Articolo pubblicato il 28 Aprile 2023 da Paola Perri
In seguito al reboot di Star Trek del 2009, il regista J. J. Abrams continua la nuova trilogia del noto brand con il sequel Star Trek: Into Darkness, uscito in sala nel 2013. Questo secondo capitolo è ritenuto da gran parte del pubblico il migliore dei tre. Nell’articolo, la trama e la recensione di Star Trek: Into Darkness di J. J. Abrams.
La trama di Star Trek: Into Darkness, diretto da J. J. Abrams
Per salvare il Primo Ufficiale Spok da una situazione di pericolo, il Capitano Kirk della USS Enterprise rivela accidentalmente la nave durante una missione esplorativa su un pianeta straniero abitato da indigeni, violando il codice della Federazione. Di ritorno sulla Terra, Kirk viene punito e sollevato dal comando. Durante una seduta del Consiglio della Flotta Stellare, il Capitano Pike (mentore del giovane Kirk) viene ucciso in un attacco premeditato da un misterioso individuo.
Per vendicare la morte dell’uomo, il fuggitivo viene intercettato ed inseguito da Kirk e altri membri dell’equipaggio dell’Enterprise sul pianeta Kronos. Quando scopre che i terrestri posseggono qualcosa di estremamente prezioso per lui, decide di consegnarsi spontaneamente a loro. Una volta sulla nave, il prigioniero si rivela col nome di Khan, una sorta di “superuomo“, e spiega di essere stato ibernato per trecento anni, per poi essere risvegliato e sfruttato dall’Ammiraglio Marcus (della Flotta Stellare), sotto minaccia.
Rivela infatti che in possesso dell’Enterprise ci sono i corpi congelati del suo vecchio equipaggio, motivo per cui ha dovuto obbedire alle richieste folli dell’Ammiraglio, che intendeva scatenare una guerra contro i Klingon, rafforzando con essi la Federazione. Marcus, ormai smascherato, tenta di distruggere la nave di Kirk per riappropriarsi di Khan. Kirk e Khan decidono dunque di allearsi temporaneamente per sconfiggerlo.

La recensione di Star Trek: Into Darkness, diretto da J. J. Abrams
Il primo capitolo reboot di Star Trek (2009) diretto da J. J. Abrams rappresentava già un ottimo punto di ripartenza e rinascita del celebre franchise sci-fi. Eppure, per molti spettatori è Star Trek: Into Darkness il capitolo migliore della nuova trilogia cinematografica. In questa seconda pellicola trova maggiore spazio l’introspezione psicologica dei personaggi, dove il confronto con lo spazio inesplorato è metafora di “scoperta” dei demoni interiori. Soprattutto per Kirk e Spock.
Spock è da sempre in conflitto con le sue doppie origini, metà terrestri e metà vulcaniane, che lo rendono “figlio di due mondi”. La parte di sé più razionale non accetta l’emotività che lo sovrasta in determinate situazioni di pericolo, come nella scena in cui deve dire addio al suo amico Capitano. Kirk, al contrario, fatica fino a quel momento ad essere altruista e a porre gli altri membri del suo equipaggio al primo posto (piuttosto che se stesso).
In questo sviluppo del loro rapporto, Chris Pine e Zachary Quinto risultano estremamente coinvolgenti e dimostrano una convincente alchimia nelle interpretazioni. A far loro da spalla, entra nel cast un bravissimo Benedict Cumberbatch, nel ruolo di un villain tutt’altro che bidimensionale. Un personaggio complesso e sfaccettato, costretto nelle sue azioni per salvaguardare ciò che più ama al mondo, tanto da far vacillare persino la sicurezza del narcisistico protagonista.
La sceneggiatura dinamica e frenetica regge efficacemente il contraccolpo di un esteso minutaggio, grazie a sequenze d’azione esteticamente attraenti e inserite al momento giusto. Per concludere, Star Trek: Into Darkness sembra avere abbastanza elementi positivi per essere ritenuto non solo un buon film di intrattenimento, ma forse anche il miglior film diretto (finora) da J. J. Abrams, laddove altre sue pellicole successive sono sicuramente più controverse e divisive.