Articolo pubblicato il 15 Febbraio 2024 da Giovanni Urgnani
Distribuito nelle sale cinematografiche francesi il 5 aprile 2023 mentre in quelle italiane il 6 aprile dello stesso anno. Tratto dall’omonimo romanzo di Alexander Dumas, diretto da Martin Bourboulon, scritto da Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière. La fotografia è curata da Nicolas Bolduc mentre la colonna sonora è composta da Guillaume Roussel. Il cast è formato da: Vincent Cassel, Louis Garrel, François Civil, Vicky Krieps, Romain Duris, Pio Marmaï, Eric Ruf, Lyna Khoudri ed Eva Green.
La trama de I tre moschettieri – D’Artagnan, diretto da Martin Bourboulon
Di seguito la trama ufficiale de I tre moschettieri – D’Artagnan, diretto da Martin Bourboulon:
“Il capolavoro di Alexandre Dumas torna in un nuovo, colossale adattamento cinematografico in cui D’Artagnan, giovane e vivace guascone, viene dato per morto dopo aver cercato di salvare una ragazza da un rapimento. Quando arriva a Parigi, cerca in tutti i modi di scovare gli aggressori ma non sa che la ricerca lo condurrà nel cuore di una vera guerra che mette in gioco il futuro della Francia. Alleandosi con Athos, Porthos e Aramis (tre moschettieri del Re), D’Artagnan affronterà le macchinazioni del Cardinale Richielieu. Ma, innamorandosi di Costance, la confidente della Regina, si metterà in serio pericolo guadagnandosi l’inimicizia di colei che diventerà il suo peggior nemico: Milady.“

La recensione de I tre moschettieri – D’Artagnan, con Eva Green
Un progetto colossale, altamente rischioso, che vuole dimostrare quanto l’esperienza della sala cinematografica possa regalare emozioni ed esperienze uniche nel suo genere. Una produzione coraggiosa, consapevole che se vuole avere successo deve parlare necessariamente al pubblico contemporaneo, pieno di offerte di svago e innamorato delle serie tv. Quindi la struttura è organizzata in modo da poter creare una fidelizzazione con sottotrame che rimangono volutamente nell’ombra e caratterizzazioni ambigue e misteriose, nodi che verranno sciolti in futuro.
Gli intenti sono chiari e precisi, esplicitati dalla didascalia iniziale e dal cliffhanger finale, costruito per sollecitare l’appetito degli spettatori. Una trasposizione fresca, giovane, al passo coi tempi, ma non perché il contesto e l’ambientazione siano stati modificati verso la realtà odierna, anzi si valorizza la fedeltà del periodo storico in maniera precisa rispettando il materiale di riferimento, in modo che tradizione e attualità convivano in perfetta armonia. Ogni singolo soldo speso è ben visibile nella magniloquenza della messa in scena, un lavoro egregio e certosino nel valorizzare le scenografie, grazie a delle panoramiche mozzafiato, e i costumi con un cast delle grandi occasioni, azzeccato personaggio per personaggio.
È palese la presa di coscienza di dover rendere il tutto visivamente credibile e accattivante, le scene d’azione sono tante e ricche di virtuosismi tecnici che vogliono togliere il fiato, anche se per un completo godimento sarebbe stata gradita una mano più ferma, il ritmo è costante, con una narrazione semplice ma efficace, senza perdersi in introduzioni infinite o spiegoni sfiancanti: come il suo protagonista, anche il pubblico si inserisce in una circostanza già ben avviata, una crisi istituzionale e politica di una nazione sull’orlo dell’instabilità, tante informazioni che vengono assimilate in maniera fluida e immediata.

I pregi e difetti de I tre moschettieri – D’Artagnan, con Vincent Cassel e Louis Garrel
La tonalità con cui è impostata la pellicola raggiunge un equilibrio perfetto ormai raro da riscontrare nelle offerte cinematografiche contemporanee, la leggerezza è alla base del racconto ma non si cade mai in uno spirito di commedia esasperata, allo stesso modo la serietà è applicata nei momenti opportuni e con la giusta dose, senza accorrere a sfumature dark opprimenti. Un esempio è il personaggio di Re Luigi XIII (Garrel) che può sembrare sopra le righe ma non sfora mai oltre il confine, la sua psicologia è risaltata: un uomo in completa difficoltà; non sa di chi fidarsi poiché ovunque si giri è terrorizzato, a ragion veduta, da intrighi e sotterfugi; un sovrano che convive con la paura di essere inadeguato a fronteggiare una crisi che rischia di portare in Francia la guerra civile.
Aldilà degli indici di gradimento che il lungometraggio in questione possa raggiungere, è innegabile che si è difronte ad una lezione su come si costruisca un progetto a lungo termine, avendo fiducia nei propri mezzi, nelle proprietà intellettuali autoctone, ma soprattutto credere nella settima arte, volendo fare cinema di sistema con lungimiranza, pensando in grande ma in primis pensando alla gente. I cugini d’oltralpe ci sono riusciti appieno, chissà se qualcuno potrà umilmente imparare… complimenti davvero!