Articolo pubblicato il 4 Gennaio 2024 da Gabriele Maccauro
Dead Ringers è la miniserie diretta da Sean Durkin, Karena Evans, Lauren Wolkstein e Karyn Kusama e di cui Alice Birch è showrunner e che si rifà all’omonimo film del 1988 di David Cronenberg – che in Italia conosciamo come Inseparabili – che, a sua volta, si ispirava al romanzo di Bari Wood e Jack Geasland, nato da un episodio di cronaca avvenuto a New York nel 1975, quando i gemelli Marcus vennero ritrovati morti nella loro casa. La serie tv, con protagonista Rachel Weisz nel doppio ruolo delle gemelle Mantle, è disponibile dal 21 aprile su Amazon Prime Video. Di seguito, ecco la trama e la recensione di Dead Ringers.
La trama di Dead Ringers, la serie tv tratta dall’omonimo film di David Cronenberg
Come detto, Dead Ringers è a tutti gli effetti l’adattamento televisivo del film del 1988 di David Cronenberg e, nonostante ampli e modifichi alcuni degli elementi trattati, la trama è piuttosto simile: si segue infatti la vita delle gemelle Elliot e Beverly Mantle, due affermati medici che hanno il sogno e l’obiettivo di andare a rivoluzionare il mondo della fertilità e del parto e che, grazie al sostegno economico di una ricca investitrice, apriranno un centro per le nascite che ha come obiettivo quello di andare ad avere un approccio diverso nei confronti del parto ma anche del corpo stesso delle donne. Le due gemelle sono però molto diverse, sia dal punto di vista caratteriale che comportamentale e questo andrà chiaramente a crear loro dei problemi a livello lavorativo ma, ancor più, nel privato. Come esplicitato dal titolo italiano del film del grande regista canadese infatti, le gemelle Mantle sono inseparabili.

La recensione di Dead Ringers: progresso ed ossessione nell’adattamento televisivo al femminile di Inseparabili
Nel 1988, il geniale regista canadese David Cronenberg dirige uno dei suoi più grandi film, Inseparabili, tratto dall’omonimo romanzo di Bari Wood e Jack Gaesland. Un capolavoro assoluto, una di quelle opere imprescindibili e di cui non sembrava necessaria una serie tv. La showrunner Alice Birch si è invece dimostrata grande amante del regista e che ha colto perfettamente l’essenza del film: il suo obiettivo non è stato infatti quello di riportare semplicemente su piccolo schermo il film di Cronenberg, ma di analizzarlo ed ampliarlo, di darne una nuova lettura non solamente attualizzata al 2023, ma tutta al femminile. Questo poteva rappresentare un ulteriore ostacolo perché troppo spesso, oggi, vengono prodotte opere solamente per seguire le regole del Politically Correct e del Me Too, movimenti sì nati con tutte le buone intenzioni ma che hanno, inevitabilmente, portato ad un ramo di estremizzazioni sbagliato e fuorviante. Alice Birch, insieme ai registi della serie – Sean Durkin, Karena Evans, Lauren Wolkstein e Karyn Kusama – ha invece dato vita ad un’opera intelligente ed intellettuale, una vera e propria analisi dell’uomo e del limite che divide la sua natura dall’etica e dalla voglia di progredire scientificamente.
I medici sono sempre i Mantle ma, a differenza dei due fratelli interpretati da Jeremy Irons, qui abbiamo due sorelle interpretate meravigliosamente da Rachel Weisz: Beverly è più interessata alla donna ed ai bambini, sembra saper amare e voler mettere su famiglia. Elliot invece è più distaccata, interessata solamente alla scienza, al dare vita a qualcosa di rivoluzionario e che, per quanto avanti con i tempi ma anche per quanto poco ortodosso, sul filo dell’illegalità. Il mantra che ripetono sempre è “la gravidanza non è una malattia” perché le due vogliono rivoluzionare il mondo del parto e della fertilità, toccando poi tematiche come l’aborto e la menopausa e lo vogliono fare con una particolare attenzione nei confronti della donna e del bambino che porta in grembo.
Si tratta dunque di una serie tutta al femminile, dove i personaggi maschili sono pochi e discutibili eppure, come anticipato, non si cade nel tranello del Politically Correct, non si ha l’obiettivo discutibile di innalzare le donne per andare a criticare gli uomini, ma le stesse sono piene di dubbi e contraddizioni e vi è un lavoro di scrittura eccellente che va a sottolineare il carattere e la natura dei vari personaggi per poter andare a rendere Dead Ringers una versione al femminile dell’opera di Cronenberg semplicemente perché necessario per mettere in scena la lettura e l’evoluzione che Alice Birch ha dato di Inseparabili. Un lavoro a dir poco ottimo che, però, ogni tanto sembra incepparsi proprio su questo, ovvero sul suo essere così tanto intellettuale perché, con la velocità dei tantissimi dialoghi che ci sono – soprattutto quelli a tavola – si rischia di perdere svariati dei concetti espressi e, soprattutto, di non andare a svilupparli tutti fino in fondo.
La famiglia come mero ostacolo e le citazioni a David Cronenberg
Come detto però, le gemelle Mantle non sono gli unici personaggi della serie. Intorno a loro si muovono svariate personalità, tutte legate da un minimo comune denominatore, ovvero la famiglia, trattata sotto due punti di vista: il primo è quello della famiglia Mantle stessa, straniante e deprecabile per come viene dipinta soprattutto in alcuni flashback. Il rapporto che hanno con le loro figlie, cui fanno visita dopo anni che non si vedevano, è a dir poco freddo e che nasconde un odio represso e sopito che, inevitabilmente, finirà per scoppiare. Il secondo è invece quello della famiglia Sims, famiglia cui le gemelle fanno visita per poter assistere al parto di ben quattro gemelli di una delle figlie di James Marion Sims. Si tratta di una famiglia piena di casi di gemelli ed il cui capofamiglia è chiaramente l’uomo, il padre, quel James Marion Sims che rappresenta uno dei padri della ginecologia moderna. Come si è arrivati a questo però? Attraverso la barbarie, attraverso metodi che sembrano dire che ogni fine possa giustificare i mezzi, ma non è proprio così. Non è un caso che si tratti di un uomo e non è un caso che queste tematiche vengano toccate nel 2023, alla luce di tutto ciò che accade oggi nel mondo ed un mondo che, forse, non ha più bisogno di padri ma di madri.
Alice Birch ha dunque dato vita ad un’opera eccezionale, una riflessione acuta ed attenta della realtà e dei tempi che corrono, in cui si concentra sì sulla donna ma sull’intera società ed anche, nonostante non sia uno dei temi principali e più in vista, sul divario tra poveri e ricchi e su come, questi ultimi, si sentano in diritto di fare tutto ciò che vogliono visto il potere in loro possesso. Sei episodi che però scavano anche in profondità, analizzando l’essere umano e le sue pulsioni, il sangue, il sesso, la vita e la morte e, ovviamente, ponendo l’attenzione sulla carne ed i suoi mutamenti, in pieno stile Cronenberghiano. Alice Birch trova però anche spazio per citare lo stesso David Cronenberg: i più avranno certamente notato la citazione a Rabid, film del 1977 che in Dead Ringers è la serie tv in cui recita Genevieve Cotard, la compagna di Beverly, ma c’è un’altra sorta di Easter Egg nascosto. Tom Capgas infatti, il medico che aiuta Elliot nei suoi studi ed esperimenti, prende il nome dalla Sindrome di Capgas: si tratta di una patologia che porta chi ne soffre a credere che una persona cara sia stata sostituita da un sosia identico ed è esattamente ciò di cui soffre Dennis Cleg, il protagonista di Spider, film del 2002 con protagonista Ralph Fiennes.