Articolo pubblicato il 4 Gennaio 2024 da Gabriele Maccauro
Continua la retrospettiva su Nicolas Winding Refn. Il regista danese, dopo aver diretto Pusher e Bleeder, nel 2003 arriva a dirigere il suo terzo lungometraggio, Fear X, primo in lingua inglese e con protagonista John Turturro. Si rivelerà un grandissimo flop al botteghino, ma pone definitivamente le basi per il suo cinema che verrà e per il suo stile inconfondibile. Di seguito, ecco la trama e la recensione di Fear X.
La trama di Fear X, il terzo lungometraggio di Nicolas Winding Refn
A differenza di Pusher e Bleeder, la trama di Fear X è un po’ più complicata: la storia segue la vita di Harry (John Turturro), guardiano di un centro commerciale che passa le sue giornate a guardare ossessivamente le registrazioni delle telecamere a circuito chiuso per cercare indizi sull’assassino di sua moglie, uccisa da un colpo di pistola nel parcheggio di un supermercato, insieme ad un poliziotto corrotto e mosso dalle strane visioni che lo perseguitano, che lo portano a vedere sua moglie entrare nella casa abbandonata di fronte alla sua. Harry decide dunque di entrarvi di nascosto per cercare informazioni e vi troverà un rullino con fotografie di una donna, che egli rintraccia per chiedere informazioni. Nel momento in cui la trova però, l’attenzione si sposta su suo marito Remar, poliziotto che sta per ricevere una medaglia per il suo servizio ma che potrebbe essere l’assassino di sua moglie. Da qui in poi la trama si infittisce, con Harry che vuole scoprire la verità riguardante l’assassino e Remar che deve rispondere ai comandi di qualcuno più in alto di lui, fino ad un finale potente e che non tenta in nessun modo di dare vere e proprie spiegazioni allo spettatore.

La recensione di Fear X: l’ossessione e la nascita definitiva dello stile di Nicolas Winding Refn
Nicolas Winding Refn arriva nel 2003 ad avere sì alle spalle Pusher, film che con il passaparola e con qualche anno di tempo è diventato un assoluto cult, ma anche Bleeder, buonissimo film che però si è rivelato un enorme flop al botteghino. Per vedere il suo terzo lungometraggio passeranno dunque 4 anni ed il regista danese, nonostante i pessimi risultati di Bleeder, decide di continuare per la sua strada con un film che, considerando anche le sue opere successive, pare essere perfettamente in linea con il suo stile ed anzi, ne rappresenta un capostipite. Fear X sarà dunque il suo terzo film ma il primo in lingua inglese, con una coproduzione tra Danimarca e Regno Unito ed il grande John Turturro come protagonista. Ciò non rappresenterà però un ostacolo per Refn, che riuscirà a realizzare l’opera che desiderava ma che, purtroppo, si rivelerà un altro grande fallimento dal punto di vista commerciale.
A prescindere dai risultati al botteghino, Fear X è un film di Nicolas Winding Refn sotto ogni punto di vista, un film del Refn che siamo abituati a conoscere oggi ma che, nel 2003, si distanziava molto dalle sue opere precedenti, sia da un punto di vista produttivo che di stile e tematiche. Infatti, con Fear X iniziamo a vedere il vero volto di quello che diverrà uno dei registi più interessanti ed importanti del suo tempo: c’è infatti un lavoro morboso sulla messa in scena e la tipica fotografia rossa che caratterizza il suo cinema e che sembra fondersi perfettamente con la colonna sonora di Brian Eno e con lo status del protagonista stesso, un John Turturro ossessionato dai filmati che controlla compulsivamente e dalle sue visioni e che portano il film, in un certo senso, in un mondo onirico in cui realtà e finzione si mescolano, senza lasciare certezze allo spettatore. L’ossessione è un fattore tipico del cinema di Refn, che ritroviamo in ogni suo film declinata in modi diversi ma che riconduce sempre alla stessa fonte, ovvero l’autore stesso, un Nicolas Winding Refn che per primo appare ossessionato dal cinema che realizza, dal suo stile e dalle storie che racconta, che vanno a mescolare un’estetica eccezionale con la violenza più brutale.
Un’opera in cui l’atmosfera ed il clima di costante angoscia ed ansia la fanno da padrone, in cui iniziano a comparire personaggi al limite del reale e credibile, un costante senso di disagio ed impossibilità, da parte dello spettatore, di comprendere appieno ciò che sta succedendo, ovviamente per volontà dell’autore stesso che, da questo punto di vista, cita in maniera abbastanza evidente il cinema di David Lynch: Refn infatti non è interessato a fare i cosiddetti “spiegoni“, non vuole imboccare lo spettatore e spiegargli perfettamente ciò che accade ed anzi, gli dà più chiavi di lettura, lasciandolo sì spiazzato ma rendendolo anche parte integrante della storia perché, come Harry, anche lo spettatore tenterà di mettere insieme ogni pezzo del puzzle per arrivare a comprendere una verità che Refn non è però intenzionato a rivelare. Il regista di Copenaghen sembra infatti più interessato alla corsa che all’arrivo, alla dilatazione dei tempi che diventerà sempre più suo marchio di fabbrica – in special modo nel Refn televisivo, con Too Old to Die Young e Copenaghen Cowboy – ed alla costruzione della scena stessa, senza però indicare fino in fondo la direzione che essa deve prendere. Ecco dunque come Fear X diventa caposaldo del cinema Refniano, un film fondamentale per conoscere il regista e comprendere da dove deriva lo stile visto in film come Solo Dio Perdona. Se da un lato Fear X rappresenta l’inizio della sua vera e proprio carriera però, dall’altro si rivela un totale flop e la libertà di cui Refn aveva goduto fino a quel momento sembra essere messa a repentaglio.
L’effetto di Fear X sulla carriera di Nicolas Winding Refn
Fear X è dunque un film notevole, imperfetto sì ma decisivo nella carriera di Nicolas Winding Refn. Al suo interno ci sono, come detto, tutti gli elementi che hanno reso Refn il regista che è oggi, eppure è stato un flop assoluto, costato quasi 7 milioni di dollari e che neanche con le vendite in Home Video è riuscito a riguadagnare la cifra spesa per la sua realizzazione. Si tratta dunque di uno spartiacque per la sua carriera, perché è il secondo grande flop – dopo quello di Bleeder – e perché, se già Fear X era stato realizzato solamente grazie ad una coproduzione tra Danimarca e Regno Unito, adesso la strada sembra farsi in salita.
Le strade sembrano essere due: rimanere bloccati per un periodo indefinito di tempo, in cerca dell’occasione per poter realizzare un nuovo film esattamente come da lui concepito, oppure scendere a compromessi. Gli anni però hanno trasformato Pusher da semplice opera prima a cult assoluto e Refn, si trova quasi obbligato a realizzarne un sequel, richiestissimo soprattutto in patria. Come sappiamo, Nicolas Winding Refn realizzerà un’intera trilogia, con Pusher II – Sangue sulle mie Mani e Pusher III – L’Angelo della Morte, che gli permetteranno non solo di fare ulteriore esperienza con il mezzo cinematografico e con tutto ciò che vi è dietro a livello di produzione e distribuzione, ma anche di poter andare poi a realizzare film come Bronson e Valhalla Rising, opere in pieno stile Refn che riuscivano a diventare più accattivanti per il pubblico, rispetto ad un Fear X, non tanto per la storia quanto per i loro protagonisti, rispettivamente Tom Hardy e Mads Mikkelsen che, nel frattempo, erano diventati attori importanti ed apprezzati in tutto il mondo, capaci da soli di rendere un’opera vendibile in tutto il mondo. Un Refn che quindi imparerà a farsi furbo e fare di necessità virtù, con un picco toccato con Drive, il film della consacrazione, vendibile ma, allo stesso tempo, completamente Refniano e di lettura non così semplice come pensato da molti.
Fear X rappresenta però ciò che in un certo senso ha rappresentato Solo Dio Perdona nella seconda parte della carriera del regista danese, ovvero un film ben poco vendibile – a produttori come al pubblico – e che esiste grazie allo status costruito dalle opere precedenti che, nonostante la questione botteghino, rappresenta comunque un punto decisivo nella sua filmografia e vita stessa. Se Solo Dio Perdona arriva dopo l’enorme successo di Drive, Nicolas Winding Refn nel 2003 era tutt’altro che un regista arrivato e, per questo motivo, Fear X segue le orme di Bleeder, diventando un film dimenticato dai più. Si tratta di un film che va invece assolutamente riscoperto, non solo per la sua importanza storica ma, più banalmente, per la sua qualità, un film di Refn al 100% che terrà certamente incollati allo schermo tutti gli spettatori.