra gli altri.