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Black Mirror 6: la classifica degli episodi dal peggiore al migliore

Black Mirror 6: la classifica degli episodi dal peggiore al migliore

La grande attesa per la sesta stagione di Black Mirror si รจ tramutata in un risultato non esattamente soddisfacente: se nella recensione di Black Mirror 6 si identificava il motivo per cui la serie non puรฒ dirsi certamente sufficiente, di seguito verranno analizzati gli episodi nello specifico, sia per alcuni pregi che sicuramente hanno avvicinato (anche se molto alla lontana) i fasti della serie, sia per numerosi difetti che non possono non essere sottolineati.ย 

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Gli episodi di Black Mirror 6 dal peggiore al migliore

In un clima generale assolutamente insufficiente, รจ evidente che alcuni episodi di Black Mirror 6 siano piรน riusciti di altri. Ma quali sono i peggiori e i migliori episodi della stagione? Di seguito, la classifica di tutte le puntate della serie Netflix. Naturalmente, le scelte sono da intendersi sempre come estremamente soggettive.

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5) Demone 79

Il peggiore episodio di Black Mirror 6 non puรฒ che essere il quinto e ultimo della stagione, a giudizio di chi scrive: Demone 79 non soltanto non รจ un episodio di Black Mirror, ma vive di una concezione stilistica, narrativa, concettuale e tecnica che farebbe fatica ad esser definita decente pur in una cornice seriale di altro stampo. La premessa generale dell’episodio รจ la seguente: una donna risveglia un demone contenuto in un amuleto e per far sopravvivere il pianeta Terra ha bisogno di uccidere tre persone in tre giorni. Per far sรฌ che abbia un aspetto familiare, il demone assume i panni del cantante dei Boney M.ย 

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Demone 79 rappresenta il tentativo assolutamente fallito di coniugare il fantascientifico con un processo di revisione del passato (in questo caso la fine degli anni ’70, rappresentati nei costumi e nelle differenze sociali), soprattutto nel suo tema di “caccia alle streghe” e percezione della follia. La messa in scena รจ, purtroppo, tremenda tanto dal punto di vista estetico quanto per una dilatazione inutilmente grossolana dei tempi, che rendono l’episodio interminabile. Non basta certo la strizzata d’occhio ad icone pop per cambiare tale tendenza.ย 

4) Maze Day

Se per il precedente episodio si criticava l’intera messa in scena della puntata di Black Mirror 6, per Maze Day si sottolinea un presupposto sicuramente molto valido e che, nei termini generali dell’ossessione del lavoro di un paparazzo, appaiono sicuramente in linea con quel clima di de-umanizzazione tipico di Black Mirror. La puntata racconta di paparazzi che, per ottenere una lauta ricompensa, vanno alla ricerca di una star che intanto ha iniziato un percorso terapeutico, a seguito dei traumi vissuti dopo aver ucciso per sbaglio una persona.ย 

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Purtroppo, le belle premesse vengono tradite da una seconda parte che sfugge totalmente di mano sia in ambito tecnico, sia per rappresentazione visiva: la trasformazione in licantropo finale sembra voler comunicare una necessaria svolta horror da parte della serie che, perรฒ, tradisce non soltanto le sue stesse definizioni estetiche, ma anche l’intelligenza dello spettatore. Se c’รจ qualcosa che Black Mirror ha insegnato, infatti, รจ che la vera paura si insinua nel verosimile: osservare una trasformazione in mostro, con tanto di scontro a colpi di foto e di arma non convince, รจ assolutamente smodato e, soprattutto, appare grottesco per quel che la serie vuole essere.ย 

3) Joan รจ terribile

Ci si avvicina alla sufficienza con il terzo episodio (primo di Black Mirror 6) in ordine di gradimento di chi scrive: Joan รจ terribile si serve di un cast sicuramente molto fornito, che fonda il suo successo sull’interpretazione di Salma Hayek e sulla presenza in cameo di Cate Blanchett. Il racconto รจ quello di una donna che vede rappresentata la sua vita in modo distorto, all’interno di una serie televisiva prodotta da Strawberry (alter-ego di Netflix stessa).ย 

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La percezione che si ha, osservando Joan รจ terribile, รจ di un episodio catchy, che cattura inevitabilmente lo spettatore e che si serve di procedimenti estetici certamente di facile presa: da un lato le interpretazioni, dal lato il gioco alla citazione che coinvolge la serie e Netflix stessa, in un processo che rende Black Mirror sempre piรน narrativa e sempre meno antologica rispetto alle sue origini. L’autocitazione non รจ, di per sรฉ, un problema, ma tende a diventarlo quando si pone come perno per realizzare una caccia all’elemento il cui peso complessivo riesce a soppiantare il messaggio che una puntata vorrebbe (o dovrebbe) comunicare. In tal senso, Joan รจ terribile ha buone premesse, una messa in scena divertente, un racconto a scatole cinesi interessante, un rimando a Synecdoche, New York di Charlie Kaufman certamente apprezzabile. Eppure, la risoluzione dell’episodio รจ ancora una volta inutilmente grossolana, a dimostrazione di una serie che sembra avere sempre meno da dire. Nei fatti, Joan รจ terribile sembra essere – piรน che una puntata vera e propria – uno specchietto per la stagione in sรฉ.ย 

2) Loch Henry

La sufficienza viene raggiunta con il secondo episodio di Black Mirror 6, allo stesso tempo secondo anche nella classifica generale delle puntate della stagione. Un vero e proprio racconto true crime in cui Black Mirror si rende databaseย e centro catalizzatore di quei contenuti che, negli ultimi anni, hanno reso la piattaforma amata soprattutto dal pubblico adolescenziale: storie documentaristiche, spesso in formato seriale, che raccontano di orrori, storie incredibili a credersi, delitti e crimini. Certo รจ che, nonostante sia una puntata ottimamente resa per quanto riguarda regia, interpretazioni, scrittura e gestione dei plot twist, a frenare il giudizio complessivo รจ la cornice del prodotto, che non puรฒ – ancora una volta – definirsi parte di quel che Black Mirror รจ (o dovrebbe essere).

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Il finale tenta di risollevare la china per mezzo di un elemento ancora una volta autocitazionista, oltre che in virtรน della “commercializzazione” del lutto: sicuramente gradevole la scelta dell’elemento della maschera, indossata dai genitori di Henry per la realizzazione delle loro violenze, che ritorna attraverso il premio del Bafta, conferito al ragazzo.

1) Beyond the Sea

Pur in una cornice certamente non riuscita, in una sesta stagione di Black Mirror che fa fatica ad essere promossa per le sue caratteristiche e, soprattutto, per le sue idee, il miglior episodio di Black Mirror 6 รจ sicuramente Beyond the Sea. Non a caso, non sorprende che la puntata piรน riuscita della serie sia quella che piรน si avvicina allo spirito della serie ideata da Charlie Brooker, sia a causa della sua idea di base, sia in virtรน di una complessitร  della trama che, rispetto a quanto osservato all’interno delle altre puntate della serie, risulta essere “plausibile”.ย 

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La distopia รจ sempre stato un punto di forza di Black Mirror e, se nelle prime stagioni della serie ad essere oggetto di analisi era un probabile futuro, รจ evidente che oggi la crisi di idee rappresentata da un mondo in costante evoluzione strutturale porti a volgere lo sguardo verso il passato: eppure, anche pensare ad un’epoca e ad una tipologia di narrazione differente puรฒ essere alla base di un atteggiamento critico, senza necessariamente ricorrere ad una surrealtร  fantasiosa di cui si fa fatica a spaventarsi. In questo senso, Beyond the Sea rappresenta un 1969 alternativo, in cui vivono repliche di uomini che – intanto – stanno intraprendendo una missione spaziale. Da un lato gli androidi, dall’altro esseri umani con cui questi ultimi hanno una famiglia e che vengono lasciati a se stessi in un clima di assoluta dispersione: nell’episodio c’รจ spazio per la rappresentazione di una setta di chiara derivazione mansoniana, oltre che per un tema che si avvicina molto ad alcuni episodi di un’altra serie successo di Netflix: Love, Death & Robots.ย 

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Grazie all’importante interpretazione di Aaron Paul, abile nel dare volto a due caratteri completamente differenti e in costante contraddizione, Beyond the Seaย vince il confronto con gli altriย episodi della serie, pur con un finale che fa storcere il naso e che risponde perfettamente a quella crisi di ideali di un prodotto che sa essere prevedibile e che, per questo, tenta diย stupire (talvolta troppoย grossolanamente) costantemente lo spettatore con colpi di scena non sempre riusciti.ย