Articolo pubblicato il 22 Gennaio 2024 da Andrea Barone
Negli ultimi anni gli effetti visivi al cinema sono migliorati così tanto che, in alcuni casi, è persino capitato che questi siano stati in grado di riportare in vita attori che non sono riusciti a finire il film a causa di un decesso prematuro. Ma questi momenti con le star che ricompaiono sullo schermo dopo la morte sono avvenuti persino prima della nascita della CGI. Ecco quindi tutti gli attori che sono resuscitati al cinema.
Bela Lugosi in “Plan 9 From Outer Space” (1959) di Ed Wood
Per “Plan 9 From Outer Space“, il regista Ed Wood ha girato delle scene in cui Bela Lugosi interpreta Ghoul, un poliziotto trasformato in un vampiro (personaggio ideato per omaggiare il suo iconico Dracula). Tuttavia l’attore è morto quando le riprese erano ancora in corso e non erano ancora state girate le scene in cui la creatura avrebbe dovuto attaccare i personaggi buoni del film, rendendo l’utilizzo del materiale girato inizialmente inutile. Tuttavia Ed Wood non si è arreso e, pur di far comparire il suo amico un ultima volta, si è affidato alla controfigura Tom Mason, la quale ha interpretato le scene originariamente previste per Lugosi coprendosi il volto con il mantello o venendo inquadrato di spalle.

Bruce Lee in “L’Ultimo Combattimento Di Chen” (1978) di Robert Clouse
Bruce Lee ha diretto 36 minuti di quello che sarebbe dovuto essere il suo film più ambizioso, il quale però ha deciso di interrompere per girare “I 3 Dell’Operazione Drago“, opera che non vedrà mai per la sua morte prematura. Per “L’Ultimo Combattimento Di Chen“, Bruce Lee era riuscito comunque a dirigere ed interpretare delle complesse scene action, le quali sono poi state sfruttate dalla produzione che erano interessate solo a quelle per vendere un’ultima volta la sua figura in modo inedito, facendo scrivere un film esclusivamente per arrivare a quelle sequenze. Pur essendo la presenza del vero Bruce Lee ridotta a 10 minuti, il regista Robert Clouse si è affidato all’utilizzo di tre controfigure, trovando espedienti per coprire il loro volto (per esempio degli occhiali da sole giganti). In altri momenti invece vengono utilizzate alcune scene dei film precedenti con Bruce Lee, con delle parti che vengono anche ritoccate con il montaggio (per esempio un asciugamano aggiunto sulle spalle di Bruce Lee in post produzione).

Peter Sellers in “Sulle Orme Della Pantera Rosa” (1982) di Blake Edwards
Il caso del settimo capitolo della saga è quello più incredibile, poiché l’attore Peter Sellers è morto prima dell’inizio delle riprese. Siccome nessun attore all’epoca voleva rischiare di diventare l’ombra di Sellers, rifiutando il ruolo dell’ispettore Clouseau, il regista Blake Edwards ha deciso di utilizzare numerose scene eliminate dei precedenti film girati con l’iconica star nello stesso ruolo, totalizzando oltre 40 minuti di materiale e riscrivendo il film per dare continuità. Solo in alcune presenze l’attore è stato sostituito da John Taylor, cercando di nascondere la cosa con delle scuse narrative (per esempio delle bende sul viso). Tuttavia la moglie dell’attore Lynne Frederick non ha autorizzato l’operazione, reputando quest’ultima sia uno sfregio al marito defunto che una violazione del contratto. La vedova ha deciso per questo di fare causa alla United Artist, vincendola.

John Candy in “Wagons East!” (1994) di Peter Markle
L’attore John Candy è morto poco prima di finire la commedia western. Per riuscire a compensare pochissimi momenti del film non ancora girati con Candy, la figura dell’attore è stata ritagliata da dei frame nel film ed inserita in uno sfondo diverso, con la star che fa le stesse scene già viste nella pellicola ma accompagnate da elementi che cercavano di differenziare le riprese. Poiché l’attore aveva finito quasi tutto il lungometraggio, la Tristar, prima dell’uscita, ha affermato che John Candy avesse girato tutte le scene prima della sua morte per evitare polemiche, ma che non fosse vero si è venuto a sapere comunque e di conseguenza numerose persone hanno duramente attaccato la poca onestà dello studio.

Brandon Lee in “Il Corvo” (1994) di Alex Proyas
Per molto tempo la vicenda legata a Brandon Lee è stato quella più famosa a causa del modo in cui l’attore è morto, poiché quest’ultimo è rimasto ucciso da un proiettile vero sul set caricato per sbaglio al posto di uno a salve. Il film si sarebbe dovuto cancellare ma, con un incremento del budget, il regista Alex Proyas è riuscito a completarlo grazie al primo caso (seppur con un utilizzo ancora molto piccolo) in cui è stata usata la CGI per riportare in vita un attore morto prima della fine delle riprese (specificatamente nel momento in cui Lee si specchia per truccarsi). Oltre alla CGI, per ricreare Brandon Lee è stato utilizzato un mix di tecniche: gli stuntman inquadrati di spalle o coperti dall’assenza di luce in interi momenti (il più famoso è la resurrezione del protagonista) e primi piani del volto di Lee provenienti da scene eliminate.

Oliver Reed in “Il Gladiatore” (2000) di Ridley Scott
Anche in questo caso l’attore Oliver Reed è morto poco prima di poter finire il film interpretando il ruolo di Proximo. Dal momento che le scene da completare era pochissime, il lungometraggio ha subito una piccola riscrittura e sono state realizzate solo due scene sul personaggio di Reed dopo la morte dell’attore. Se il volto silenzioso di Brandon Lee è stato alterato con la cgi attraverso un veloce riflesso, in una scena dove Proximo è di fronte a Massimo Decimo Meridio, per la prima volta il volto di un attore viene ricreato in CGI (venendo sovrapposto al volto di una controfigura) mentre quest’ultimo compie un vero e proprio dialogo, creando le basi per la tecnologia che verrà utilizzata in futuro e spendendo oltre 3 milioni di dollari per soli 2 minuti di film. Nella seconda scena invece, il personaggio di Proximo viene inquadrato di spalle grazie sempre ad una controfigura.

Laurence Olivier in “Sky Captain And The World Of Tomorrow” (2004) di Kerry Conran
Laurence Olivier non ha mai firmato un contratto per apparire in “Sky Captain And The World Of Tomorrow“, anche perché la leggendaria star è morta nel 1989, mentre il film è uscito 15 anni dopo. Tuttavia il regista Kerry Conran amava talmente tanto l’attore da volerlo nel ruolo del Dottor Totenkopf a tutti i costi, così nel film il volto del divo è stato ricreato interamente in digitale, pur non apparendo fisicamente ma come entità virtuale (per fare capire: una cosa simile al volto di Zordon nei Power Rangers ma con un effetto meno cartoonesco), mentre degli spezzoni girati dall’attore da giovane sono stati utilizzati per parlare del passato del personaggio. Laurence Olivier è stato il primo attore castato per un film molti anni dopo la sua morte.

Marlon Brando in “Superman Returns” (2006) di Bryan Singer
“Superman Returns” è il sequel dei primi due film sull’Uomo D’Acciaio diretti da Richard Donner, ma nonostante tutti i personaggi siano stati recastati per logiche di età, il regista Bryan Singer ha deciso di non fare la stessa cosa anche per il personaggio di Jor-El, interpretato nei primi capitoli da Marlon Brando. Quest’ultimo, morto due anni prima, riappare infatti nel film attraverso una registrazione olografica, la quale è stata realizzata grazie a delle scene eliminate dai film Richard Donner e che nell’opera di Singer sono state inserite come proiezioni nella fortezza di Superman grazie all’uso della CGI.

Roy Scheider in “Beautiful Blue Eyes” (2009) di Giosuè Newton
Roy Scheider è il protagonista di quest’opera (conosciuta anche con il titolo originale “Iron Cross“) che però non è riuscita a completare prima della sua morte. Poiché alcune scene non potevano essere rimosse dal film perché ritenute fondamentali ai fini della narrazione, l’attore è stato ricreato attraverso un mix tra trucco prostetico ed effetti in CGI.

Paul Walker in “Fast & Furious 7” (2015) di James Wan
Tra tutti i casi, questo è quello più famoso di tutti. L’attore Paul Walker è morto in un incidente d’auto quando il settimo capitolo della saga era ancora a metà della sua realizzazione. Quando si è deciso di continuare il film, i fratelli dell’attore Caleb Walker e Cody Walker hanno sostituito Paul in alcune scene in cui il personaggio veniva inquadrato di spalle o da lontano ed in altre in cui il volto è stato ricreato in CGI, con la voce dell’attore che è stata realizzata con una nuova tecnica di intelligenza artificiale. Parte del film è stata riscritta per omaggiare l’attore, con un toccante finale realizzato esclusivamente per dirgli addio, attraverso il personaggio di Brian che si separa via dal gruppo ed incomincia una nuova vita. Poiché nella saga Brian O’Conner è ancora vivo, i familiari hanno detto che sarebbero disposti a riportare in vita Paul Walker un’altra volta per un ultimo omaggio.

Peter Cushing in “Rogue One: A Star Wars Story” (2016) di Gareth Edwards
Peter Cushing è deceduto nel 1994 ed è stato così richiamato dalla morte per interpretare il ruolo del governatore Tarkin 22 anni dopo, battendo il record di Laurence Olivier. Il motivo per cui è stato deciso di portarlo in vita è semplicemente per una questione di continuità: siccome i prodotti nuovi di Star Wars devono dare un’idea di un unico universo in cui ogni attore deve avere un volto unico nel franchise, l’idea del recasting (sperimentata successivamente con il flop “Solo: A Star Wars Story“) non è stata considerata, per dare la sensazione ai fan che i vecchi personaggi possono ancora apparire nei rilanci così come erano stati visti nei film originali. Il volto di Peter Cushing è stato ricreato in CGI, così come per la sua voce è stata utilizzata l’intelligenza artificiale. Poiché, per la prima volta, un attore morto è stato ricreato totalmente in carne ed ossa e per giunta con circa dieci minuti molto importanti di screen time, l’operazione ha suscitato numerose controversie e dibattiti riguardanti l’etica dell’abuso delle immagini di star decedute, nonostante la cosa sia stata approvata dalla famiglia dell’attore.

Carrie Fisher in “Star Wars: L’Ascesa Di Skywalker” (2019) di J. J. Abrams
Nonostante si torni nella saga di Star Wars, stavolta la cosa è dovuta alla scomparsa di Carrie Fisher avvenuta prima dell’uscita di “Star Wars: Gli Ultimi Jedi“, quindi ancora prima che le riprese del nono capitolo fossero anche solo programmate. Poiché il regista J. J. Abrams non se la sentiva di utilizzare lo stesso metodo di Peter Cushing, il cineasta ha deciso di puntare su materiale scartato da “Star Wars: Il Risveglio Della Forza” e di costruirci attorno altre scene con attori per rendere tutto coerente, con la figura di Carrie Fisher inserita in sfondi diversi. Tuttavia, sempre per ragioni di coerenza narrativa, ci sono due scene senza dialogo in cui Carrie Fisher viene ricreata grazie alla CGI. In una di queste l’attrice viene ringiovanita e, per l’occasione, a prestare le sue movenze è sua figlia Billie Lourd.

Donald Pleasence in “Halloween Kills” (2021) di David Gordon Green
Essendo la trilogia del regista David Gordon Green un sequel diretto di “Halloween” di John Carpenter, il regista ci teneva a dare continuità affinché le persone recuperassero il capolavoro originale. Proprio per questo, nei flashback di “Halloween Kills“, il volto di Donald Pleasence, nell’iconico ruolo del Dottor Loomis, viene riportato in vita anche se, a differenza di Peter Cushing, solamente per meno di due minuti. Nonostante i grandi progressi delle tecniche della CGI, in questo caso si è deciso solamente di affidarsi ad una speciale maschera prostetica molto realistica, mentre invece la voce è stata ancora una volta ricreata con l’intelligenza artificiale. Essendo l’attore deceduto nel 1995, è ricomparso a 26 anni di distanza dalla sua morte, battendo il record di Cushing.

Harold Ramis in “Ghostbusters: Legacy” (2021)
In “Ghostbusters: Legacy” tornano tutti i membri del celebre gruppo degli Acchiappafantasmi, tuttavia non tutti gli attori del cast originali sono vivi, perché Harold Ramis è morto nel 2014. Essendo stato quest’ultimo anche uno dei creatori del soggetto dei film, il regista Jason Reitman non se la sentiva di evitare il giusto addio al personaggio per omaggiare l’attore stesso. In questo modo il personaggio di Egon Spengler, interpretato da Harris, riappare sotto forma di fantasma in poche toccanti sequenze. Per ricrearlo, il team di effetti visivi ha utilizzato clip inedite dei vecchi Ghostbusters, utilizzando l’intelligenza artificiale per invecchiare il personaggio. In seguito il materiale è stato unito alle movenze di una controfigura presente sul set.

George Reeves, Adam West e Christopher Reeve in “The Flash” di Andy Muschietti (2023)
In “The Flash“, nel momento in cui l’omonimo supereroe entra a contatto con il multiverso, vengono visti diversi mondi provenienti dai film DC precedenti, per dare un omaggio alla storia cinematografica della casa editoriale. Tuttavia non tutti i lungometraggi presentano star ancora vive, per questo si è deciso di riportare in vita alcune icone grazie all’uso di motion capture e di materiale di repertorio. Gli attori, che appaiono meno di un minuto ciascuno senza parlare, sono George Reeves (interprete di Superman in “Superman And The Mole Men” e nella serie televisiva sequel), Adam West (interprete di Batman nell’omonima serie televisiva ed in “Batman: Il Film“) e Christopher Reeve (interprete di Superman nell’iconica quadrilogia sul personaggio). Tra tutti gli attori citati, George Reeves, essendo deceduto nel 1959, è riapparso a 64 anni di distanza dalla sua morte, battendo il record di Pleasence.
