Recensione – Pacifiction di Albert Serra, il miglior film del 2022 secondo i Cahiers Du Cinema

Eletto miglior film del 2022 dai prestigiosi Cahiers du Cinema, segue la recensione di Pacifiction.
Pacifiction, il nuovo film di Albert Serra

Articolo pubblicato il 4 Gennaio 2024 da Gabriele Maccauro

Presentato in anteprima alla 75esima edizione del Festival di Cannes e, successivamente, al 40esimo Torino Film Festival, Pacifiction è il nuovo film di Albert Serra con protagonista Benoit Magimel. L’opera è stata inoltre eletta dai prestigiosi Cahiers Du Cinema come miglior film del 2022, nonostante non abbia convinto tutti fino in fondo. Distribuito da Movies Inspired, Pacifiction arriverà nelle sale italiane a partire dal 18 maggio 2023. Di seguito, ecco la sua trama e recensione.

La trama di Pacifiction, il nuovo film di Albert Serra presentato al Festival di Cannes

Ambientato a Tahiti, nella Polinesia francese, Pacifiction segue la storia dell’Alto Commissario della Repubblica De Roller (Benoit Magimel) che rappresenta la Francia e che si trova a dover gestire la popolazione locale ed una guerra civile che potrebbe scoppiare da un momento all’altro, visto che si dice sia stato avvistato un sottomarino nella zona, sottomarino che annuncerebbe la ripresa di test nucleari che già anni prima erano stati portati avanti in Polinesia e che tanto male avevano fatto al paese ed alla sua popolazione. De Roller deve quindi destreggiarsi tra la popolazione locale e persone qualunque, fino ad intrattenere rapporti diplomatici con personaggi di alto rango, per tentare di porre un freno a questa situazione.

Pacifiction, il nuovo film di Albert Serra

La recensione di Pacifiction: un film fuori dal tempo tra geopolitica e rapporti umani

Nonostante sia stato eletto dai prestigiosi Cahiers Du Cinema come il miglior film del 2022, alla sua presentazione in anteprima alla 75esima edizione del Festival di Cannes, Pacifiction ha lasciato piuttosto freddi pubblico e critica, che forse si aspettavano un’opera diversa da parte di un regista, Albert Serra, che fino a quel momento li aveva abituati ad opere in costume ed ambientate nel passato e, soprattutto, nel passato dello stesso paese che lo ha adottato, con opere come Historia de la Meva Mort o La Mort de LouisXIV. Eppure, con Pacifiction, Serra non sembra aver fatto nessun passo indietro rispetto alla propria visione di cinema ed anzi, sembra finalmente aver trovato la quadra del suo pensiero creativo ed artistico, ambientando una sua opera per la prima volta nel presente, ma un presente fugace, astratto, che sembra non avere i piedi per terra ma restare sospeso, fuori dal tempoPacifiction ha il sapore di una lenta ed inesorabile discesa agli inferi, dove fin dal primo momento nulla di ciò che De Roller vorrebbe portare a termine sembra davvero realizzabile e dove, con i suoi ben 165 minuti di durata, Albert Serra porta lo spettatore ad assistere a quello che sembra un Grande Fratello di Orwelliana memoria, un’opera in cui il suo occhio osserva l’inesorabile caduta del personaggio interpretato da Benoit Magimel, del paese e dell’intero sistema, a testimonianza di come il regista abbia una visione negativa e critica. 

 

Si tratta di un’opera estremamente dialogata e che si regge in primis, come detto, sull’interpretazione di Benoit Magimel, che restituisce perfettamente quel senso di disagio e di un destino segnato e che, come raccontato dallo stesso regista, conosceva malapena la sceneggiatura del film ed ha recitato quasi sempre con un auricolare, per sentire le battute dallo stesso Serra e recitarle subito dopo. Un approccio  poco ortodosso ma che sembra perfettamente in linea con l’opera. Pacifiction però non regge solamente sull’interpretazione del suo protagonista, ma anche su un’ottima regia, lenta e desolante, che fotografa in maniera eccellente questo paese tanto bello quanto fantasma, abitato da anime perdute che sembrano attendere una fine inevitabile. Regia che, in ogni caso, ci regala alcune scene dall’impatto visivo fortissimo, come quella sull’Oceano Pacifico dove tutti si radunano per osservare le onde ed i surfisti. Sta qui uno dei grandi pregi del film: riuscire a dipingere con una tecnica ed un’estetica grandiosa, una realtà e degli uomini completamente persi, appunto anime che sembrano bloccate in un limbo, inermi, in attesa di un verdetto definitivo sulla loro vita.

 

Il titolo stesso ci aiuta a comprendere meglio questo status sospeso del film, visto che si tratta di una crasi tra Pacifico e Fiction: raccontare l’insensatezza del reale come se tale non fosse, attraverso una finta Fiction ambientata sull’Oceano Pacifico, che finisce per dare ancora più forza al racconto. Un’opera di quasi tre ore che però non poteva durare un minuto di meno per riuscire nel suo intento e che rimanda molto al cinema di Tsai Ming-liang e, soprattutto, al suo capolavoro Goodbye Dragon Inn. Due opere con un approccio molto simile ma che poi si sviluppano in maniera diversa, con l’opera del regista malese naturalizzato taiwanese che è praticamente priva di dialoghi, mentre quella di Serra ne è ricca, ma che confluiscono poi nella stessa direzione e ad una frase esplicativa dell’intera opera: se con Goodbye Dragon Inn avevamo infatti quel dialogo clamoroso e meraviglioso in cui Miao Tien diceva “nessuno va più al cinema e nessuno si ricorda più di noi”, qui in Pacifiction abbiamo invece le parole di De Roller, che dice che “la politica è una discoteca, una stanza buia dove la gente non si guarda più”, parole che arrivano dopo che egli stesso non ha fatto altro che interfacciarsi con chiunque sull’isola, da cittadini comuni a ribelli, fino a politici ed alle alte sfere e da cui non ha ricevuto nulla di tutto ciò che sperava di ottenere, ritrovandosi dunque solo. Parole che hanno dunque il sapore di una sentenza.

 

Pacifiction è dunque un film non semplice, che gioca di sfumature di linguaggio, dell’interazione tra persone di ogni rango ed estrazione sociale, un’opera di 165 minuti, lenta e cadenzata, ma si tratta di un percorso necessario da intraprendere, che rappresenta un netto passo in avanti nella carriera di Albert Serra e che, nonostante cambi radicalmente approccio, è perfettamente in linea con le sue opere precedenti. Il film uscirà in Italia il 18 maggio 2023 ed è difficile dire se potrà essere il miglior film dell’anno, così come detto dai Cahiers Du Cinema nel 2022, quello che è sicuro è che rappresenta un’opera che ogni appassionato e cinefilo e non si potrà assolutamente perdere.

Voto:
4.5/5
Riccardo Marchese
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