Articolo pubblicato il 28 Dicembre 2023 da Gabriele Maccauro
Continua la nostra retrospettiva sulla saga di Mission Impossible. Dopo aver parlato di Mission Impossible di Brian De Palma, Mission Impossible 2 di John Woo, Mission Impossible 3 di J.J. Abrams, Mission Impossible – Protocollo Fantasma di Brad Bird e Mission Impossible – Rogue Nation di Christopher McQuarrie, nel 2018 arriva Mission Impossible – Fallout, diretto sempre da McQuarrie. Di seguito dunque, ecco trama e recensione del sesto film della saga.
La trama di Mission Impossible – Fallout, il sesto capitolo della saga con Tom Cruise
Come sempre, è bene spendere alcune parole sulla trama del film prima di passare alla recensione vera e propria. In questo sesto capitolo della saga, si riprende in maniera abbastanza chiara il capitolo precedente – Mission Impossible – Rogue Nation, diretto dallo stesso Christopher McQuarrie – sia per quanto riguarda i personaggi che la trama: dopo l’arresto di Solomon Lane in Rogue Nation infatti, i superstiti del cosiddetto Sindacato fondano un nuovo gruppo terroristico dal nome “gli Apostoli“. Ethan Hunt tenta di impedire lo scambio di tre nuclei di plutonio che deve aver luogo tra una figura sconosciuta e gli Apostoli stessi, ma la missione fallisce nel momento in cui la vita di Luther Stickell è a rischio. Sempre sotto l’occhio vigile della CIA, la missione di Hunt e dell’IMF (Impossible Mission Force) non è di certo terminata: si infiltrano infatti ad una festa parigina in cui un certo John Lark pare avere intenzione di acquistare i tre nuclei di plutonio, grazie alla mediazione di una donna che si fa chiamare Vedova Bianca.
Dopo uno scontro però, Lark viene ucciso da Ilsa Faust, dunque Hunt è obbligato a fingersi lui per portare a termine la missione. Alcune prove sembrano però suggerire ad Erica Sloane della CIA come Hunt sia effettivamente John Lark e successivamente, con le azioni che si spostano a Londra, Alan Hunley dell’IMF incontra lo stesso Hunt per capire quale sia la verità. Ethan Hunt, dopo aver sottolineato l’importanza di recuperare il plutonio, si allontana. Da qui in avanti sarà un inseguimento dopo l’altro, una corsa contro il tempo per ottenere il plutonio, per dimostrare come Hunt e Lark siano due persone diverse ed alla CIA come l’IMF stia operando nel giusto e vedersela con la Vedova Bianca.

La recensione di Mission Impossible – Fallout, il secondo film della saga diretto da Christopher McQuarrie
Per la prima volta dal primo capitolo del 1996, un regista dirige due film della stessa saga. Si tratta infatti di Christopher McQuarrie che, dopo aver diretto Mission Impossible – Rogue Nation nel 2015, il 27 luglio 2018 – in Italia dal 29 agosto dello stesso anno – debutta nelle sale americane con Mission Impossible – Fallout, sesto capitolo della saga di Mission Impossible e, per l’appunto, secondo da lui diretto. Con un budget di 178 milioni di dollari, il film ha incassato oltre 791 milioni di dollari in tutto il mondo, diventato il film più remunerativo dell’intera saga. Si tratta dunque di un successo stratosferico, un risultato quasi inaspettato se si pensa al fatto che si tratta di una saga vecchia di oltre 20 anni ed al suo sesto capitolo ma che, allo stesso tempo, non può davvero stupire.
Non può perché la saga, come inevitabile che fosse, è cambiata. I tempi sono cambiati ed infatti non è un caso che, dopo quattro film diretti da quattro registi diversi nell’arco di 15 anni, a partire da Mission Impossible – Rogue Nation la musica sia cambiata. Christopher McQuarrie – regista di Jack Reacher e sceneggiatore premio Oscar per I Soliti Sospetti di Bryan Singer – è un buonissimo regista, che sa girare bene soprattutto l’azione e rendere spettacolari le proprie sequenze, a volte fin troppo, ma è evidente che, da un certo punto di vista, si sia scelto di mantenerlo al timone dei Mission Impossible per avere quello che, su una scala diversa, possono rappresentare i fratelli Russo per il MCU (Marvel Cinematic Universe): il cuore di Mission Impossible è Tom Cruise, è sempre stato così e lo è ancor più adesso e sembra proprio che la saga ormai non sia altro che una sorta di one man show. I film della saga hanno sì una trama – neanche pessima, ci mancherebbe – ma girano ormai intorno agli stunt sempre più incredibili messi in scena dallo stesso Tom Cruise. Inoltre, si tenta di mantenere un filo conduttore tra i film diretti dallo stesso McQuarrie, tentando anche di allargare questo universo con nuovi personaggi destinati a durare nel tempo. Rogue Nation fu esattamente questo, una sorta di nuovo primo capitolo della saga, questo Fallout lo segue in tutto e per tutto ed è così anche con l’ultimo capitolo, Mission Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, in uscita nel corso del 2023.
Mission Impossible – Fallout non è un brutto film ed anzi, riesce anch’esso nel suo obiettivo di intrattenere e divertire il pubblico dall’inizio alla fine, di sorprendere con i suoi incredibili stunt e di creare un discorso di empatia che leghi lo spettatore ad Ethan Hunt, Benji Dunn, Luther Strickell ed Ilsa Faust, facendo leva sui buoni sentimenti, sull’amore – in questa direzione la scelta di richiamare il personaggio di Julia Meade, interpretato da Michelle Monaghan – e su scelte che sono assolutamente legittime e lecite ma che sono anche, indubbiamente, fatte per poter conquistare più fan possibili in tutto il mondo. In questa loro volontà non c’è nulla di sbagliato, ma la sensazione è che ciò porti il film a perdere qualcosa. Se questo si somma al fatto che dal punto di vista della scrittura siamo un passo indietro rispetto al primo capitolo di Brian De Palma o al quarto di Brad Bird, è normale al tempo stesso che alcuni spettatori possano storcere la bocca, in questo caso specifico soprattutto per il personaggio di Henry Cavill, un villain enorme, muscoloso ma ben poco interessante. Il lavoro di Christopher McQuarrie all’interno della saga di Mission Impossible è comunque positivo e sta dando nuova linfa vitale ad una saga che esiste ormai da quasi 30 anni, riuscendo comunque a mantenere sempre un buon livello qualitativo – poche riescono a durare così tanto, basti pensare ai film di Indiana Jones – a divertire sempre il suo pubblico e fare sempre degli incassi straordinari. Mission Impossible – Fallout è dunque un film che, alla fin fine, fa esattamente ciò per cui è nato. Bene così, anche se si poteva osare di più.