I Migliori Film Ambientati A Parigi

Ecco i migliori film ambientati a Parigi: la classifica

Articolo pubblicato il 29 Marzo 2023 da Christian D'Avanzo

Parigi. Una delle città più importanti ed affascinanti del mondo, culla di cultura e casa del cinema. La Francia è infatti, senza ombra di dubbio, una delle due o tre nazioni più importanti nella storia del cinema e Parigi la sua stella più splendente. Ecco dunque una classifica per omaggiare la città e parlare dei 10 migliori film ambientati a Parigi.

I Migliori Film Ambientati A Parigi

Questa classifica, come d’altronde ogni classifica mai realizzata, non è altro che un gioco e certamente ne resteranno fuori titoli importanti e bellissimi, ma questa non è altro che una selezione di 10 film che hanno rappresentato ed omaggiato nel migliore dei modi questa immensa città. Non si tratta dunque di una gara, i film non sono in ordine di qualità o bellezza, ma solo in ordine casuale. Detto questo, ecco i 10 migliori film ambientati a Parigi.

L’Odio – Mathieu Kassowitz (1995)

Presentato in anteprima alla 48esima edizione del Festival di Cannes e vincitore del Prix De La Mise En Scène (Premio per la Miglior Regia), L’Odio è un film che non può non far parte di questa classifica. Il film di Mathieu Kassowitz ha segnato un’epoca, è certamente uno dei film più importanti degli anni ’90 e racconta benissimo il disagio e l’orrido di una città che, spesso e volentieri, ci è stata mostrata come perfetta. L’opera parla infatti delle Banlieue parigine, ovvero la periferia della città, zona ancora oggi molto problematica e che lo stesso Kassowitz frequentava da giovane. 

 

Il regista riesce a raccontarci in maniera cruda e dettagliata una realtà difficile, attraverso anche un bianco e nero meraviglioso e che ha lanciato la carriera di Vincent Cassel, autore qui di una grandissima interpretazione. Inevitabilmente, il film ha portato anche a diverse controversie, come per esempio quando l’allora Primo Ministro francese Alain Juppé organizzò una proiezione speciale del film chiedendo ai membri del suo dipartimento di partecipare, ma gli agenti di polizia presenti voltarono le spalle in segno di protesta.

L'Odio, un film di Mathieu Kassowitz

Hugo Cabret – Martin Scorsese (2011)

Vincitore di 5 OscarMiglior Fotografia, Miglior Scenografia, Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro e Migliori Effetti Speciali – a fronte di ben 11 candidature agli 84esimi Academy Awards, Hugo Cabret è uno dei più grandi tributi alla storia del cinema che siano mai stati realizzati. A 70 anni, è meraviglioso vedere come Martin Scorsese abbia voluto realizzare un’opera come questa. Un regista che non ha bisogno di presentazioni e che aveva già dato tantissimo al mondo del cinema, qui realizza un’opera vitale, piena di energia e voglia di realizzare un film che sia moderno, visto anche l’utilizzo del 3D e la mano con cui viene girato, tale per cui sembra quasi difficile credere che lo abbia realizzato un uomo della sua età. 

 

Eppure Martin Scorsese non è un regista qualsiasi e, paradossalmente, riesce qui a rendere attuale una figura vissuta ormai più di 100 anni fa: George Méliès, uno dei padri fondatori del cinema, interpretato qui in maniera eccellente da Ben Kingsley. Da segnalare anche la grande interpretazione di Sasha Baron Cohen, Hugo Cabret è sì un tributo al cinema e che parla di Méliès, ma è un’opera adatta a tutti, capace di divertire quando deve, ma capace anche di dar vita ad interessanti riflessioni sulla società e sul ruolo che il cinema aveva una volta ed ha oggi.

Ultimo Tango A Parigi – Bernardo Bertolucci (1972)

Questa classifica vuole concentrarsi solamente sul cinema e sulla qualità dei film, motivo per cui eviteremo di parlare di tutte le polemiche e controversie dietro questo film. Detto questo, appare difficile lasciare fuori da questa classifica Ultimo Tango a Parigi, uno dei capolavori di Bernardo Bertolucci, regista italiano che oggi appare addirittura dimenticato, ma che ha un peso specifico incredibile e capace, con questo film, di ottenere anche due candidature ai 46esimi Academy Awards, per la Miglior Regia ed il Miglior Attore.

 

Nonostante le molte polemiche ed i grandi problemi di censura che il film attraverò, è stato un grandissimo successo, che lo portò a piazzarsi secondo negli incassi di quell’anno in Italia con 6 miliardi di Lire – dietro solamente a Il Padrino – e divenne il settimo incasso dell’anno negli Stati Uniti, incassando oltre 36 milioni di dollari, arrivando ad incassare in tutto il mondo 96 milioni di dollari e venendo inserito, nel 2002, al 48esimo posto dei 100 migliori film sentimentali di tutti i tempi dall’American Film Institute.

 

Ultimo Tango A Parigi è un film semplicemente stupendo, che riesce a distinguersi non solo per la grande interpretazione di Maria Schneider, ma anche per la maestria di Bertolucci, come anche di Vittorio Storaro nel firmarne la fotografia. E poi c’è Marlon Brando, attore di grandezza infinita e che è, se non il più grande, uno dei più grandi attori della storia del cinema. Tutto questo per raccontare una storia d’amore maledetta, un film intimo ma che esplode, fino ad un finale forse inevitabile e di una potenza unica. 

Prima Del Tramonto – Richard Linklater (2004)

Presentato in concorso al Festival Internazionale del Cinema di Berlino e candidato al Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura Non Originale ai 77esimi Academy Awards, Prima del Tramonto è il secondo capitolo della cosiddetta Trilogia Before di Richard Linklater – insieme a Prima dell’Alba del 1995 e Before Midnight del 2013 – che egli scrisse insieme proprio ai due protagonisti, Ethan Hawke e Julie Delpy. La scrittura è infatti il punto di forza di queste opere, che sono profondamente romantiche e reali, che affrontano i dubbi e le paure di due giovani, la bellezza dell’amore e della nascita dello stesso e le difficoltà di essere genitori e di una relazione adulta. Questo secondo capitolo parte da un vero e proprio MacGuffin, ovvero la promozione che Jesse fa del suo libro in tutto il mondo. Dovrà dunque fare tappa a Parigi, ma i fatti raccontati nel libro ricorderanno qualcosa a Céline, che andrà dunque a trovarlo dopo anni in cui non si sono visti, dalla fine del primo capitolo. 

 

Si tratta di un film eccezionale, all’interno di una trilogia capolavoro che tratta il romanticismo e l’amore con passione e calore, senza però risparmiarsi dal muovere critiche o far semplicemente scontrare i suoi personaggi e gli spettatori con la realtà dei fatti e su come sia davvero una storia d’amore. Un film estremamente dialogato, con un piglio creativo a dir poco clamoroso e che ha come inevitabile punto di forza, il suo essere stato realizzato ben 9 anni dopo il primo capitolo, facendoci dunque ritrovare i nostri personaggi adulti, diversi e, allo stesso tempo, identici a come erano prima, cosa che accadrà anche con il terzo capitolo e sistema che Linklater ha poi in un certo senso riproposto con la realizzazione di un altro grande film, Boyhood, andando dunque a sottolineare lo scorrrere del tempo nel modo più realistico esistente. Prima del Tramonto e l’intera Trilogia Before sono dunque titoli imprescendibili e questo secondo film, che prende atto a Parigi, non può non trovarsi in questa classifica.

Ratatouille – Brad Bird, Jan Pinkava (2007)

Vincitore del Premio Oscar per il Miglior Film D’Animazione su 5 candidature Miglior Sceneggiatura, Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro e Miglior Colonna Sonora – Ratatouille è uno dei migliori film mai realizzati dai Pixar Animation Studios, nonchè un enorme successo commerciale, visto che ha incassato 623 milioni di dollari. Ratatouille non è solo un successo commerciale, ma si tratta anche di uno dei punti più alti nella storia della Pixar, un film in cui Parigi diventa poi vero e proprio protagonista, facendo sì che la pellicola diventi un vero tributo alla città.

 

La storia di Rémy, piccolo ratto che, ispirato dal miglior cuoco del mondo Auguste Gusteau, vuole diventare uno Chef e che finirà per dimostrare, grazie anche all’aiuto di Alfredo, ragazzo che non sa cucinare ma con cui diventerà grande amico e da cui nascerà una collaborazione che li porterà a realizzare piatti meravigliosi, che l’amicizia non ha barriere o limiti di genere, come d’altronde i sogni, che tutti dobbiamo avere e tenerci stretti. La famosa scena del giornalista e critico gastronomico Anton Ego è poi cinema allo stato puro, che ci sottolinea poi l’importanza che il cibo ha nelle nostre vite e di come esso possa riportarci indietro nel tempo, forse a tempi migliori.

Frantic – Roman Polanski (1988)

Film poco considerato e ricordato, Frantic di Roman Polanski resta però un grande thriller di uno dei registi più importanti dell’intera storia del cinema, ambientato a Parigi e con protagonista Harrison Ford, che qui si toglie di dosso l’immagine che tutti hanno di lui per i suoi ruoli in Star Wars ed Indiana Jones e ricorda a tutti quanto bravo sia. Insieme a lui, Emmanuelle Seigner, moglie di Polanski e perfetta Femme Fatale. Roman Polanski costruisce un thriller che forse non sorprenderà i più, ma che è una vera lezione di cinema su come si gira un film e, nello specifico, un thriller con tutti i crismi del caso.

 

Inevitabilmente, ogni thriller classico è debitore di Alfred Hitchcock e questo, in Frantic, è evidente più che mai, con degli evidenti rimandi ad Intrigo Internazionale e L’Uomo Che Sapeva Troppo. Nonostante i forti rimandi al maestro Hitchcok, il film supera però il mero citazionismo e diventa opera d’autore, un film di Roman Polanski sotto tutti i punti di vista che, va sottolineato, qui si avvale anche del grande Ennio Morricone per la colonna sonora. Un film da scoprire assolutamente, visto che non è conosciuto da molti e che si trova in questa classifica proprio per tentare anche di dargli più visibilità.

Frantic, un film di Roman Polanski

Cold War – Pawel Pawlikowski (2018)

Presentato in anteprima alla 71esima edizione del Festival di Cannes, dove si è aggiudicato il Prix De La Mise En Scène (Premio per la Miglior Regia), candidato a tre Premi Oscar per Miglior Regia, Miglior Fotografia e Miglior Film in Lingua Straniera, Cold War di Pawel Pawlikowski sembra essere un film fuori dal tempo, un’opera di una potenza eccezionale e che rimanda anche al capolavoro di Milan Kundera, ovvero L’Insostenibile Leggerezza Dell’Essere del 1984.

 

Il film parla di un’altra storia d’amore, quella tra Wiktor e Zula, una storia travagliata e che passa attraverso le loro differenze ma anche attraverso la Guerra Fredda, sfondo di questa storia che viene ambientata tra la Polonia e Parigi stessa. Con un bianco e nero glaciale e stupendo, una storia d’amore che sembra esplodere ma che, in realtà, è trattenuta ed in cui Pawlikowski mette tutto se stesso, visto che l’opera lo tocca da vicino ed è stata dedicata ai suoi genitori. Un film pesante, che fa male e fa male per come viene portato in scena, enigmatico e freddo, ma necessario.

Cold War, un film di Pawel Pawlikowski

Fino All’Ultimo Respiro – Jean Luc Godard (1960)

Presentato al Festival Internazione del Cinema di Berlino e, fuori dalla selezione ufficiale, con una proiezione al 12esimo Festival di Cannes, Fino All’Ultimo Respiro di Jean Luc Godard è storia del cinema ed uno dei film che ha contribuito alla nascita della Nouvelle Vague. Difficile parlare del primo lungometraggio di Godard in così poche righe, esso è una vera e propria pietra miliare del cinema francese e mondiale. La critica, nel momento della sua uscita nel 1960, accusò il film di avere un mero intento polemico e di come Godard avrebbe avuto vita breve nel mondo del cinema.

 

Così non fu e Godard ha effettivamente riscritto il linguaggio cinematografico in maniera netta e decisa, un modo forse discutibile e che non necessariamente tutti ameranno ma che, da un punto di vista storico e cinematografico, ha un ruolo decisivo. Un film che, tra l’altro, vive delle contraddizioni del suo protagonista (Jean Paul Belmondo) e del suo regista, che realizza così un’opera conflittuale, difficile e che vuole mettere in difficoltà. È uno dei manifesti fondamentali della Nouvelle Vague e non poteva non trovarsi in questa classifica.

I 400 Colpi – Francois Truffaut (1959)

Se c’è Jean Luc Godard, non può non esserci Francois Truffaut, lui che fu prima suo grande amico e collega anche ai Cahiers Du Cinema e con cui poi ci fu una netta rottura che non tratteremo in questa classifica ma, magari, in un secondo momento. Se Godard debuttò nel 1960 con Fino All’Ultimo Respiro, nel 1959 fa il suo debutto anche Truffaut, con un altro film a dir poco fondamentale. Presentato alla 12esima edizione del Festival di Cannes e vincitore del Prix De La Mise En Scène per la Miglior Regia, I 400 Colpi è un capolavoro assoluto della storia del cinema ed altro manifesto della Nouvelle Vague, che vede la propria nascita proprio in questi anni. 

 

Il titolo italiano, tra l’altro, non rende onore all’originale, perchè in francese “faire les quatre cents coups” è un modo di dire traducibile in italiano con “fare il diavolo a quattro“, che è poi quello che fa il protagonista, un giovanissimo Jean Pierre Léaud, che da qui diventò attore feticcio di Truffaut. A differenza del caso Godard, I 400 Colpi viene accolto in maniera entusiasta dalla critica. Il modo in cui il film riflette sulla famiglia e sull’assenza di essa, sull’assenza della scuola e su come, nonostante siano anni di fermento in Francia, al protagonista Antoine sembra che tutte le porte vengano chiuse in faccia. Un capolavoro che, a parte l’inevitabile ambientazione, non risulta invecchiato ed è anzi, ancora oggi, attuale.

Midnight In Paris – Woody Allen (2011)

A proposito di tributi alla Francia ed a Parigi, in questa classifica non poteva mancare Midnight In Paris. Vincitore del Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale e candidato a 4 statuette agli 84esimi Academy Awards, Woody Allen firma così un’opera entusiasmante a all’età di 77 anni dimostrando, come detto anche nel caso di Martin Scorsese, di come sia un maestro assoluto della settima arte e riuscendo ad inserire nella pellicola una vitalità ed energia che manca a molti dei registi di oggi. Si tratta inoltre di una vera lezione su come scrivere un film, partendo da un soggetto già di per sè geniale, ma che non si ferma a quello e rende i suoi 94 minuti di durata una danza, un film che è riuscito poi a mettere d’accordo tutti, visto il suo successo sì di critica, ma anche di pubblico, con un incasso totale di 151 milioni di dollari per un regista che, solitamente e soprattutto nella sua seconda metà di carriera, non ha mai portato incassi così alti.

 

Una critica poi a chi pensa che la generazione precedente stesse sempre meglio di quella corrente, realizzata attraverso una sorta di viaggi temporali, salti nel passato che arriveranno poi ad un finale divertente ed eccezionale. Un tributo d’amore non solo a Parigi ma a tutto il cinema e l’arte che Allen ama e che lo hanno segnato, rappresentando i vari Salvador Dalì, Luis Bunuel, Francis Scott e Zelda Fitzgerald, Ernest Hemingway o Pablo Picasso come veri e propri personaggi del film. Una gioia per gli occhi, per sottolineare poi a tutti quelli che ritengono che Woody Allen non abbia realizzato grandi film dal 2000 in poi, che si sbagliano di grosso.