Il sol dell’avvenire: la spiegazione del finale del film di Nanni Moretti

Il sol dell'avvenire: la spiegazione del finale del film di Nanni Moretti

Articolo pubblicato il 4 Luglio 2023 da Bruno Santini

Il sol dell’avvenire è il nuovo film di Nanni Moretti che, a due anni di distanza da Tre Piani, torna al cinema con un nuovo prodotto che sarà presentato al Festival di Cannes, dove potrebbe concorrere – soprattutto data la storia del regista, che ha vinto l’ultima Palma d’Oro per un regista italiano, con La stanza del figlio – per un premio. Il lungometraggio in questione ha ottenuto numerose recensioni positive e un grande apprezzamento da parte di critica e pubblico, che hanno apprezzato le numerose citazioni presenti all’interno del film, nonché il ritorno di Nanni Moretti sui suoi passi. Ma qual è il senso del finale del film, magico e dalle atmosfere felliniane? Di seguito, si offre la spiegazione del finale di Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti. 

 

Il finale di Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti

In un finale sicuramente molto magico, in cui Nanni Moretti cita Federico Fellini per il circo, la danza della troupe sulle note di Voglio vederti danzare di Franco Battiato e la sfilata dell’ultima scena, si raccoglie tutto il senso del lungometraggio, oltre che della carriera del regista. Giovanni, il regista che sogna di realizzare un film sui 40 anni della coppia intriso di canzoni italiane, comprende di essere fuori dal tempo e che la morte per suicidio del protagonista, nel suo film attuale, rappresenterebbe la fine di tutto: dell’amore, delle persone, della politica e del cinema, come gli viene provocatoriamente detto anche dai produttori coreani (da lui inizialmente tanto scherniti) che gli permettono di finanziare il film.

 

Per questo motivo, Giovanni decide di cambiare il suo finale proprio quando quest’ultimo sta per essere girato: il protagonista del suo film non si arrenderà alla sua condizione e non si suiciderà, ma deciderà di portare fino alla fine la sua lotta, scagliandosi contro il Partito Comunista Italiano rappresentato da Palmiro Togliatti e permettendo, a quest’ultimo, di condannare la repressione della libertà operata dall’Unione Sovietica. Alla fine del film, si vede tutta la troupe sfilare in una sorta di unione metaforica tra il film e i suoi addetti ai lavori, con Nanni Moretti che saluta il suo spettatore e una didascalia che informa lo spettatore: per la prima volta il PCI si era ribellato all’Unione Sovietica, adottando l’ideale marxista, e tutti ne furono felici”. 

 

La spiegazione del finale di Il sol dell’avvenire

Per mezzo di una scelta che appare funzionale non soltanto al film nel film, ma anche al lungometraggio stesso, Nanni Moretti compie un cambiamento importantissimo, che permette di alimentare quella che è la spiegazione del finale di Il sol dell’avvenire; a seguito di quel fondamentale atto di cesura che si osserva a metà film (la scena interminabile in cui Giovanni stoppa il set di un film a causa della sua violenza), qualora cambia in lui: non è più l’uomo disilluso, che contesta il cambiamento e la contemporaneità in quanto tali, ma un uomo che fa parte di quella realtà di cui, che possa piacergli o meno, deve condividere gli aspetti. Per questo motivo, l’aspirazione di Giovanni – che entra finalmente all’interno del suo film, anche simbolicamente prendendo parte alle scene – diventa sempre più forte, più di quanto non lo sia stata inizialmente.

 

 

Giovanni, e dunque lo stesso Nanni, smette di proporre “un’idea di cinema che piaccia solo a sé”, avvicinandosi al suo spettatore, svestendo i panni del giudice (che aveva concretamente interpretato in Tre Piani) e non più puntando il dito, ma comprendendo. Per questo motivo, il modo diverso di proporre la sua scena da parte della sua attrice inizia ad essere finalmente concepito da parte dello stesso autore, che ragiona anche a proposito del senso dell’amore, più che della morte, del suo cinema. Il finale del film di Giovanni non propone più il suicidio ma la lotta, il riscatto: è il senso anche del cinema di Nanni Moretti, che non vuole morire ma spera di continuare ad esistere per i suoi spettatori. Naturalmente, per portare avanti un discorso di questo genere, Moretti compie una scelta “tarantiniana”, che lo porta a cambiare la storia: per comprendere la spiegazione del finale di Il sol dell’avvenire bisogna, dunque, ricordare che il PCI – soprattutto con Palmiro Togliatti – non si è mai opposto alla dittatura sovietica, come invece viene scritto all’interno della didascalia del film. Questo revisionismo storico, che permette di trattare il finale del film in modo magico, è contemporaneamente anche un ideale saluto allo spettatore che Nanni Moretti, guardando in camera, realizza, in una sfilata finale che coinvolge alcuni degli esponenti più caratteristici – Alba Rohrwacher, Renato Carpentieri – della sua ideologia e del suo cinema.