Articolo pubblicato il 23 Giugno 2023 da Bruno Santini
Quando i primi d’ottobre, dell’oramai lontano 2018, il pubblico di tutto il mondo, dopo la visione di “Venom”, si è trovato di fronte alla prima clip di “Spider-Man – Un Nuovo Universo” rimase folgorato dall’incredibile novità tecnica e visiva di una nuova rivisitazione del franchise di Spider-Man: in particolare modo la scelta di spostare il focus su una versione del supereroe differente e, all’epoca, ancora mai vista sul grande schermo. Una scelta, quella di Miles Morales (Shameik Moore) come protagonista di questa nuova avventura, innovativa e che ha destato molta curiosità non solo da parte del fandom. Il risultato, una volta uscito in sala qualche tempo dopo, è stato meravigliosamente esaltante. Il film, prodotto dalla Columbia Pictures in collaborazione con la Sony Pictures Animation e Marvel Entertainment, rappresenta ad oggi il primo lungometraggio realizzato mediante l’animazione con protagonista l’Uomo Ragno. Parlano da sé un’incasso da più di 350 milioni, a fronte di un budget di circa 90, e la moltitudine di riconoscimenti, oltre al plauso della critica mondiale e la vittoria del premio Oscar per il miglior film d’animazione.
Ancor prima di questo incredibile successo, la Sony e gli autori avevano in mente, ed hanno poi confermato, l’uscita e la realizzazione di un sequel: “Spider-Man: Across the Spider-Verse” co-diretto da Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson e co-scritto da Phil Lord, Christopher Miller e David Callaham. Una nuova dirompente avventura per il giovane Miles attraverso il multiverso, alla scoperta del cosiddetto ragno-verso, ma una creatura minaccia la stabilità delle varie dimensioni. Riuscirà l’adolescente di Brooklyn ha sventare questo imminente quanto rischioso pericolo? Di seguito la trama e la recensione del film.
La premessa del sequel con protagonista Miles Morales
E’ passato ormai più di un anno dagli eventi di “Spider-Man – Un Nuovo Universo”, dalla morte di Peter Parker alla nascita di un nuovo Spider-Man su Terra-1610. Miles è cresciuto e sta pian piano crescendo come Spider-Man. Un giorno viene inaspettatamente raggiunto nel suo universo da Gwen Stacy (Hailee Steinfeld), la quale finisce per raccontargli di una grande squadra, la Spider-Society, formata da tante spider-persone e guidata da Miguel O’Hara (Oscar Isaac). Un nuovo super cattivo minaccia, però, il multiverso e tutte le dimensioni che lo compongono: La Macchia o The Spot (Jason Schwartzman). Ora tocca a Miles prendere una decisione importante: salvare una singola persona a cui tiene oppure salvare un’intero mondo.

“Miles essere Spider-Man è un sacrificio. Devi scegliere tra salvare una persona o salvare un’intero mondo.”
Cit. Miguel O’Hara (Oscar Isaac, in italiano Emanuele Ruzza)
La recensione di Spider-Man: Across the Spider-Verse
Dal 1° Giugno 2023 arriva nelle sale italiane “Spider-Man: Across the Spider-Verse” di Joaquim Dos Santos, Kemp Powers e Justin K. Thompson (quest’ultimo al debutto alla regia). Il secondo capitolo con protagonista l’Uomo Ragno di Miles Morales, la versione di Terra-1610. Un progetto nato nel 2019, sviluppatosi nel corso di questi ultimi anni e che ha subito qualche posticipo per via della pandemia. Finalmente debutta sul grande schermo, un film ambizioso all’ennesima potenza e che finisce ancora una volta per stupire. Tecnicamente è un gradino sopra il film precedente, la follia e la sperimentazione visiva e grafica è studiata e realizzata ancor più nel dettaglio. Inoltre, si torna a parlare di multiverso, ma questa volta sarà Miles a viaggiare tra le dimensioni: se nel primo film il ragazzo di Brooklyn doveva prendere coscienza di essere il nuovo supereroe del suo universo, ora deve fare i conti con una minaccia potenzialmente ancora più grande e pericolosa.
“Across the Spider-Verse” è fin dal primo momento un film che si basa su una serie di scelte: ogni personaggio affronta più di una decisione importante che finisce per riflettersi su chi e cosa lo circonda. Miles Morales è la chiave di qualcosa di molto più grande di lui, ma il focus è stato intelligentemente ridistribuito su più di un protagonista: vengono infatti approfonditi personaggi come Gwen, la quale è costretta ad affrontare il suo passato e il suo rapporto con il padre, ma anche dello stesso Miguel, di cui sicuramente il pubblico otterrà ancora più risposte nel prossimo capitolo di questa trilogia, e Peter B. Parker (Jake Johnson), che torna in questo sequel. Le novità, però, si estendono ad un comparto di personaggi vastissimo di circa 240 elementi: nuove versioni di Spider-Man appaiono nel film come membri della Spider-Society, tra cui quelle presentate anche all’interno dei vari trailer promozionali come Jessica Drew/Spider-Woman (Issa Rae), Pavitr Prabhakar/Spider-Man India (Karan Soni), Hobie/Spider-Punk (Daniel Kaluuya), Ben Reilly (Andy Samberg) e Spider-Byte (Amandla Stenberg), ma anche Cyborg Spider, Superior Spider-Man, Spider-Cat, Iron Spider e Spider-Therapist. Insomma, una squadra immensa di eroi dai quasi medesimi poteri che difende la stabilità del multiverso, ma che anch’essa si spera verrà approfondita più avanti.
Questo sequel, come il film precedente, affronta una serie di temi molto importanti: tra tutti spicca quello legato alla famiglia, le responsabilità e di conseguenza i rapporti tra figli e genitori. Miles, fin dalla scelta di design, appare visibilmente cresciuto ed ora che è a tutti gli effetti un supereroe deve comunque affrontare la quotidianità, dal suo percorso di studi alla scelta di ottenere più indipendenza dai suoi genitori ultra-protettivi. Personaggi come quelli di Jefferson Davis e Rio Morales (doppiati rispettivamente da Brian Tyree Henry e Luna Lauren Velez) finiscono per risultare fondamentali per la crescita del protagonista e non solo. Un discorso che affronta la stessa Gwen, anche se in maniera del tutto diversa. A colpire sono, infatti, le incredibili interazioni tra storie e personaggi totalmente differenti dal punto di vista tecnico e visivo. Ogni personaggio appartenente ad un universo o dimensione diversa ha di conseguenza un effetto grafico differente.
Se la storia risulta ben strutturata, nonostante un finale apertamente annunciato come una chiusura temporanea della trama, ed i personaggi appaiono bene o male tutti approfonditi a dovere, tra cui anche lo stesso villain (che riserva non poche sorprese), il vero punto di forza di questa incredibile perla è lo straordinario design. Ogni singolo frame pare studiato e realizzato nel minimo dettaglio, non mancano citazioni e camei sparsi un po’ ovunque lungo la narrazione. La sensazione, ancora una volta è quella di trovarsi di fronte a veri propri disegni, come se il pubblico sfogliasse letteralmente le pagine di un fumetto. Rispetto al primo film, “Across the Spider-Verse” è ancora più colorato, folle, sperimentale e ancora più profondo, pronto ad affrontare temi sempre più adulti, dimostrando l’incredibile capacità di essere un prodotto adatto a tutte le età, tra colpi di scene e cliffhanger mozzafiato. Un film che parte da una storia decisamente teen, vista l’età del protagonista, ma che finisce per affrontare un viaggio alla ricerca della propria identità, ricco di simbolismi e metafore (basti pensare al classico dilemma legato all’indossare una maschera e il peso che comporta) che finiscono per portare il pubblico ad immedesimarsi ed immergersi interamente nel racconto. Un plauso ancora una volta alla colonna sonora che mescola brani del primo a nuovi pezzi, oltre ad un ottimo lavoro di Daniel Pemberton che, attraverso la musica, riesce ad enfatizzare momenti di tensione, di profonda tristezza oppure di estrema spensieratezza.

“Tutti non fanno altro che dirmi come dovrebbe andare la mia storia. No, farò a modo mio.”
Cit. Miles Morales (Shameik Moore, in italiano Tommaso Di Giacomo)
E’ il momento che Miles scriva la propria storia
“Spider-Man: Across the Spider-Verse” è in tutto e per tutto un sequel di grandissimo valore con un finale mozzafiato e dal potenziale enorme. Un film che, proprio come il precedente, propone più di uno spunto interessante per la realizzazione di una moltitudine di prodotti correlati, con l’intento di esplorare una serie infinita di storie e personaggi, tra seguiti diretti della trama principali a spin-off su comprimari o versioni alternative di Spider-Man. Ora, però, è il momento che Miles scriva la propria storia ed affronti la sua nuova sfida personale, con le relative conseguenze. Il successivo capitolo di questo franchise è già in lavorazione, realizzato quasi simultaneamente a questo sequel, ma in uscita il prossimo anno. La storia è effettivamente troppo corposa per essere raccontata in un solo ed unico progetto, di conseguenza la Sony ha preferito dividere il film in due parti. Questo è solo l’inizio di una avventura pronta ancora una volta a stupire e lasciare a bocca aperta critica e pubblico.
L’animazione dopo un periodo decisamente buio, sta ritrovando la luce e prodotti di questo calibro non possono far altro che elevare questa magnifica tecnica. Un genere cinematografico che in “Across the Spider-Verse” viene esplorato ancora più a fondo e, se il primo capitolo risultava già sperimentale e capace di plasmare un nuovo tipo d’animazione, questa volta si va oltre: tra momenti psichedelici che catturano totalmente lo spettatore e momenti più cupi che mostrano la solitudine oppure i problemi che affrontano i protagonisti. Un risultato talmente folgorante che le quasi due ore e mezza di durata, uno dei film animati dal minutaggio più elevato di sempre, quasi non si percepiscono perché, una volta arrivati al finale, il pubblico non può che pretenderne ancora di più. L’attesa si spera che sarà ripagata da un ulteriore sequel quantomeno al livello di questo secondo lungometraggio, le aspettative ora sono altissime, ma la strada sembra spianata per un capitolo finale di una trilogia ai limiti della perfezione.
“Noi non dovremmo essere i buoni?” Cit. Gwen Stacy (Hailee Steinfeld, Roisin Nicosia)