Articolo pubblicato il 24 Maggio 2023 da Christian D'Avanzo
Jackie Brown è un film neo-noir del 1997, scritto e diretto da Quentin Tarantino. La durata del film è di circa 153 minuti, e nel cast figurano Pam Grier, Samuel L. Jackson, Robert Forster, Bridget Fonda, Michael Keaton, Robert De Niro, Michael Bowen, Chris Tucker, Lisa Gay Hamilton, Hattie Winston, Sid Haig, Laura Lovelace, Denise Crosby. Robert Forster fu candidato agli Oscar del 1998 come Miglior Attore Non Protagonista, per il suo ruolo in Jackie Brown. Si tratta del terzo film scritto e diretto da Tarantino, in ordine cronologico dopo Le Iene e Pulp Fiction. Ecco la trama e la recensione di Jackie Brown.
La trama di Jackie Brown, diretto da Quentin Tarantino
La trama di Jackie Brown, diretto da Quentin Tarantino
“La protagonista della vicenda è l’hostess di volo Jackie Brown (Pam Grier) che, per arrotondare il suo stipendio, contrabbanda illegalmente denaro per il mercante d’armi Ordell Robbie (Samuel L. Jackson). Quando riceve una telefonata dal complice Beaumont (Chris Tucker), che gli chiede di pagare la cauzione per uscire di prigione, Ordell decide di aiutarlo e di affidarsi al garante di cauzioni Max Cherry (Robert Forster). Temendo che Beaumont possa venderlo alla polizia, Ordell architetta di ucciderlo ma è troppo tardi. Pochi giorni dopo il suo rilascio, infatti, l’uomo ha fatto una soffiata alle forze dell’ordine che colgono Jackie in flagranza di reato.
Gli agenti Mark Dargus (Michael Bowen) e Ray Nicolette (Michael Keaton) persuadono la donna a collaborare, ma Jackie si rifiuta di fornire informazioni sul trafficante e viene arrestata. Ordell paga la sua cauzione, deciso ad ucciderla prima che possa tradirlo come aveva fatto Beaumont. Una volta libera, Jackie sa di poter contare su Max, che si è mostrato sinceramente preoccupato per lei. La donna contatta i due agenti e stringe un patto per consegnare loro Ordell. Contemporaneamente, tuttavia, Jackie elabora un macchinoso piano per convincere il malvivente di essere dalla sua parte e di volerlo aiutare con i suoi traffici, ingannando le forze dell’ordine.
Nonostante sia perplesso, Ordell sembra credere alla spiegazione della donna e la incarica di trasportare 500.000 dollari dal Messico agli Stati Uniti. Ordell chiede al suo braccio destro, Louis Gara (Robert De Niro), di seguire Jackie mentre la paranoia lo spinge a dubitare anche della sua stralunata compagna Melanie (Bridget Fonda), furibonda dopo essere stata estromessa dai suoi affari illegali. La hostess rivela a Max il suo piano, chiedendo aiuto per incastrare il malvivente e intascare i soldi. Ordell, tuttavia, continua a sospettare di Jackie ma la donna sa come sfruttare le debolezze del trafficante”.
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La recensione di Jackie Brown: Tarantino restituisce una delicata sensibilità dello sguardo
Tarantino al suo terzo film riesce a spiazzare i fan e la critica costruendo un neo-noir essenziale per messa in scena e rigore nella direzione degli attori. Pam Grier è una protagonista eccezionale, e la sua Jackie Brown è a suo modo un simbolo della blaxploitation. Il regista conosce il soggetto da cui trae ispirazione per il film, è consapevole di star attingendo da un romanzo dove la protagonista è bianca, e la trasforma nella caratterizzazione e nell’immaginario dando linfa vitale ad una stella anni Settanta della blaxploitation. Ecco che in Jackie Brown, il personaggio femminile è una donna di mezza età che non si fa scrupoli pur di rialzarsi a seguito di svariati scivoloni, e può farlo elaborando un piano in cui potrà mettere spalle al muro Ordell e la polizia, qui guidata da Ray. Ciò nonostante, non manca sensibilità nel toccare le corde più intime di Jackie, e lei viene mostrata allo spettatore come una persona vulnerabile ma allo stesso tempo determinata. Inoltre, il delicato rapporto con Max Cherry è una suscettibile rappresentazione d’amore platonico, pronto a riecheggiare nell’aria con la musica soul, alternata tra diegetica (Across 110th Street; Didn’t I Blow Your Mind This Time) ed extra diegetica.
Tarantino prosegue nella sua toccante messa in scena, e “toccante” è un termine volutamente ambiguo: c’è sia una sorta di commozione costante e graduale fino alla fine di Jackie Brown, ma anche una spasmodica volontà di seguire la protagonista ed altri personaggi con la macchina da presa, inserendo anche qualche zoom penetrante, quasi impercettibile. Quest’ultimo è sintomo della voglia di Tarantino nel mostrare i dettagli del circolo di personalità, poiché la percezione attorno ad un oggetto-vicenda è sensibilmente differente a seconda dello sguardo mostrato. Lo dimostra il nucleo del film: la valigetta con il mezzo miliardo di dollari da importare in America dal Messico è l’obiettivo di tutti i personaggi in gioco, ma le motivazioni per cui la bramano cambiano. I poliziotti la vedono come un espediente per poter arrestare un pericoloso trafficante d’armi; Ordell la vede come il compimento ultimo della sua intera opera criminale; Louis se ne vuole servire per accontentare Ordell poiché quasi lo teme; per Jackie è la via di fuga definitiva da una vita dove la donna ha ormai toccato il fondo; infine, Max non fa altro che assecondare Jackie, innamorato di lei. Quest’ultimo è un personaggio quasi esterno, come in rappresentanza dello sguardo di un Tarantino innamorato della sua protagonista.
Jackie Brown: la differente percezione dei personaggi in un tempo cristallizzato
Max ha avuto a che fare con tantissimi poco di buono durante la sua carriera, e quello di Jackie è un caso unico per cui vale la pena mettersi in gioco. Ancora una volta, per il regista è fondamentale dare uno spazio − il centro commerciale − ed un tempo destrutturato, che a differenza di Pulp Fiction tende a cristallizzare lo stesso periodo ma declinato in diversi punti di vista. Ecco che Tarantino mostra la tensione per la posta in palio facendo vivere allo spettatore l’esperienza soggettiva di ciascun protagonista. L’unica per cui non esiste una frammentazione singolare, ma condivisa (con Louis), è di Melanie; la ragazza conosce tutti i segreti di Ordell, ma il suo essere svampita e disinteressata a tal punto da ammettere che ha come unico obiettivo di vita vedere la televisione, è un indicatore sin da principio. Lei pensa soltanto a esistere, e nulla di più, il resto è mero contorno.
Il pezzo di bravura che Tarantino dimostra di avere con Jackie Brown, è di mescolare l’assetto urbano e violento di una metropoli − stilema noir − con l’intimità paradossalmente straripante della psicologia dei personaggi in gioco. Non è un caso che la violenza venga inserita col contagocce, e quasi nascosta allo sguardo dello spettatore con dei trucchi da fuori campo davvero eleganti. Ogni attimo racconta come solo il cinema può fare, tentando di unire l’approccio sfumato dei giallo e del thriller, al cinismo del noir, pragmatizzandone i connotati: cos’è giusto e cos’è sbagliato? Le sfumature lasciano riflettere in un costante rialzo dell’angoscia, prima costruita, poi decostruita, e infine sfociata nella malinconia esistenziale. Jackie Brown è uno dei film più interessanti, profondi e ben congegnati che Quentin Tarantino abbia finora firmato.