Articolo pubblicato il 30 Maggio 2023 da Bruno Santini
Sulla piattaforma di streaming Netflix a partire dal 12 maggio 2023, The Mother è un nuovo film diretto da Niki Caro (Mulan) che vede Jennifer Lopez nei panni di una protagonista senza nome, presentata soltanto con l’appellativo di “la madre”. Il film fa parte di un primo progetto in collaborazione tra la casa di produzione di Jennifer Lopez e Netflix, che porterà l’attrice – di recente impegnata in Matrimonio Esplosivo – a recitare, nei panni della protagonista, in due prodotti di punta della piattaforma. Il primo progetto è estremamente anonimo, fiacco e piuttosto sbagliato tanto nella scrittura quanto negli aspetti tecnici del film. Di seguito, si indicano trama e recensione di The Mother.
La trama di The Mother, nuovo film Netflix con Jennifer Lopez
La protagonista del film (Jennifer Lopez) di cui non si conosce il nome si ritrova al centro di un interrogatorio da parte dell’FBI: immediatamente, il dialogo si scopre essere parte di un accordo che porterà la donna a fornire informazioni importanti su due degli uomini più ricercati da parte delle forze dell’ordine americane: Hector Alvarez (Gael García Bernal) e Adrian Lovell (Joseph Fiennes). Purtroppo, l’accordo viene minato da un blitz che porta quasi tutti gli uomini dell’FBI a morire e la protagonista, incinta, ad essere quasi mortalmente ferita.
Dopo essersi salvata e aver partorito, la madre decide di affidare in adozione sua figlia, per far sì che viva una vita noiosa e anonima ma, allo stesso tempo, lontana da ogni rischio. A distanza di 12 anni, gli uomini di Adrian e Alvarez tornano a colpire, rapendo la figlia della protagonista così che lei, che si era allontanata dalle scene, torni in luce. Da questo momento in poi, sarà la donna a dover proteggere sua figlia, in un film che tenta di ricostruire il rapporto tra madre e figlia lungo la sua durata.

Recensione di The Mother: film anonimo in orrore visivo
Un film anonimo, accompagnato da strafalcioni visivi e conditi da una sovrabbondanza di errori tecnici, di cui si fa francamente fatica a comprendere la genesi. È questa la sintesi più accurata che possa essere fornita a proposito di The Mother, nuovo film che tenta di rilanciare la carriera attoriale di Jennifer Lopez, lasciando che la cantante e attrice si confronti con ruoli d’azione, dopo essere stata – per anni – la paladina del genere comedy e dei “wedding movies”. Un primo passo in avanti c’era stato già con il tutt’altro che riuscito Matrimonio Esplosivo, su Amazon Prime Video, che viene fatto seguire da un The Mother che appare piuttosto piatto, anonimo e vetusto per essere davvero un film uscito nel 2023, su una piattaforma di streaming che dovrebbe contribuire a parte di quel rinnovamento strutturale che ci si aspetta dal genere action.
Pur servendosi di una sceneggiatura a sei mani, composta da Peter Craig (The Batman, Top Gun: Maverick), Misha Green (Lovecraft Country, Helix) e Andrea Berloff (Blood Father, Straight Outta Compton) – che dovrebbe contribuire al successo del film in termini di scrittura -, The Mother si rivela presto essere un film banalissimo e anonimo, scritto e male e diretto peggio, con una Niki Caro che si dimostra completamente inadatta al ruolo e con un insieme di procedimenti strutturali che fanno rabbrividire anche lo spettatore medio; il 2023 prevede ancora, e The Mother ne è l’esatta dimostrazione, film che sono pensati unicamente per intrattenere in maniera frivola e fugace, rispettando quell’espressione tanto cara a chi ama “spegnere il cervello”. Purtroppo, però, rifuggendo le determinazioni tipiche di quel cinema alla Bullet Train – in cui c’è azione caciarona e nient’altro -, The Mother cade nel solito tranello di prendersi troppo sul serio e di voler offrire una (banalissima) retorica sulla genitorialità, di cui pecca anche per mancanza di originalità. Il fatto che si tratti di un film derivativo non è certo un problema: è anch’esso un fattore, però, che viene unito a strafalcioni visivi e ad una scrittura pallida che restituiscono un prodotto assolutamente sbagliato e fuori tempo, che per etichetta non può inserirsi tra i classici B-Movie ma che è troppo lontano, anche solo per concezione della macchina strutturale, da un film che possa dirsi propriamente tale.
Ne sono un esempio il montaggio pessimo, con cui si restituisce nient’altro che confusione allo spettatore, soprattutto nelle grossolane e sovrabbondanti scene di azione, così com’è simbolica la fotografia atroce del film, che si serve di lenti anamorfiche che distorcono così tanto l’immagine da lasciare lo sfondo non soltanto fuori fuoco, ma anche privo di forma. Orrori visivi, dunque, che non potrebbero appartenere davvero ad un prodotto che passa attraverso lo sguardo produttivo di Netflix ma che, allo stesso tempo, si trovano sulla piattaforma.

The Mother e la “neo-bullet theory” targata Netflix
Gli errori sopracitati sono secondi ad una prospettiva che è ancor più grave, considerato quel movimento di riappropriazione culturale che appartiene a diverse piattaforme, Netflix in primis, nel tentativo di restituire sfumature aggiuntive a cui prodotti, quelle narrazioni e quei procedimenti stilistici del passato. In un’era in cui si condanna (più o meno giustamente) la proposta artistica di epoche lontane, non comprendendo il suo valore storico in tempi attuali, The Mother si propone come film da “neo-bullet theory”, in cui cioè ci sono quelle stesse grossolanità che vengono tanto attribuite al cinema western classico, di cui si critica sovente l’impatto sociopolitico. Peccato, però, che The Mother non sia né un film di genere – e Niki Caro si dimostra completamente incapace nell’offrire elementi che possano dimostrarlo -, né un film del secolo scorso, bensì un prodotto che – nel 2023 – cede ancora alla facile etica dello straniero (cubano) nefasto da sconfiggere con la bontà patriottica della madrepatria (Stati Uniti), pur di ritornare ad una situazione di tranquillità che era stata sconvolta.
Ne deriva un The Mother in cui, pur con la volontà di esaltare le doti – non visibili – action di Jennifer Lopez, si compie l’errore di stereotipare ognuno dei personaggi presenti all’interno del film, riducendo ogni figura a mera pedina caricaturale, sprecando il potenziale recitativo di un attore come Gael Garcia Bernal (che in circa 2 minuti di film offre una caratterizzazione migliore di ogni altro personaggio, pur essendo stato velocemente e brutalmente sacrificato) e, in fin dei conti, proponendosi come prodotto estremamente vecchio, che sarebbe stato vetusto pur nella sopracitata età classica.