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Box Office 12-18/06/2023: L’estate dei flop

The Flash, recensione del film di Andy Muschietti con Ezra Miller, film standalone DC

Con sorpresa di molti pochi analisti del box office sia “Elemental” che “The Flash” si sono rivelati degli insuccessi fin dalla loro prima settimana di sfruttamento mettendo ulteriormente in risalto lo stato di crisi (parziale o totale che dir si voglia) di due settori che garantivano in modo quasi sistematico incassi di ottimo livello nel pre-pandemia, ovvero quello dell’animazione e i cinecomic. 

 

Ecco i dati statunitensi e italiani al box office dello scorso weekend:

(Fonte dati cinetel.it)
(Fonte dati The numbers.com)
(Fonte dati the numbers.com)
(Fonte dati the numbers.com)

I flop di Elemental e The Flash

I numeri al box office delle due pellicole prime al botteghino statunitense in questo fine settimana sono impietosi. “Elemental” ha esordito con il peggior primo weekend di sempre per un film Pixar, infatti pur sopravanzando in termini nominali il primo “Toy story” del 1995 sarebbe assolutamente pretestuoso confrontare le due pellicole dal momento che data la dinamica inflattiva dei prezzi dei biglietti del cinema il film quest’ultimo film avrebbe incassato al giorno d’oggi 60 milioni di dollari (per concludere la sua corsa con oltre 400 milioni solo nel mercato USA se attualizzato ai prezzi attuali).

 

Ciò che appare evidente per il settore dell’animazione è che ormai i brand come Disney o Pixar non sono più sufficienti con il loro solo nome ad attirare un pubblico sufficiente in sala. A ben vedere infatti gli unici successi di questo settore del post-pandemia hanno riguardato film che si basano su IP (Proprietà intellettuali) preesistenti o su sequel. Infatti i successi di “Il gatto con gli stivali 2” (484 milioni), “Super Mario- the movie” (1.3 miliardi e sempre più vicino agli 1.4 miliardi) e “Spider-man: Across the spider-verse” (488 milioni e con sempre più possibile l’ipotesi che superi nella sua sola corsa domestica i 375 milioni worldwide incassati dal suo predecessore) appartengono tutti a queste due categorie. Questo significa che l’interesse del pubblico per film originali si è ristretto ulteriormente e, a parte gli horror, quasi nessun genere sembra riuscire ad attirare in sala un pubblico sufficiente a giustificarne la messa in produzione.

 

Tuttavia questi dati non devono indurre necessariamente a un pessimismo senza speranza quanto più far riflettere riguardo uno scenario che è decisamente mutato. Gli incassi che si stanno registrando negli Stati Uniti infatti sono stati negli ultimi weekend superiori addirittura a quelli che si registravano nel pre-pandemia nello stesso periodo, laddove peraltro l’estate è per gli USA uno dei momenti più ricchi per le casse degli esercenti (contrariamente a quanto accade in Italia). Ciò che bisognerebbe dunque cominciare ad accettare è che il cinema non sta morendo quanto più si stia trasformando, almeno per quanto riguarda il settore della sala, in un luogo centrale per progetti dalle grandi ambizioni e in grado di promettere allo spettatore sequel e rimandi a progetti di futura realizzazione. Certo è che in prospettiva questo potrebbe essere un modello che tende a estinguersi lentamente ma incessantemente. A meno che infatti alcune nuove saghe emergano e si affermino come nuovi campioni d’incassi vi è il concreto rischio che sia i remake dei classici Disney che altre serie dal passato prestigioso (Fast and furious, Star Wars, l’MCU etc.) non siano in grado di sostenere il mercato e dunque ne provochino un progressivo restringimento.

 

L’altro flop della settimana è invece stato “The Flash”, l’ennesimo fallimento di un universo allo sfacelo. Se infatti fino a pochi mesi fa si era stati spietati nello giudicare “Black Adam” come un progetto non riuscito bisognerebbe riconsiderare il tutto alla luce dei risultati dei due film usciti successivamente. “The flash” infatti è l’ennesimo tonfo di uno degli universi condivisi peggio gestiti e meno remunerativi della storia del cinema, dato il materiale di partenza. Dei 13 film del DCEU infatti soltanto 3 sono considerabili successi ( Suicide squad, Wonder woman e Aquaman) e soltanto uno ha superato il miliardo mentre i restanti 10 si suddividono quasi equamente tra flop clamorosi e risultati deludenti. Ciò che se ne trae è che James Gunn avrà un grande lavoro da svolgere per risollevare le sorti di questi personaggi.

 

Riguardo il comparto supereroistico invece appare evidente come ormai i film ad avere successo siano quelli a ottenere un alto gradimento del pubblico. In questo senso gli esempi recenti di “Guardiani della galassia 3” (oltre gli 800 milioni) e “Spider-man: across the spider-verse” sono esemplificativi e sempre più testate sembrano concordare nel definire una buona accoglienza di  queste pellicole come il fattore essenziale per il loro successo.

 

Se si estende poi ulteriormente il campo e si prendono in considerazione i blockbuster usciti nel corso dell’estate si nota facilmente come moltissimi di questi siano risultati in flop al botteghino. Questo è sicuramente un dato incontestabile, tuttavia non si può non tenere in considerazione (come più volte sottolineato nella rubrica) degli extra-costi dovuti alla pandemia di Covid che porterà le major a considerare questi insuccessi secondo altri parametri rispetto a quello della riuscita economica al botteghino e a prendere più che altro in considerazione la futuribilità al box office di questi franchise.

 

Negli Stati Uniti infine è uscito questa settimana “Asteroid City” di Wes Anderson che ha ottenuto una buonissima media per cinema di 140 mila dollari venendo proiettato in appena 6 sale. Da valutare tuttavia sarà la sua espansione la prossima settimana in 1500 sale sul territorio USA. Infatti il post-pandemia ha dimostrato come molte di queste pellicole autoriali si sono limitate a ottenere ottime medie schermo inizialmente per poi scomparire rapidamente una volta che la loro distribuzione veniva ampliata a numero maggiore di sale (come accadde per esempio anche a “The french dispatch”).