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Recensione – Grosso guaio all’Esquilino, nuovo film su Prime Video con Lillo

Recensione - Grosso guaio all'Esquilino, nuovo film su Prime Video con Lillo

Grosso guaio all’Esquilino è il quarto film degli YouNuts che, in virtù della collaborazione con Amazon Prime Video, realizzano un prodotto presente sulla piattaforma di streaming, con Lillo nei panni del protagonista; il comico italiano, dopo la sua esperienza a LOL, è diventato ormai un vero e proprio volto iconico sulla piattaforma, presente anche in numerosi spin off dello show televisivo. Ma quale sarà stato il risultato del film? Di seguito, si indica la trama e la recensione di Grosso guaio all’Esquilino. 

La trama di Grosso guaio all’Esquilino, con Lillo 

Martino Carbonaro (Lillo) è un ex attore di B-movie che, dopo aver ottenuto successo nel film Cintura nera, è stato costretto ad abbandonare il mondo del cinema in virtù di un incidente sul set; da quel momento in poi, arranca per cercare di pagare l’affitto e prende parte a diverse iniziative sfruttando gli strascichi della sua fama. Tra i pochi fan superstiti dell’attore ci sono di Davide (Riccardo Antonaci) e Yang (Mario Luciani), che vengono costantemente bullizzati da un ragazzo del liceo, Nadir (Ismaelchrist Carlotti). Per imparare a difendersi, i due ragazzi chiedono a Martino lezioni di kung fu a pagamento, con l’insegnante che troverà sistemazione nel ristorante sushi dove lavora Asia (Carolina Crescenti), madre di Davide. 

La recensione di Grosso guaio all’Esquilino, degli YouNuts!

Con Grosso guaio all’Esquilino, gli YouNuts palesano immediatamente i due riferimenti della loro pellicola: da un lato Karate Kid e, più in generale, il prototipo di film di arti marziali degli anni ’80; dall’altro, Grosso guaio a Chinatown di John Carpenter, a cui ci si riferisce nel titolo. Tradotto in pochissime parole: il film con Lillo, presente su Amazon Prime Video, vuole riportare in auge gli stilemi e le ambientazioni tipiche del cinema di arti marziali, in salsa romana, effettuando una commistione con elementi della cultura italiana. Fin dall’idea del prodotto si individuano dei problemi di fondo: in primo luogo, Lillo non è (evidentemente) Kurt Russell, per quanto il discorso interpretazione sia soltanto un accessorio guardando al risultato che viene restituito dal lungometraggio. 

 

 

Ancora una volta, il duo di registi degli YouNuts! prova a confrontarsi con elementi della cultura del secolo scorso, offrendo nuovamente un risultato scarso non tanto per motivi tecnici (anch’essi di bassa qualità) o per una regia poco ispirata, quanto più per il controsenso di fondo che anima le loro pellicole. Sotto il sole di Riccione costituiva il proseguimento ideale di quell’epopea di Sapore di Mare, che aveva dato vita al cinepanettone, tanto da servirsi della stessa scrittura di Enrico Vanzina; il 2022, invece, aveva consegnato il sequel  … altrimenti ci arrabbiamo!, che richiamava la memoria della coppia Bud Spencer e Terence Hill. Con Grosso guaio all’Esquilino si compie, per la terza volta, l’errore di richiamare la sola cornice di prodotti che, con un fare nostalgico, vorrebbero essere in grado di comunicare l’aderenza – o, comunque, l’ispirazione – a  momenti storici cronologicamente lontani. Un film come Grosso guaio all’Esquilino, del genere dei kung-fu movie, non conserva nulla, così come Sotto il sole di Riccione era stato in grado di smarrire totalmente il senso sociopolitico del film dal quale attingeva parte dei suoi caratteri.

 

 

Creando un contenitore assolutamente vuoto, il film su Amazon Prime Video cerca di servirsi della sola comicità e di alcuni elementi evidenti della regia di YouNuts, che si sono formati con i videoclip e che non mancano di sottolinearlo ossessivamente: giochi cromatici eccessivi, riprese esasperanti e in slow motion e uno stile che, tutto sommato, nei 3 minuti di video su YouTube riesce anche ad essere convincente, ma che nei 90 minuti complessivi di questo film appare assolutamente estenuante. Grosso guaio all’Esquilino è un film stucchevole e che, tentando di far ridere ossessivamente lo spettatore, riesce ad ottenere l’esatto opposto, con una comicità assente e con un’intera concezione del film che non si eleva dal (bassissimo) piedistallo su cui è posta. Un risultato assolutamente infimo anche guardando alla carriera dei due registi e alla piattaforma, Amazon Prime Video, che compie costantemente errori produttivi quando si guarda a firme italiane, alla ricerca di un insperato successo di pubblico che non passa – e che non può passare – attraverso questi prodotti. 

«Tanto qua non stiamo mica a Broadway»

Capitolo, seppur breve, a parte riguarda il discorso interpretazioni. Guardare un film che, servendosi della sola forza comica di Lillo (ed è tutto dire…), riesce a restituire addirittura la percezione che l’assenza di quest’ultimo sia penalizzante, dice francamente tutto. In una battuta del film, la Asia di Carolina Crescentini esclama Â«Tanto qua non stiamo mica a Broadway», riferendosi alla pessima recitazione dei migranti che fa recitare nel suo teatro di accoglienza. Quasi come se volesse parlare di se stesso, il prodotto degli YouNuts si rende intestinamente conto di quali e quanti siano i problemi, restituendo l’idea che soffermarsi e ricercare il dettaglio, in sede di analisi, sia tutto sommato una perdita di tempo

Voto:
1.5/5
Gabriele Maccauro
1.5/5
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